Sono arrivata a Barcellona nel lontano 2003 per ragioni di studio, ero molto giovane e la mia coscienza politica era insicura e più che altro ribelle; con un padre ex tesserato MSI, era inevitabile indossare la kefia e ascoltare i Modena city Ramblers, ma ero ben lontana dal capirci qualcosa. La questione sarda non esisteva affatto, mi vergognavo dell’accento sardo in TV, scappavo da manifestazioni in cui c’era la “schifosissima”musica sarda e quelli “vestiti in dialetto”.
Insomma, ero molto giovane e inconsapevole.
In Catalogna ho trovato un ambiente molto ostile, ben lontano dalla Barcellona della movida e delle feste, in realtà c’erano , ma solo con stranieri e nessun autoctono.
Per di più sono finita nell’università più schierata politicamente che sembrava una presa in giro, “Universitat Autonoma, Sardanyola (che si legge proprio “sardagnola”)
Lì ho vissuto cosa si prova a non essere accettati, stavamo solo tra stranieri, i catalani ci odiavano, i miei compagni di classe non mi rivolgevano la parola e, fuori dalla classe, mi ignoravano.
Questa cosa mi faceva malissimo e mi lamentavo con i miei compagni stranieri di un trattamento così ostile.
Ricordo la nostra preoccupazione a lezione, quando ancora lo spagnolo non lo parlavamo e le lezioni erano rigorosamente in catalano; che poi io ero pure quella fortunata, tra sardo e italiano almeno capivo l’argomento.
I tedeschi erano disperati.
Quando con coraggio chiesi al Professore di parlare in spagnolo almeno il primo mese per darci il tempo di capire la differenza tra le due lingue, lui mi rispose, ovviamente in catalano “Se vuoi parlare spagnolo, vai a Madrid!”.
Parecchi ragazzi, esasperati, tornarono mestamente a casa e gettarono la spugna, era davvero difficile.
Io avevo tre scelte
1) Schierarmi con gli stranieri e quindi contro i catalani, alimentare una guerriglia insopportabile e vivere altri 8 mesi d’inferno
2) capire perchè i catalani erano così duri e provare a farmi accettare
3) andarmene
Ovviamente ho scelto la seconda.
E non vi dico quanto sono stata male ripercorrendo la storia catalana e studiando quanto questo popolo ha sofferto e ha lottato per la sua libertà.
Quindi provo a fare chiarezza:
L’unione, per matrimonio, tra la Catalogna e l’Aragona risale al XII secolo. Nel XV, conservando le proprie istituzioni, si integra nella Spagna dei Re Cattolici. Il nazionalismo catalano nasce nel secolo XVII, cogliendo l’occasione delle rivalità franco-spagnole. Nella prima metà del XVII, nonostante tutti i suoi sforzi, la monarchia non riesce a ottenere l’unità politica, economica e militare della penisola iberica. I Països Catalans, grazie alla loro autonomia, si sottraggono alla forte inflazione monetaria castigliana. Questa opposizione da economica diventa politica, preludio a un tentativo violento di separazione. Nel 1640 inizia quella che passerà alla storia come “Guerra dels Segadors” (ascoltate il famoso inno catalano), rivolta sociale e nazionale contro il regime feudale e contro la monarchia assoluta e centralista. Si costituisce una repubblica catalana sotto la protezione di Luigi XIII di Francia.
Da qui nasce l’eterna lotta dei Catalani per il riconoscimento del loro Stato, vi evito la cronistoria ma non posso saltare il dramma che hanno vissuto sotto Franco.
Franco, dopo il ‘39, distrusse con ferocia e con la forza delle armi ogni istituzione locale dei catalani. Lo stesso trattamento venne riservato alla cultura, alla lingua, all’economia (nel 1960 la Catalogna produceva il 21,4% del reddito nazionale e non partecipava al budget dello Stato spagnolo che per il 7%). Incalcolabile poi il numero delle vittime delle sacas, le esecuzioni sommarie di massa che per anni e anni decimarono quelle classi popolari catalane che maggiormente si erano rese protagoniste della lotta al franchismo e all’ordine sociale esistente (gran parte dei giustiziati erano membri della CNT). Barcellona ancora ne porta i segni, nel quartiere del Borne i miei amici catalani mi hanno fatto vedere i segni ben chiari delle pallottole sui muri delle esecuzioni, ma questa è una “B side” di Barcellona che pochi conoscono.
