di Marcello Atzeni
Quasi quarant’anni fa il mare di San Giovanni di Sinis inghiottiva un milanese di nascita, un romano d’adozione e il marito di una ragazza sarda, Enrica Sisti che quasi due anni prima gli diede un figlio, “ Quest’anno abbiamo fatto il Massimo”, disse con uno dei suoi soliti giochi di parole. Il 19 luglio del 1978, Marcello Marchesi, scrittore, regista, attore e un’ altra mezza dozzina di professioni, in due parole, genio assoluto , dopo aver sbattuto la testa in uno scoglio, annegava nel litorale di Cabras. Nella sua casa di fronte alla Giara, a Setzu, paese della moglie , lavorava senza fatica a tanti altri progetti. Setzu pochi anni fa, gli ha intitolato la biblioteca. Anche se Marchesi merita molto altro e non solo in Sardegna. Era un giocoliere delle parole, per certi versi superiore a Flaiano e a Longanesi. Una persona dalla cultura e dall’ecclettismo smisurato. Non si può fare ordine nel curriculum di Marchesi. Anche se essendo il 2017, dunque cinquant’anni esatti dalla morte di Totò, si può partire da lì. Sceneggiò diversi film del grande attore partenopeo : “ Fifa e arena” , “ Totò al giro d’ Italia”, “ Totò sceicco” e altri, la maggior parte diretti da Mario Mattoli. Per la televisione inventò “ Canzonissima” e “ L’amico del giaguaro”. Autore e regista per il teatro di rivista, con interpreti eccellenti: Sordi, Tognazzi, Bramieri, la Osiris. Scrisse canzoni celebri come“ Bellezze in bicicletta”. Lanciò nel mondo dello spettacolo, Walter Chiari, Sandra Mondaini, Paolo Villaggio, Cochi e Renato …
Un autentico fenomeno, che con le parole spaccava in due i luoghi comuni e seppelliva l’ovvietà . Celeberrime le sue reclame degli anni cinquanta e sessanta. Non spot come oggi, quasi dei corti e alla fine battute fulminati, rimaste nella mente di quelli che hanno doppiato il capo degli anta: “ Non è vero che tutto fa brodo”, slogan ideato per pubblicizzare un noto dado per minestre. “ Con quella bocca può dire quello che vuole”, riferito al meraviglioso sorriso di Virna Lisi, testimonial di un dentifricio. “ Falqui! Basta la parola!” Parole pronunciate dal meneghino ( come lui) Tino Scotti per mandare in orbita il lassativo più famoso d’ Italia, inventato da Pasquale Falqui, farmacista di Samassi.
La genialità e la produttività di Marcello Marchesi, fanno spavento. Passare di fronte alla sua casa di Setzu che sorride alla Giara, ti fa venire un rimpianto. Il rimpianto, in realtà, dovrebbe essere per noi tutti. Quando l’onda che gli fece sbattere la testa nello scoglio di San Giovanni, lasciando una giovane vedova e un bambino di poco più di un anno, era il 1978 appunto, si sentivano i vagiti della tv commerciale. Con il suo cervello sempre in movimento, chissà quante altre cose avrebbe potuto fare.
In paese lo ricordano con grande piacere, si fermava a parlare con tutti. Persona schietta ed educata. Anche se soprattutto, più che amare le passeggiate in campagna, adorava nuotare. Appena poteva lasciava il suo studio di Setzu e andava a bagnarsi nel mare sardo.
Ai geni, evidentemente è scritto da qualche parte, non è concesso invecchiare. Anche se in tanti anni di carriera ha lasciato un segno profondo nell’universo dello spettacolo e della comunicazione in Italia. E’ uno da ammirare e invidiare nel senso buono della parola. A volte, a lui, gliene bastava una. A noi molte di più. E non sempre efficaci .