“CARRASECARE – IL CARNEVALE SARDO” A PISA CON L’ASSOCIAZIONE GRAZIA DELEDDA: IL CORTO DI OTTAVIO MURA E IL DOCUMENTARIO DI CINZIA PUGGIONI

da sx: Giancarlo Cherchi (segretario ass.ne), Serena Buozzi (responsabile fotografia de Battileddu) e Ottavio Mura (regista il rito dei Mamutzones). Foto di Angela Saba

di Angela Saba

Nonostante il freddo siberiano la sala del cinema Arsenale di Pisa era quasi al completo. Tutti curiosi di vedere il breve corto di Ottavio Mura sui Mamutzones di Samugheo e il documentario realizzato da Cinzia Puggioni sul Battileddu di Lula. A carnevale ormai terminato la proiezione sul Carrasecare, il carnevale sardo, ha emozionato tutti i presenti. Il tradizionale carnevale sardo ha poco a che fare con la gioiosa festa che diverte adulti e bambini. Il Carrasecare con le sue maschere affonda le radici nella storia più antica della Sardegna, nei tempi remoti, in quei riti pagani, dionisiaci, antichissimi caratterizzati da un’aurea di sacralità che colpisce e affascina sempre lo spettatore non sardo e che conferma nei sardi la consapevolezza della ricchezza e della complessità delle nostre tradizioni e della nostra cultura. Tutto questo è ben evidente nel corto e nel documentario proiettati ieri sera: gli attori che impersonano loro stessi e che indossano le maschere tradizionali del loro paese, maschere fatte di pelle di pecora, campanacci pesanti e sonanti, corna caprine o teste di caproni, con i volti anneriti dal sughero bruciato, interpretano questi ruoli con grande fierezza e con la medesima passione per la tradizione dei loro predecessori, e lo fanno con la consapevolezza di far parte di un rito antico e quasi sacro che emoziona loro in prima persona e tutti coloro che vi assistono. Nel corto “Il rito dei Mamutzones” di Ottavio Mura, premiato come Miglior Documentario al Festival CortiSonanti di Napoli, è ben ritratta la scena della scelta de “s’Urtzu”, la vittima sacrificale del rito, tenuto alla corda da su Omadore che lo pungola di continuo. Ogni anno viene scelto da un gruppo ristretto di uomini che sono poi quelli che indossano le maschere. Essere scelti per rappresentare questa maschera di vittima sacrificale è un onore e una responsabilità. Ugualmente ben in evidenza è la presenza attiva del paese che assiste al rito, alla rappresentazione di questo carnevale.

Il documentario sul Battileddu di Lula di Cinzia Puggioni, non presente in sala per impegni  sopraggiunti ma rappresentata dalla direttrice della fotografia Serena Buzzi, porta alla luce una maschera la cui tradizione si era perduta negli anni. Il merito della riscoperta di questa maschera tipica e antichissima del paese di Lula è da attribuirsi ad Antonio Marras che ha svolto un paziente e scrupoloso lavoro di ricostruzione della maschera, della sua origine e della sua storia, delle sua interpretazione negli anni, intervistando gli anziani del paese e tutti coloro che avevano memoria storica di questo particolarissimo carnevale. Il lavoro è stato importante, significativo ed è stato coronato dalla riproposizione di questo carnevale per le strade di Lula con grandissimo interesse e partecipazione non solo del paese stesso ma anche di tantissimi giornalisti, fotografi e film-makers che da tutto il mondo sono venuti ad assistere ed ammirare questa festa, incuriositi da questa tradizione. La figura del Battileddu è particolare, “battile” è un essere inutile che ha poco valore e in virtù del suo scarso valore viene sacrificato nello svolgersi di questo rito. Il Carrasecare di Lula è forse tra i carnevali sardi quello più cruento e crudo. Nel documentario viene ripresa tutta la scena della vestizione del Battileddu, intorno a lui le altre maschere, uomini coperti da scialli neri che personificano vedove, i volti sempre anneriti dal sughero bruciato. Tutti appaiono singolarmente spettrali. La maschera del Battileddu inquieta e atterrisce un po’: volto nero e sporco di sangue, due corna sopra il capo tra le quali viene fissato uno stomaco di capra, pelli di pecora come casacca, e infine uno stomaco bovino legato alla vita come un otre pieno di sangue fresco che nel corso di tutto il tragitto della sfilata per le vie del paese viene costantemente pungolato dalle altre maschere fino alla scena finale in cui viene lacerato e il sangue cola copioso sul Battileddu sporcandolo.

Al termine della proiezione di ieri sera viene da riflettere e da far un paragone tra la tecnologia dei moderni strumenti di ripresa adoperati per riprendere questi due esempi di carnevale sardo e la complessa sacralità di questi riti antichissimi che affondano le radici nell’epoca pagana e precristiana, di una potenza incontestabile ed affascinante. Il merito della forte emozione di ieri sera è da attribuirsi ai due registi Ottavio Mura e Cinzia Puggioni che grazie alla loro curiosità e passione permettono alle nostre tradizioni di emozionare e di essere conosciute nel mondo.

Gli interessati alla proiezione del corto “Il rito dei Mamutzones” possono contattare il regista Ottavio Mura al seguente indirizzo di posta elettronica: elixpic@gmail.com per “Su Battileddu”contattare la regista Cinzia Puggioni cinziapg@gmail.com

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