Durante i primi anni del regime franchista, l’opposizione catalana fu soprattutto simbolica. I grandi leaders politici erano morti o in esilio e così i capi del movimento sindacale. Da ricordare in particolare Lluis Companys (dirigente dell’Esquerra Republicana de Catalunya, fondata nel 1931) rifugiato in Francia, che venne consegnato a Franco dalla Gestapo e fucilato nell’ottobre del 1940. Solo durante gli anni cinquanta l’opposizione prese a manifestarsi apertamente attraverso varie forme di resistenza civile, come il boicottaggio di massa dei trasporti pubblici a Barcellona nel 1951. Si cominciò anche a riaffermare l’identità culturale catalana.
Come hanno reagito i catalani?
Lavorando come dannati, creando ricchezza e benessere e diventando la nazione più ricca della Spagna a fronte di un sud arretrato, sostanzialmente ignorante e attaccato all’assistenzialismo statale.
Tornando alla mia presa di coscienza, una volta che ho cominciato a studiare, ho provato, con immenso sforzo a entrare nella cultura e a imparare il catalano.
Ricordo benissimo come cambiava il loro volto anche se solo li salutavo in catalano… quel viso corrucciato e sempre sulla difensiva, si distendeva magicamente e la loro proverbiale diffidenza e chiusura, diventava un abbraccio vero e accogliente.
Ovviamente ci sono gli estremi che non mi piacciono, ovvero le loro prese di posizione estreme e spesso sorde o il loro volersi riprendere anche “Alghero”( non avete idea di quanto li abbia smerdati dicendo ” se non siamo italiani, non siamo neanche catalani, andate fuori dalla palle, ma… pesantemente eh!)
Ma quello è normale, dentro ogni gruppo ci sono le persone intelligenti e gli ottusi.
Per concludere, in Catalunya ho capito che mi stavo perdendo qualcosa di meraviglioso, ovvero la mia identità culturale.
E ho passato brillantemente 9 esami rigorosamente in catalano.
Mi hanno invogliata a studiare la mia storia e la mia lingua… ed eccomi qui.
Ho studiato, ho capito e alla fine ho condiviso…
Loro ci odiavano perchè noi sbeffeggiavamo, minimizzavamo e non comprendevamo la loro cultura, a casa loro.
Avevano ragione, cazzo.
Ho provato il brivido nel cantare il loro inno insieme a loro, ho mangiato il loro cibo, vissuto le loro feste e ascoltato la loro musica, e quella pelle d’oca, quel senso di appartenenza quegli occhi lucidi hanno risvegliato in me la voglia di conoscere la mia cultura e volerne fare parte davvero.
Riprenderla, studiarla, ascoltarla, come non avevo fatto mai.
Svelata la ragione per cui una ragazza che ha viaggiato tanto, che non ha mai parlato sardo in casa, a un certo punto studia sardo, canta in sardo e difende la cultura e l’identità della sua terra.
Devo tantissimo alla Catalunya e al suo popolo e fremo nel leggere cosa sta accadendo nella “mia Barcellona” .
Sarò in Belgio per delle date la settimana prossima, ma non escludo un colpo di testa, ora loro hanno bisogno di aiuto, soprattutto dagli stranieri.
Anche se loro sanno benissimo che sono con loro.
Ricordo nelle riunioni indipendentiste, quando poi sono diventata attivista qui, che i catalani spiegavano ai corsi e ai baschi, che la violenza non portava a nulla, che era solo controproducente… quindi vedere quello che sta succedendo ora mi fa male e non lo accetto… già una volta ho fatto l’osservatore internazionale durante uno dei referendum locali che hanno portato a questo grande risultato del primo ottobre, ricordo che fu una festa grande, una grande lezione di civiltà.
Per això, Estic a prop del poble català,
Estàs preparat, germans meus, per la llibertat!
Fins Aviat!
La Catalogna sta alla Spagna come la lombardia sta all’Italia, La Sardegna è un’altra cosa
Brava Claudia per aver ricordato una pagina della storia della Catalogna che essendo Algherese ho sempre sentito l’impulso e l’esigenza di documentarmi .Cosa che la gran parte dei miei compaesani ignora o rimuove. Eppure la Catalogna e’ parte importante della Storia di Alghero ,Grazie per avermi rinfrescato la memoria riguardo ricerche che feci anni fa. Aver ricordato la Catalogna e’ come aver ricordato la mia Alghero. Thank you ,Sista’. ” De la banda de ponent,ya una terra,llunya,llunya ,bella,folta y rainaxent. Es la nostra Catalunya!”.Ramon Cravellet.