#FORZANUORO: CON PATRIZIA ASPRONI, SGUARDO SULLA CITTA’ CHE VUOLE DIVENTARE “CAPITALE DELLA CULTURA 2020”

 

ph: Patrizia Asproni

di Irene Bosu

Patrizia Asproni, nuorese, da oltre dieci anni si occupa di management culturale e di industrie creative. Marcello Fois, nel recente dibattito per la candidatura di Nuoro “Capitale della Cultura 2020“, l’ha inserita tra gli 80 profili delle eccellenze moderne del Nuorese. Un dossier che contiene non solo letterati, artisti del passato e un premio Nobel, ma tante personalità con energie nuove, che danno spessore al sistema culturale. Dal 2001, infatti, l’Asproni è alla guida di Confcultura e dal 2006 è Presidente della Fondazione Industria e Cultura di Confindustria, creata con l’obiettivo di creare un meeting place per aiutare le imprese ad utilizzare la cultura come leva di sviluppo economico e sociale. Ex Presidente della Fondazione Torino Musei, attualmente presiede la Fondazione Museo Marino Marini a Firenze. Il 25 novembre, a Torino, riceverà il premio “Flaiano Cultura 2017“. 

Dal cuore della Barbagia a Firenze. Come vive questa dualità culturale?  Direi meglio dal cuore della Barbagia al resto del mondo. Ho sempre viaggiato moltissimo e mentre Firenze è “uno dei tanti” luoghi, la Barbagia è il luogo dell’anima.

Una “cosa” che le manca della Sardegna e una che non le manca per niente? Mi manca l’isola, il profumo del cisto, la solidità immota dei nuraghi, il calore della gente. Non mi manca la difficoltà di fare rete, di lavorare insieme per creare sviluppo. Il bellissimo motto “forza paris” viene adottato solo nelle emergenze. Dovrebbe essere lo slogan dell’isola.

Nuoro sogna di diventare Capitale della Cultura 2020. Pensa che ci siano tutte le carte in regola per poter conquistare la vittoria? Nuoro è da sempre un luogo in cui la cultura, l’arte, la speculazione intellettuale sono parte integrante del suo essere. Grazia Deledda, Sebastiano Satta e scrittori del presente come Marcello Fois sono il prodotto di un genius loci vocato ad essere punto di riferimento culturale. Direi quindi che le premesse per essere capitale della cultura ci sono tutte. #forzanuoro

Cosa dovrebbe fare la Sardegna per trasformare il suo ricco patrimonio culturale in patrimonio economico?  La Sardegna ha tutto: un’isola fortunata che in fondo non è consapevole del suo essere privilegiata. Patrimonio culturale, ambientale, clima, enogastronomia, intelligenze, aspettativa e qualità della vita. Non è necessaria la bacchetta magica, basterebbe semplicemente lavorare insieme ad un progetto coerente di sviluppo. Spesso mancano le competenze, ma soprattutto, come ho detto prima, manca la capacità di unire le forze, di fare rete, di darsi obiettivi certi, fare, fare, fare.

Dal 2001 è Presidente di ConfCultura e dal 2006 è Presidente della Fondazione Industria e Cultura di Confindustria, creata con l’obiettivo di aiutare le imprese ad utilizzare la cultura come leva di sviluppo economico e sociale. Quali caratteristiche dovrebbe avere un’impresa culturale per avere successo? Oggi più che mai un’impresa culturale deve essere una “intrapresa” : avere visione, audacia, ma con i piedi per terra. Le possibilità sono tante, purtroppo gli ostacoli sono rappresentati dalla burocrazia e dalla pesante fiscalità .

Cosa, invece, dovrebbe fare la politica per sostenere le imprese culturali e creative? Dovrebbe eliminare la burocrazia e tagliare le tasse. Il talento, la creatività vanno liberati dalle pastoie che impediscono loro di esprimersi. I giovani vanno all’estero perché lavorare è più semplice e meno oneroso.

È stata per tanti anni la presidente della Fondazione Torino Musei e attualmente presiede la Fondazione Museo Marino Marini a Firenze. Quali intenti e quali aspettative l’hanno portata ad accettare questo ruolo? Accettare questi incarichi, che – ci tengo a precisare- sono a titolo totalmente gratuito, è un servizio civile ma anche una sfida interessante. Trasferire know how all’interno di strutture dalle grandi potenzialità è un lavoro duro e impegnativo ma quando i risultati sono positivi la soddisfazione è veramente gratificante. 

La presenza dei musei è una carta vincente per il turismo? Certamente. Non solo ricerche autorevoli ma evidenze empiriche – i numeri in crescita quasi esponenziale – lo dimostrano:i musei sono diventati grandi attrattori per il turismo. Il fatto che proprio in questi giorni si inauguri una “succursale” del Louvre ad Abu Dhabi, con un investimento “monstre” di oltre mezzo miliardo di dollari, fa chiaramente capire comel’arte e la cultura contenuti nelle strutture museali siano diventati fondamentali per richiamare un turismo qualificato. 

Focalizzando il discorso sul polo museale di Nuoro, con le sue complessità, quali strumenti culturali crede vadano messi in campo per esaltarne il potenziale? I musei nuoresi sono un caso molto interessante di work in progress virtuoso. Il MAN ha ormai una caratura internazionale, il museo Etnografico restaurato è bellissimo e lo sarà ancora di più quando si concluderà la sua riqualificazione. Il museo Ciusa, la casa di Grazia Deledda, la Biblioteca Satta, le piazze, i nuraghi, ancora una volta la chiave per esaltare il potenziale è fare sistema e rete non solo fra musei ma con tutte le strutture culturali della città e dell’isola.

Che consiglio darebbe a un giovane sardo che vuole muoversi nel campo dell’industria culturale? Nell’era digitale l’isola non è più una barriera ma un’opportunità. Consiglio comunque di viaggiare per vedere le cose da un altro punto di vista, imparare le lingue, imparare a leggere le call europee, quelle delle fondazioni bancarie e quelle regionali per farsi finanziare idee e progetti.  Ma anche qui la regola vincente è “forza paris”.

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