di Sara Mascia
Ho incontrato Raoul Moretti nel suo ufficio-studio LuminaLab Vision del quartiere Villanova a Cagliari, cordiale e colto, mi ha offerto il caffè e abbiamo parlato un pò di tutto..E’ il direttore artistico del festival “Arpe dal mondo” organizzato con Ente Concerti città di Iglesias in ottobre. Suona l’arpa pedale, l’arpa elettrica e l’arpa elettro-acustica.
Ciao Raoul, parlaci di te, come hai iniziato il tuo percorso?
Ciao Sara, il mio percorso è classico, ho iniziato a suonare a 14 anni al conservatorio della città dove sono nato, a Como. Inizialmente suonavo il pianoforte, poi dovendo scegliere un altro strumento, scelsi su consiglio di un amico ,l’arpa. Sono curioso per natura e così ho accettato con entusiasmo la sfida, a oggi sono il primo uomo ad essemi diplomato nella mia città con questo strumento, di solito considerato erroneamente solo femminile. Suono l’arpa classica, la celtica, l’arpa sudamericana e l’arpa elettrica. Mi sono accostato all’arpa gradualmente, dopo le prime esperienze con il pianoforte di musica da camera, nelle varie fasi della vita, ho amato l’arpa sempre di più, iniziando delle sperimentazioni anche con altri strumenti.
Quanto sono importanti la ricerca e la sperimentazione musicale per te?
Molto importanti, ho iniziato ad utilizzare l’arpa semplice come un pittore usa i suoi pennelli, quindi come un mezzo d’espressione artistica e non ho mai voluto farmi imbrigliare in pseudo-limiti, affiancandomi ad altri generi musicali.
Con Gerardo Ferrara porto avanti una collaborazione che si chiama “Sto bene proprio ora proprio qui” tratto da Illogiche Emozioni di Giorgio Gaber con date sia nei teatri che in luoghi privati, sentiamo particolarmente questo concerto, ci emozioniamo e questo “passa” al pubblico ogni volta…
Com’è l’approccio con altri generi di musica diversi da quella classica?
Si tratta appunto di un approccio diverso dal solito, non classico, non l’ho mai visto come un limite. E’ uno strumento che può suonare qualsiasi genere di musica, bisogna affiancarsi alla lettura, avere orecchio, armonizzazione, accordi, se occorre improvvisare e avere tutta una serie di competenze che si evolvono notevolmente dalla partitura classica, sono competenze che acquisisci sul campo.
Portare l’arpa in altri contesti dove generalmente non ci va è un arricchimento, il connubio con altri strumenti, come arpa e vibrafono che è uno xilofono con tasti di metallo, uno strumento molto usato nel jazz è un progetto che ho portato avanti per anni e che continua con Marco Bianchi, il nostro è un duo che non esisteva quindi ci siamo dovuti creare tutto, dalle partiture al repertorio, oppure sono molto attratto il connubio arpa-launeddas visto che ora vivo in Sardegna, sarà una delle mie prossime sfide che ho in progetto con Nicola Agus. L’arpa dà tutta una serie di timbri e sfumature molto varia e unendo poi l’elettronica, si ampliano le possibilità, quindi da questo nasce la sperimentazione timbrica e la ricerca sul suono. Anche il connubio con altre arti, come l’arte visiva, il reading, lettura di poesie con sottofondo musicale.
Cosa diresti a un tuo allievo perchè inizi al meglio?
Gli direi di seguire il suo sogno/passione, arrivare dal percorso classico fa la differenza, avere le basi è importante, ma allo stesso tempo gli direi di non chiudersi, tenere apertura e considerazione verso tutti i tipi di musica per acquisire nuove competenze.
Ormai nella nostra professione dobbiamo ragionare come imprenditori perchè nessuno pensa a noi. Non esiste più il manager, il mercato discografico è morto, non c’è più un investimento sull’artista neanche con agenzie o i talent-scout. I giovani è meglio che si abituino subito, possono essere i più bravi, i più talentuosi, ma ormai questo non basta.
Quei pochissimi che vanno avanti si ritrovano tra l’altro in un sistema chiuso ed autoreferenziale che purtroppo sta implodendo su sè stesso.
