di Samantha Giusti
Si è svolta in una cornice d’eccezione, la sala Ferretti in Fortezza Vecchia a Livorno, la proiezione del documentario”Fino in fondo” di Tomaso Mannoni a cui è seguito un interessante dibattito tra il pubblico presente, il regista e un ex lavoratore Alcoa. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Sardi di Livorno “Quattro Mori” che da anni si fa promotrice di iniziative culturali per la diffusione sul territorio che la ospita, dei molteplici aspetti che costituiscono la realtà sociale e storica della Sardegna.
Il regista ha presentato il documentario fornendo una retrospettiva precisa e puntuale della condizione umana e lavorativa vissuta dagli ex lavoratori Alcoa che per anni hanno manifestato un disagio profondo verso uno Stato assente nei confronti di una vertenza che non trovava una soluzione. La sospensione generata dall’impossibilità di disporre del proprio domani perché derubati del proprio ieri secondo logiche economiche spesso lontane e dissonanti con il semplice vivere di chi cerca un equilibrio con la propria terra i propri sogni e il diritto al lavoro è stata l’introduzione del regista e dell’ex lavoratore Alcoa che hanno fatto della visione del documentario e delle vicissitudini raccontate e dei loro protagonisti un esperienza, un viaggio, un emozione.
Il documentario infatti attraverso numerose testimonianze propone un confronto con la realtà che gli operai del Sulcis, hanno vissuto dopo la chiusura di alcune fabbriche create negli anni sessanta-settanta in seguito alla dismissione delle miniere, con particolare attenzione alla vertenza che è seguita alla chiusura dell’Alcoa. Una messa a fuoco chiara attraverso i racconti dei lavoratori di una condizione di precarietà che stenta a risolversi nonostante le proteste e le lotte che con rinnovato impegno gli operai portano avanti, chiedendo risposte tempestive e coerenti per uno sviluppo sostenibile ed economico di un area geografica di grande potenzialità, il Sulcis Iglesiente , la cui stabilità sociale ed economica è segnata tra le altre attività dalla produzione di un materiale cruciale per qualsiasi sistema economico , l’alluminio, il cui tasso di crescita della domanda è superiore a quello di ogni altro metallo.
Il documentario ci propone una ciclicità umana e produttiva interrotta dalla mancata attuazione di riforme e accordi sul prezzo dell’ energia fondamentali nell’industria dell’alluminio primario dove l’energia elettrica è materia prima del processo produttivo incidendo per oltre il 30% sui costi operativi, facendone la più esposta alle fluttuazioni del mercato energetico e dei conseguenti aumenti dei costi che diventano il principale fattore di sopravvivenza economica degli impianti esistenti.
Con un linguaggio semplice e immediato dalle testimonianze raccolte si apprende che la produzione di alluminio primario è stata strategica per l’integrazione con l’industria di trasformazione e per l’indiretto sostegno dell’industria del secondario estremamente evoluta in Europa, in Sardegna la produzione del primario ha costituito l’ attività principale del nucleo industriale del Sulcis Iglesiente fornendo un contributo fondamentale allo sviluppo del tessuto socio-economico della regione.
Gli interventi dei partecipanti al dibattito che ha seguito la proiezione , il loro interesse e l’umanità hanno fatto delle storie viste sul grande schermo vicende da raccontare e da tramandare, una sottile vittoria sul silenzio assordante che imprigiona storie preziose e semplici gridate e sussurrate, un vento di voci su un mare di sguardi.
L’Associazione Sardi “Quattro Mori” ha proposto con questa iniziativa e la sua pubblicizzazione capillare e ramificata nella città di Livorno un contatto forte e coinvolgente con un importante capitolo della nostra storia.