di MARCELLO ATZENI
Nel 1968, passato alla storia per ben altri motivi, in Sardegna arrivarono quelli che allora, forse, erano gli attori comici più celebri d’ Italia. Molto amati dal pubblico, decisamente meno dalla critica. Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, girarono nell’isola, almeno in parte, Don Chisciotte e Sancio Panza, liberamente tratto dall’opera di Miguel De Cervantes. Diverse le località scelte dal regista Gianni Grimaldi: dalla Marmilla al Sinis, e, presumibilmente all’alto oristanese, Sardegna centrale.
La prima inquadratura è per la chiesa di San Lorenzo (tardo-romanica), nel centro storico di Sanluri. Un uomo vi entra correndo ed esce assieme al prete ( Umberto D’orsi). Sempre di corsa, s’inoltrano nelle vie dell’interno. Strade polverose e pregne di sassi. Poi entrano in un portale campidanese, che ben si sposa con l’ambientazione ispanica. (d’altronde gli spagnoli non è che stettero in Sardegna, giusto il tempo di una sangrìa). Quella casa è in via Giuseppe Manno, a due passi dalla chiesa di Sant’ Anna. Il sacerdote è chiamato dalla nipote e dalla domestica di Don Chisciotte, che ha abbandonato la sua casa per fare il cavaliere errante. Quixote, dopo aver letto un gran numero di libri, si convince di dover diventare paladino per far rispettare la legge. Sposa l’idea di diventare cavaliere. Prete e familiari decidono di mandare al rogo tutti i libri letti da Don Chisciotte, colpevoli di avergli annacquato la mente. Da Sanluri ci si sposta per girare gli esterni, in una landa desolata . Siamo nella penisola del Sinis, vicino Cabras. E’ qui che Don Chisciotte-Ingrassia sul suo cavallo, sfida a duello un mulino a vento ( che non esiste neanche nella finzione scenica, si tratta di un effetto speciale ben poco speciale, d’altronde stiamo parlando di mezzo secolo fa ). La campagna acchiappata dalla macchina da presa , è a breve distanza da San Salvador, dove, al contrario di quanto si crede venne girato un unico film: Giarrettiera Colt, con la bellissima Nicoletta Machiavelli. Un western. Dal Sinis si prosegue verso l’interno dell’isola: lembi bucolici a noi noti. Si prosegue in delle località, dell’Italia centrale, tra le quali Sermoneta in provincia di Latina. Don Chisciotte e Sancio Panza (in origine doveva essere Don Cicciotto e Franco Panza), vede tra gli altri, la partecipazione di Fulvia Franco, Miss Italia 1954 ed ex moglie dell’ attore Tiberio Mitri, molto più famoso come campione di boxe. Enzo Garinei e Carlo Delle Piane recitano in piccole parti. Lino Banfi fa la comparsa in un’osteria. La pellicola di Grimaldi è tra le migliori girate dal duo. Scorre con buone battute, ma con qualche caduta rovinosa. Franchi che detta la lettera alla moglie, rifà il verso a Totò e Peppino nella malafemmina, e ne esce con una diagnosi traumatologica. La missiva viene dettata da Sancio Pancia alla consorte, nella “loro casa” di Sanluri. Infatti, esattamente dopo un’ora e quattro minuti di celluoloide andante, il fido scudiero , in groppa al suo asinello, torna nel paese marmillese. Si è sempre nel centro storico, esattamente in piazza Carducci, dove c’era e c’è Funtamurus. Circondata da un esercito di case diroccate. Tra equivoci e battute, Pancia diventa governatore illuminato. Sta dalla parte del popolo e dopo aver fatto arrestare coloro che hanno ordito una congiura di palazzo, si dimette e torna in sella al somaro, a fianco del suo padrone dalla lunga e triste figura. Cavalcarono assieme. Nel deserto.
Ma non siamo né nel Sahara, né tantomeno nel Gobi. Ma più semplicemente nelle dune del Sinis, tra Cabras e Riola, dove si trova uno dei due deserti italiani (l’altro è a Piscinas). Il film si chiude a un passo da Tharros e San Salvador. Con i due attori in odore di sardità.