di Onorio Boi
Alla domanda sul perché i giovani dovrebbero frequentare i nostri circoli non è facile rispondere, anche perché il salto generazionale oggi non è solo un fatto anagrafico. Infatti, non sono solo i venti, trenta, quarant’anni di differenza di età a rendere i giovani diversi da noi. E’ che questi giovani sono cresciuti in un mondo che è cambiato troppo rapidamente. Mentre noi andavamo in fabbrica o in ufficio, loro andavano a scuola diplomandosi e laureandosi. I nostri problemi e il lavoro non ci hanno consentito di occuparci di loro, di seguirli, di capirli e di comprendere la realtà che mutava intorno a noi e intorno a loro. Nonostante la nostra distrazione, il mondo è cambiato. I nostri figli sono simili a tutti gli altri ragazzi della loro età: hanno gli stessi gusti, gli stessi interessi, le stesse speranze e le stesse paure per le incertezze del futuro. Sono meglio o sono peggio di noi? Non lo so e non è semplice dare una risposta. Essi vivono il loro mondo ed è giusto che lo modellino a piacimento per il loro futuro e per quello degli eventuali loro figli. Noi abbiamo fatto la nostra parte. Ciò che i giovani faranno per realizzarsi nella vita dipenderà dalle loro ambizioni e dalle occasioni che si presenteranno oltre che dai valori morali e forti come la solidarietà, la tolleranza, il rispetto verso le altre persone. Tutti valori basilari per una giusta e corretta convivenza civile. La solidarietà non è solo quella immediata verso i più deboli e bisognosi, ma anche quella più importante verso la nostra regione, la Sardegna, che è la nostra terra e quella dei nostri padri. Una terra che non è mai riuscita ad affrancarsi dalla povertà e che ha visto migliaia dei suoi figli, generazione dopo generazione, emigrare sin dagli anni Cinquanta. Un esodo di dimensioni bibliche con gente che è andata in tutte le parti del mondo. I loro figli sono diventati cittadini anche di altre nazioni, con un patrimonio culturale enorme.
Se nessuno spiegherà a questi giovani cos’è la Sardegna, la sua storia, la sua cultura, le tradizioni, i valori, i pregi e difetti di un popolo chiuso, non solo dal mare, e con pochi sporadici rapporti con il mondo esterno, essi perderanno il legame con l’isola. E sarà una perdita davvero grave perché loro, magari opportunamente motivati, rappresentano una risorsa di capitale importanza, un reale valore di sviluppo. Dobbiamo essere capaci di trasmettere loro non solo dei sentimenti, ma anche l’enorme orgoglio del nostro essere un popolo anche unito, facendo sì che essi acquisiscano un’identità sarda al fine di sentirsi figli e parte della Sardegna. Bisogna far conoscere loro la consapevolezza delle necessità attuali che ha l’isola, e di conseguenza sottolineare la necessità di un impegno concreto per contribuire alla rinascita e al riscatto della nostra terra, che deve crescere economicamente e offrire occasioni di lavoro a quanti sono rimasti. Io credo che, se saremo in grado di far prendere coscienza ai giovani di queste cose, riuscendo a motivarli, essi accetteranno la sfida di impegnarsi su questi obiettivi forti. E solo in questo modo i nostri circoli avranno un futuro, diventando per la Sardegna dei punti di riferimento sicuri, capaci, preparati e agguerriti nel condurre le battaglie per lo sviluppo dell’isola affinché essa occupi un posto di rilievo nell’Europa del terzo millennio.
Caro Sr. Onorio
Complimenti per il interessante e attuale texto.
Ho fato una traduzione in Portigues para o Blog. Sardegana.
Qui abbiamo lo stesso problemi com i discendente.
abbiamo bisogni di fare qualche per cambiare questo fatto.
Caro Saluto
Lucinha Dettori
Caro Signor Onorio avevo14 anni quando ho iniziato le mie bataglie per far capire ai direttivi del circolo Sardi Uniti (Fondato nel 1936) unico che esisteva in Argentina nel 55 , che ai giovani portati in emigrazione in sa prima pizzinnia ,non bastava reunirci tra compaesani per magiare cantare e ballare sardo per mantenere l’identità,che avevamo bisogno di libri, di corsi ,di una bibblioteca sarda per conoscere la Sardegna, la sua storia , cultura, le tradizioni .
Col trascorre degli anni la Regione ha inviato tantissimo materiale sia letterario che didatico innnumerabili videodocumentari ,materiale prezioso che purtroppo è rimasto per decenni chiuso a chiave negli scafali del circoloper"mancanza di bibbliotecario" ,i corsi inesistenti .
infatti il primo corso di Italiano e il primo corso di storia del ballo sardo lo ha organizzato la sottoscrita ,anche la prima biblioteca sarda informatizzata collegata alle biblioteche popolari di argentina era un proggetto che avevo iniziato a mettere in motto nel circolo Sardegna di Moreno .
il perchè tutto questo è stato combatuto ,bocciato e cancellato da un grupo di anziani direttivi davanti la mirada indiferente delle autorita della RAS competente in materia dei circoli ,ancora non ho risposte ,a lei le conclusioni,
si posso dirle che i circoli hanno sprecato e perso 3 generazioni di giovani .
cordiali saluti
Teresa Fantasia