SEDICI ANNI FA' MORI' "SA OGHE": E' SEMPRE VIVO IL RICORDO DEL MITO DI MARIA CARTA

Maria Carta

Maria Carta


a cura di Massimiliano Perlato

Maria Carta è nata nel Logudoro, a Siligo (Sassari) il 24 giugno 1934, da una famiglia di lavoratori. Ha passato l’infanzia, come ogni bambino della sua condizione, aiutando nel lavoro la famiglia, ma anche prestando attenzione vivacissima alle tradizioni della sua gente. Fin da bambina quindi ha appreso, insieme con le fatiche e la durezza dell’esistenza, la cultura ed i canti della sua terra, che ha cominciato a produrre nell’ambito della tradizione più attenta e severa, controllata dai vecchi, depositari di secolari, se non millenarie melodie. Maria Carta univa ad un temperamento forte una sensibilità profonda e delle particolari capacità vocali: doti che hanno fatto di lei un ‘autentica artista. Il passaggio da riproduttrice dei canti tradizionali ad interprete finissima è stata una tappa obbligata del suo itinerario artistico che l’ha spinta ad allargare il settore delle ricerche direttamente sul campo, anche nelle regioni della Sardegna limitrofe a quella in cui è nata e dove ha passato l’infanzia (Barbagia, Gallura, Campidano), raccogliendo una grande quantità di canti-alcuni dei quali sarebbero altrimenti andati perduti che sono entrati a far parte del suo repertorio. È proprio sul metodo di raccolta dei canti che è stata incaricata di tenere un corso come professore a contatto presso l’Università di Bologna nell’anno accademico 1990/1991. L’esigenza di un’elaborazione filologica e musicologica dei materiali apparve imprescindibile all’artista, che ne ha curato l’approccio metodologico presso il Centro Studi di Musica popolare dell’accademia di Santa Cecilia in Roma.