Direi auto-produzione-auto-promozione e auto-distribuzione sono i tre paradigmi nei quali muoversi, c’è un grande lavoro dietro per riuscire a lavorare nella tua professione, per intercettare e creare il tuo pubblico. Diventa man mano che vai avanti molto gratificante per la risposta entusiasta del pubblico.
Quali sono i grandi personaggi che ti hanno ispirato nella vita?
Come pittore amo molto Salvador Dalì, secondo me il suo connubio tra artigianalità e tecnica è assolutamente geniale, una fonte d’ispirazione. Per quanto riguarda la musica avrei davvero tanto da scegliere, per la musica classica di sicuro Strauss, per la sua inquietudine e per il metodo espressivo, ha influito sulla mia adolescenza e crescita. Ho poi seguito tanto rock, progressive, ascolto sempre rock anni 70, e adoro chi ha sempre sperimentato come la cantante Bjork, come Zina Perkins che ha fatto delle tournèe meravigliose con la sua sperimentazione sull’arpa e che è una mosca bianca. Anche Florence and The Machine, che già dal primo organico aveva un arpista nel suo staff e ha continuato a mantenerlo valorizzandolo.
Se dovessi fare un viaggio, anche come una metafora della vita, quale sarebbe la tua meta? Chi vorresti come compagni di viaggio?
Penso che non ci sia una risposta assoluta, ma se se devo guardare l’orizzonte la mia curiosità è molto grande. Non avrebbe una sola meta, ma sarebbe un viaggio continuo e forse alla fine ritornerei alla partenza. Partirei da solo e i compagni di viaggio li troverei sulla strada, come un incontro, una condivisione e una ripartenza. A pensarci bene è quello che mi succede nella vita, durante i miei viaggi faccio delle conoscenze, condividiamo la musica e la vita per qualche giorno o settimana e poi riprendo il mio viaggio.
Raoul, sei nato a Como, come sei arrivato qui a Cagliari?
Fino a 4 anni fa avevo una cooperativa a Como e qui a Cagliari venivo spesso come turista. Ho iniziato allora varie collaborazioni musicali, così quando abbiamo chiuso l’attività e anche per motivi familiari, ho pensato che questo fosse il territorio giusto sul quale investire per il mio lavoro. E’ poi diventata la base per i miei viaggi, sono stato in quasi tutto il mondo. A luglio scorso sono stato a Hong Kong dove sicuramente tornerò, abbiamo in previsione di creare uno spettacolo molto complesso che unisce strumenti antichi, musica contemporanea e arpa elettrica con il teatro. Siamo due artisti e il debutto sarà nel 2018. Sono stato in america del sud, Messico, Cile, Argentina dove fanno dei festival con l’arpa molto popolari, in tanti di questi eventi sono stato il primo europeo a partecipare.. Poi varie tappe in Europa e in Europa dell’est dove faccio concerti in accademie. Sto lavorando a dei percorsi introduttivi , seminari e workshop sull’arpa elettrica, con i giovani talenti facciamo un percorso a lungo termine, sarà tutto da costruire e una bella sfida.
Davvero tanti progetti, la prossima settimana parto per la Polonia e qui ho un reading con il poeta Andrea Melis di San Sperate che ha scritto Poesie Urgenti, un nuovo libro che è diventato un caso letterario. E’ stato il più venduto sulle piattaforme on-line e lo accompagnerò alle presentazioni sia qui in Sardegna che nel resto d’Italia.
Mi occuperò delle musiche poi per altri due progetti di arti visive, teatro, danza che parleranno di due grandi donne sarde, Maria Lai, artista eclettica e originale e Grazia Deledda scrittrice e premio nobel per la letteratura, previsti per 2018.
Durante il mio percorso è stato importante rinunciare a qualcosa per potermi focalizzare su ciò che davvero mi interessava e oggi sono contento perchè il mio lavoro sta dando i suoi frutti.
Hai una visione a lunghissimo raggio e stai consolidando il tuo lavoro..
Infatti due anni fa ho pensato che ormai alla soglia dei 40 anni avessi qualcosa da raccontare, avendo ancora la grinta e l’entusiasmo necessari a darmi un’identità nel mondo musicale, poi magari tra 5 anni vedrò…
L’importante non pensarla come succede in Italia, dove fino ai 40 anni sei una “giovane promessa” e dopo i 40 diventi subito “promessa non mantenuta”!!! :=))))