di Pamela Matzuzzi
Vivere facendo ciò che amiamo è probabilmente il sogno di tutti. Per i creativi e gli artisti questo sogno è ancor prima un bisogno che ha a che fare con l’espressione di sé stessi: riuscire a realizzarlo è una missione, una personale ricerca della felicità. Maria Grazia Schinelli bijoux designer di Cagliari, in arte SaveddaeMari, insegue questo sogno con caparbietà e, dacché ha memoria, la creatività ha condizionato le sue scelte di vita. “Mi piace pensare che il mio essere mancina mi abbia portato sin da piccola a sviluppare il mio lato creativo. Il vero inizio l’ho avuto nella scelta delle scuola superiore ho frequentato il liceo artistico e lì ho scoperto il meraviglioso mondo che si nasconde dietro tutto ciò che è arte: un mondo spesso non convenzionale dove il viaggiare con la fantasia ti permette di esprimere a pieno te stessa.”
Le vicissitudini della vita non permettono a Mari di proseguire gli studi artistici ma questo non spegne la sua creatività. “Negli anni ho sperimentato tantissime tecniche che spesso ancora utilizzo sia nella creazioni con le conchiglie, che tecniche lontane da ciò che sono ora.”
Il disegno e la pittura – anche su vetro – sono le discipline che più di tutte hanno coinvolto Mari all’inizio del suo percorso artistico e creativo. “Hanno avuto sin da subito un ruolo importante: adoro i colori sia nelle creazioni sia nel mia vita personale.”
Mari sperimenta, è desiderosa di scoprire nuovi lidi alla ricerca di sé stessa: impara diverse tecniche di cucito e il ricamo a punto croce. Realizza borse per sé e per gli amici, impara l’arte del decoupage e tante altre tecniche. “Restavano comunque metodi di creare che non riuscivano a completarmi davvero, tant’è che la passione svaniva molto facilmente.”
Poi qualcosa cambia, un nuovo interesse entra in punta di piedi nella vita di Mari: le conchiglie. “Ho sempre amato il mare e la spiaggia ma, come qualsiasi altra persona, le conoscevo principalmente d’estate e niente di più. Poi, circa 8 anni fa, complice il mio attuale fidanzato amante del mare, ho incominciato a vederlo e conoscerlo non solo come la solita bagnante estiva.”
Mari inizia così a fare lunghe passeggiate sulla spiaggia in tutte le stagioni e l’inverno le presenta un mare diverso da quello che aveva conosciuto fino a quel momento. “Era una sensazione nuova, sentire solo te stesso è il rumore del mare. Ho raccolto qualche conchiglia qua e là, incominciando a vedere il loro qualcosa ancor prima di creare.”
Da quel momento Mari comincia a creare piccole composizioni di conchiglie e sperimenta le prime applicazioni su bijoux. “Da allora non ho più smesso. L’unico stop è stato causato da un incidente domestico che mi impediva di usare la mano sinistra: io mancina, ferma per circa due mesi.”
Il bollettino medico è chiaro: Mari ha un tendine rotto e di creare non se ne parla nemmeno. “Ricordo benissimo la mia degenza all’ospedale Marino, guardavo il Poetto dalla finestra, quasi come una tortura a pensarmi chiusa lì con una mano che non sapevo se fosse tornata a posto e tante cose da fare, tra cui il mio primo mercatino.”
Nonostante il tendine rotto e il braccio ingessato Mari è inarrestabile e decide di partecipare ugualmente al mercatino: è troppo importante. “Ho un bellissimo ricordo di quel giorno anche perché fu l’inizio di amicizie creative che ancora durano a distanza di anni”.
Da quel primo mercatino le creazioni di Mari evolvono. Scopre una nuova tecnica, il wire crochet, e si innamora perdutamente di una conchiglia nota come occhio di Santa Lucia. “L’opercolo era sicuramente il mio preferito fra tutte le conchiglie della spiaggia, sarà un po’ per la sua storia. Sta di fatto che da quel momento è diventato parte integrante del mio creare gioielli, un segno distintivo.”
Nasce così la voglia di dare alle sue creazioni un’identità più forte e cerca un nome per renderle riconoscibili. “Inizialmente mi chiamavo “creare con le conchiglie” ma non ero io, era troppo generico, poco modellato per quello che ero e che poi sono diventata e che mi auguro diventerò.”
C’è una conchiglia, una che più di tutte Mari ama inserire nelle sue creazioni: l’occhio di Santa Lucia. Decide così di documentarsi e scopre che uno dei modi con cui viene chiamato in Sardegna è s’Avedda e Mare. “Da lì ho cercato di cambiare un po’ e adattarlo a quello che è il mio diminutivo Mari, così l’ho tramutato in sAveddaeMari. È vero, è sicuramente strano, forse difficile da pronunciare ma lo sento mio a tutti gli effetti, è come se fosse stato il destino a unirci.”
Negli ultimi tempi sAveddaeMari è poco presente nei mercatini handmade. Le sue energie sono dedicate interamente alla vendita online che le dà grandissime soddisfazioni. “Ho aperto due negozi su Etsy: uno di home decor costiero, “sAveddaeMari design”, e uno di gioielli, “sAveddaeMari”. Vendere online è sinonimo di “farsi il mazzo”. Devi pensare a tutto e di più, piano piano però con costanza e determinazione i risultati stanno arrivando.”
Le soddisfazioni più grandi arrivano dagli ordini ricevuti dall’estero: riempiono Mari di gioia e la caricano di nuova energia. “È bello vedere che il mio modo di creare diverso dal solito piace tanto, ma soprattutto che il tanto impegno che ci metto è riconosciuto da chi acquista da me.”
Le soddisfazioni ricevute portano Mari a pianificare tanti piccoli progetti per il futuro per questa passione che è sempre più un lavoro. “Vorrei ampliare il discorso dell’arredamento costiero. Vorrei mischiare al wire crochet altre tecniche sempre con i metalli che sto sperimentando da autodidatta, ma non svelo ancora nulla perché oltre a essere sarda sono molto scaramantica. Sicuramente ci sarà qualche altra esposizione fisica a Cagliari verso la fine dell’anno.”
Pianifica e sogna Mari, perché per sAveddaeMari i sogni nel cassetto non sono altro che obiettivi da raggiungere. “Spero di poter dire un giorno, mi auguro non troppo lontano, che in un periodo di forte crisi, sia in Italia in generale che in Sardegna soprattutto, sono riuscita a inventarmi un lavoro. E spero di poter dire di avere il privilegio, ormai di pochi, di poter fare ciò che amo, poter dire che seguendo un sogno con costanza e caparbietà si riesce a realizzare sé stessi.”