In Maria Carta si sintetizzavano quindi due momenti particolari:  il canto di memoria, cioè l’autentica tradizione antica vissuta in prima persona e l’interpretazione mediata dall’acuta sensibilità dell’artista che, attraverso una voce profonda, dal timbro di contralto, prevalentemente drammatica, carica di vibrazioni e di elementi espressivi era capace di attirare fortemente l’attenzione del pubblico e trasmettergli le sue emozioni. Queste due anime presenti insieme in Maria Carta hanno fatto di lei un elemento eccezionale, capace, pur nel rispetto della tradizione, di fornire sempre nuove interpretazioni. La sua esigenza non era solo quella di ridurre, ma ad ogni concerto era quella di ricreare. Ne nacque un patrimonio culturale nuovo ed antico allo stesso tempo, personalissimo, sottolineato dalle doti di musicalità tipiche della Carta ed alla sua emozione interna, vissuta, sofferta, come può derivare solo da un profondo sentire, e da una partecipazione in prima persona a quanto di volta in volta proponeva, dopo che i suoni e le parole erano diventati parte integrante di lei. Un altro aspetto della personalità artistica di Maria Carta è stata la sua attività di poetessa.  Ha pubblicato il volume “Canto rituale”, Roma, Coines, 1975. Si tratta di una serie di componimenti su uomini e paesaggi della Sardegna, sulla sua civiltà, le sue contraddizioni, i suoi traumi, la sua disgregazione, le sue passioni. Il vigore delle espressioni, l’incisività del linguaggio, il lirismo delle immagini, la  cultura profonda e matura che si nota attorno ad ogni fatto narrato, l’emozione che viene trasmessa al lettore posto di fronte a cose viste e misurate con l’occhio, a suoni fatti propri e riprodotti con la mediazione della sensibilità del poeta, sono le caratteristiche di questo libro, che raccoglie un centinaio di poesie autonome  ma che è contemporaneamente un poema unitario. Fra Maria Carta cantante e Maria Carta poeta c’è stata una continuità culturale ed artistica che si è manifestata nell’esteriorizzarsi della tragicità: le poesie non concedono nulla ai lati piacevoli della vita, è solo la disperazione – di tempi perduti di società dissolte di istituzioni e consuetudini sociali superate, di condizioni di vita inumane, di passioni inappagate, di uomini strappati alla loro terra- che ha fatto cantare il poeta e ha ispirato alla cantante espressioni artistiche e interpretative tutte personali che si rinnovano ogni volta e ogni volta erano dolorosamente patite. Queste sue esperienze sono state apprezzate oltre che in Italia  (manifestazioni promosse dal Teatro alla Scala di Milano nel 1991, concerti a Caracalla per il teatro dell’Opera di Roma nel 1992, anche in tutto il mondo dove ha portato i canti della sua terra: dal Festival di Avignone (1980) alla cattedrale di St. Patrick di New York (1987), dalla cattedrale di St. Mary di S. Francisco (1988), da Philadelfia all’America Latina, alla cattedrale cattolica di amburgo (1989): dal Giappone all’India  all’Australia, dalla Basilica di San Severin all’Olimpya e al “Thèatre De La Villoe” di Parigi a Lyone ( tre stagioni teatrali 1986/1988). Ha portato i suoi canti anche nei paesi dell’Est esibendosi nelle sedi teatrali più prestigiose tra cui al teatro Bolshoj di Mosca ( 1975). Ha svolto anche attività cinematografica e teatrale recitando in “MEDEA” per la regia di Enriquez (1976) ne “Le memorie di Adriano” (1989/90) per la regia di Maurizio Scaparro e come protagonista nel ruolo di Santa Teresa d’Avila in “ A piedi nudi verso Dio” (1992) applicando quel rigore intellettuale che distingueva tutta la sua metodologia di lavoro. Non meno importante la sua attività cinematografica che la ha vista protagonista in grandi riproduzioni tra cui “GESU’ DI NAZARETH” di Franco Zeffirelli, “IL PADRINO- II°”  di Francis Ford Coppola, accanto a grandi nomi del cinema, “IL CAMORRISTA”, “DISAMISTADE” di G. Cabiddu, “ CADAVERI ECCELLENTI” Di Francesco Rosi, “IL PASTORE” di Pietro Nelli, “ IL REIETTO DELLE ISOLE”  girato in India prodotto dalla Rai, e numerosi altri. Nel 1991 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga la nomina “Commendatore della repubblica”.  Negli ultimi anni della sua vita Maria Carta è stata molto legata all’Università di Bologna dove ha svolto un ciclo di lezioni e dove ha seguito studenti che preparavano testi di laurea aventi per oggetto tematiche a lei consuete, fornendo loro preziose indicazioni che derivano dalla sua esperienza personale, umana di studio.  Ha tenuto il suo ultimo concerto a Tolosa il 30 giugno 1994 per l’Università di Bologna oltre a numerosi altri concerti nell’Aula Magna di Santa Lucia tra i quali alcuni dedicati esclusivamente al Canto Gregoriano, dal 1990 al 1993. Accanto all’attività artistica, Maria Carta ha anche profuso un importante impegno civile, essendo stata eletta consigliere Comunale a Roma dal 1976 al 1981, conseguenza della forte componente morale che ha caratterizzato il suo impegno e la sua vita. I meriti di Maria Carta sono noti a tutto il popolo sardo anche perché ha contribuito a dare una nuova dignità alla lingua sarda, proponendola alla vasta platea nazionale ed internazionale, come strumento di confronto e di avvicinamento culturale e sociale. E’ stata una voce ed una bandiera dell’intera Sardegna; una voce importante e rassicurante per tutti i sardi ovunque nel mondo: una persona semplice e di valore che merita di essere ricordata per la sua esemplarità. Maria Carta è morta nella sua casa di Roma il 22 Settembre 1994, dopo aver affrontato con enorme coraggio, e con serena rassegnazione il male che la colpì alcuni anni fa. Numerose manifestazioni sono in progetto nella sua terra e nel suo paese natale, dove riposa, per ricordarne degnamente la figura; una donna Sarda fiera e coraggiosa, che tanto ha dato ai sardi, alla Sardegna, al canto ed alle radici popolari ovunque nel mondo.

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