LO SCOLLAMENTO TRA I "SARDI DI CASA" E LA GRANDE "PROVINCIA" DEI SARDI EMIGRATI

emigrati sardi in una manifestazione organizzata qualche anno fa a Varese

emigrati sardi in una manifestazione organizzata qualche anno fa a Varese


di Vitale Scanu

Già da tempo nei piani alti dell’Assessorato al lavoro tira aria movimentata per l’emigrazione. I rilievi e le direttive molto precisi che arrivano da parte della Regione per inquadrare Federazioni e Circoli non possono davvero lasciare indifferenti. Il Piano triennale 2010-2012 segna una “netta discontinuità epocale

per le cifre erogate a sostegno dei Circoli e della loro attività (che qualcuno poco addentro alla vivacità del mondo dei disterraus, con affermazione poco informata, ha definito “ingenti”)

non più una logica distributiva ma retributiva ai Circoli, a dipendenza della propria attività e intraprendenza (“I Circoli sono chiamati ad esprimere un potenziale creativo e progettuale per interventi mirati orientati a favorire una sana competizione tra i Circoli stessi”)

i Circoli devono essere “trasformati, coordinati, incentivati, stimolati alla competizione”

i giovani devono passare in prima linea, “zoomati” in primo piano

la Legge regionale 7 del 1991 dev’essere aggiornata perché ormai obsoleta. L’assessore Manca pensa in maniera innovativa e globale alla enorme “provincia off shore” della Sardegna, immaginando le Federazioni e i Circoli come una macchina efficiente, durevole, produttiva di sardità. Io vorrei tornare ancora sul tema Federazione-Circoli, ponendomi alcuni interrogativi come un emigrato qualunque, serenamente, senza voler offendere nessuno e senza fare l’impiccione. Oltretutto sono impossibilitato a partecipare di persona all’attività dei Circoli perché non ho un’auto personale, e in più sono molto isolato geograficamente dagli stessi. Non ho tempo di fare il troll impertinente. Riferisco solo le voci che circolano e non me ne viene niente in tasca. Vediamo allora se riusciamo a intenderci.

Come si sa, ogni ente o associazione, si propone una verifica periodica sui programmi e sulla gestione della propria attività. Il presidente Obama, l’on. Berlusconi, un Sindacato… Caso contrario, si incorre nel pericolo della cosiddetta egoarchia, e si manifesta la sindrome della mosca cocchiera: un membro dirigente, credendosi possessore di titoli particolari, pensa di poter incarnare in prima persona tutta la governance e di accreditare il proprio operato come emanazione ufficiale dell’ente stesso. Allora mette il carapace e diventa intoccabile. Un pericolo peraltro fisiologico nelle istituzioni. C’era tempo fa un re che diceva: “La France c’est moi”.

Anche la FASI può essere assoggettata, off course, a tale processo di verifica, per non rischiare qualche modello comportamentale che si avvita su se stesso, appiattendosi col tempo. Le voci su cui incentrare tale verifica, secondo me, sono sostanzialmente queste.

* I Circoli appaiono disarticolati, scoordinati e senza guida. Ogni Circolo opera per se stesso, di propria iniziativa, mai con un’idea o un programma federale. Sempre, i nostri Circoli, con grande buona volontà, organizzano e realizzano, spesso con grandi spese e dispendio di energie, le proprie iniziative. Tutto viene demandato ai Circoli. Tutto inizia e finisce nei Circoli. Si può notare come le varie attività vengano tutte dal basso, dai Circoli, in un clima di “ognuno per sé”. Viene in mente la barzelletta dei cittadini di Sorso che organizzano i fuochi artificiali di giorno, per puntiglio contro quelli di Sennori che non devono goderne gratis la notte. Dalle Federazioni mai un riconoscimento, mai una gratificazione, mai una visita personale in proprio o su delega, mai un incoraggiamento o uno stimolo dall’alto. Non c’è dialogo.

Un bell’esempio di collaborazione culturale, fortemente voluta, ci viene dai Circoli sardi Ichnusa di Madrid e Salvador d’Horta di Barcellona, con la loro manifestazione “Dos museus a cel obert” (Due musei a cielo aperto) tenutasi tra luglio e agosto a Gonnosfanadiga. Un progetto coinvolgente la Sardegna e l’Isola di Minorca che vuole dare rilievo alle similitudini fra l’architettura preistorica-nuragica di entrambe le isole. Durante l’evento hanno avuto luogo una mostra fotografica e una conferenza sulla lingua sarda e quella menorquina.

Un esempio in negativo ci viene dalla Federazione italiana. Un amico mio mi ha riferito di avere inviato un romanzo alla Federazione con una dedica amichevole, convinto che fosse giusto far conoscere agli emigrati questo lavoro letterario sull’emigrazione. Dopo un po’ di tempo se lo è visto rispedire al mittente, senza alcuna motivazione: stessa busta, libro neanche aperto, non una parola di commento. E’ rimasto molto perplesso e con alcuni interrogativi: sbagliato destinatario, permalosità, incompetenza culturale, grave appannamento della sinderesi?… Gli ho risposto che non è prudente dar credito incondizionato alle persone. Adesso capisco perché gli scienziati sostengono che l’uomo utilizza solamente il dieci per cento del suo quoziente intellettivo. A prescindere dall’importanza del gesto singolo, dal fatto si può arguire il livello gestionale della nostra Federazione, che ha il compito di “valorizzare le eccellenze, senza per questo trascurare nessuno… stimolare la fantasia e la creatività di tutti i Circoli, premiando le idee migliori”.

* Intercomunicazione tra i Circoli (alla quale sono stati destinati dalla Regione 750mila euro). Non sembra che i dirigenti FASI “che discutono i problemi degli emigrati anche senza la carta stampata” abbiano in grande considerazione l’importanza della comunicazione cartacea ed elettronica. I compiti statutari della FASI, a me sembra, soprattutto alla luce dei recenti indirizzi programmatici dell’Assessore, non si esauriscono di certo nello scrivere centinaia di volenterosi articoli e “poesie”, o nelle tante tediose apparizioni autoreferenziali e citazioni autolaudative, oltretutto ospitati in siti mediatici non propri. Se non fosse per la disponibilità di Tottus in Pari e di qualche periodico diocesano chi conoscerebbe la FASI? Non c’è comunicazione né dei Circoli tra loro, né dei Circoli con la nostra piccola patria sarda. Senza media ufficiali di intercomunicazione è inutile illudersi che la voce degli emigrati abbia eco in Sardegna. Oggi è ben chiaro il totale scollamento tra i “sardi di casa” e la grande “provincia” dei sardi emigrati. Due mondi affatto inco-municanti. E’ inutile organizzare tavoli aperti di discussione che non si chiudono mai o lasciano il tempo che trovano, senza incidere a fondo nell’attività dei Circoli. Nuvole senz’acqua. Si aspetta da tempo una presa di posizione ufficiale sulla Legge Regionale N.7 del 1991, tuttora pilastro legislativo della nostra emigrazione, ma ormai obsoleta; un orientamento direttivo sulle “Linee guida del Piano triennale 2010-2012” approvate in aprile dalla Giunta e dalla Consulta; si sperava in un fermo commento, in difesa degli emigrati, all’agenzia diramata il 22 luglio scorso (nella quale si definisce “ingente” il contributo di 4,5 milioni riservato ai Circoli sardi, convinzione ben diffusa nel “palazzo”, che non può non suscitare invidie e malumori contro l’emigrazione); ci si poteva attendere, a mio parere, una riconoscente accusa di ricevuta, una segnalazione federale, un commento, della importante iniziativa della UNI di Sassari (di cui sotto) in favore dei giovani emigrati; si attende un indirizzo federale unitario all’infuori dei biglietti “interni” burocratici di servizio… Dalle stanze di sopra informazioni non pervenute. Alla radice di tutto vi è l’implicita convinzione, sempre più irrealistica nelle società moderne globalizzate, che l’identità culturale va avanti da sé, che semplicemente si erediti col sangue e che la “sardità” risieda nel DNA che si trasmette di genitore in figlio, alla stregua dell’emofilia o del favismo.

Occorre coltivarla e rinfocolarla di continuo la nostra identità sarda, se no si spegne. E il mezzo più efficace è l’informazione e la comunicazione, il cosiddetto “quarto potere”.

* I giovani “sono disorientati e non sanno cosa fare” (Raffaele Melis)… Il Piano triennale “segna una netta discontinuità e appare innovativo soprattutto nella scelta di investire prioritariamente sulle nuove generazioni, con attività che mirano a rafforzare la presenza dei giovani nelle varie iniziative”.

E’ dell’inizio di agosto l’iniziativa straordinaria dell’Università di Sassari in favore dell’emigrazione giovanile di seconda e terza generazione: “mettere a disposizione delle Federazioni e dei Circoli sardi le risorse di docenti e ricercatori, per la formazione culturale delle comunità sarde fuori dall’isola. Questo, in conformità al Piano triennale 2010-2012” varato dalla Giunta Regionale a favore dei sardi emigrati all’estero, “che contiene punti qualificanti per quanto pertiene alla organizzazione e alla realizzazione di progetti in favore delle nuove generazioni di giovani sardi emigrati che stanno perdendo il legame con l’isola”. “I giovani sardi emigrati vengono incentivati alla partecipazione a questi progetti tramite borse di studio, contributi per spese di soggiorno e viaggio, contributi per il pagamento della tassa di iscrizione, utilizzando le risorse del Piano Regionale triennale”. Questa offerta di disponibilità e di progetti è per una estesa pluralità di programmi: letterari, artistici, musicali, turistici, folcloristici, sportivi… Su questi ultimi – che sono i progetti più efficaci per agganciare i giovani – sono già stanziati dalla Regione 290mila euro.

L’offerta dall’Università di Sassari, è uno stimolo formidabile e un eccellente programma di collaborazione (di cui è delegato rettorale e referente il prof. Antonio Delogu) serviti su un piatto d’oro alle Federazioni e ai Circoli ai quali spetta di farsi carico dell’iniziativa, “sulla base della programmazione che ogni Federazione e ogni Circolo può studiare per utilizzare i Fondi regionali”. (Cfr. TiP, n. 303). Domanda: che programma propone la FASI per i nostri giovani emigrati? Aspettiamo.

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Un commento

  1. Teresa Fantasia

    Caro Vitale
    sarebbe interesante aprire un dibatito sincero onesto su quanto scrivi , apperto a Tutti i Sardi emigrati Nessuno escluso! continuo a sottolineare però che la Legge Regionale N.7 del 1991, tuttora pilastro legislativo della nostra emigrazione,è una delle migliori leggi in materia , il problema a mio aviso ,non è che sia ” ormai obsoleta” ,il problema è che è rimasta chiusa a quatro chiavi in qualche cassetto sperduto !
    magari fosse stata rispetata e messa in pratica dai direttivi dei circoli e Federazione e dalla consulta!altra sarebbe la storia dei circoli ! ad esempio non sarebero riconosciuti circoli “Fatti a fura” ne isolati e combatutti circoli attivi ne propagandati circoli “fantasmi”

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