IN SARDEGNA NON PIOVE DA TROPPO TEMPO, INVASI IN AGONIA. SICCITA’ E INCENDI, EMERGENZE NELL’ISOLA


Secondo gli esperti il 2017 si classifica ai primi posti degli anni più caldi da oltre due secoli, con riflessi drammatici non solo rispetto al comparto agricolo ma anche negli usi civili. Sassari è già in emergenza, così come il Sulcis, con la città di Iglesias sotto restrizioni. Anche ad Alghero non è stato più possibile garantire l’acqua 24 ore su 24. Abbanoa – impegnata in un salto tecnologico che punta sull’innovazione e l’efficientamento di impianti e reti – sta anche portando avanti un massiccio piano di manutenzioni straordinarie per l’ammodernamento ed efficientamento del sistema (obsoleto e datato) di reti della Sardegna (12 milioni di metri cubi di acqua in meno immessi in rete nel 2016, risultato del lavoro di Abbanoa contro le perdite idriche). Obiettivo: arrestare le dispersioni – causate da rotture delle condotte – quindi risparmiare risorsa.

La siccità aggredisce tutta la Sardegna, e all’emergenza-acqua si aggiunge, in parallelo, quella degli incendi. Il “termometro” della Protezione Civile continua a segnare rosso, il valore più estremo legato ai rischi di roghi. C’è il maestrale che porta un minimo di fresco, ma il caldo torridissimo è pronto, dietro l’angolo, a ritornare sull’Isola. Resta altissimo l’allarme della Protezione Civile: il pericolo del fuoco in qualunque punto della regione continua a esserci tutto. Il livello è quello più alto, il rosso. Negli ultimi giorni, numerosi gli incendi in diverse parti dell’Isola, con relativo dispiegamento di forze di spegnimento: Vigili del fuoco, forestale e volontari di associazioni esperte.

E, sull’emergenza siccità, arriva anche la posizione del Consiglio nazionale dei geologi. “È necessario uscire dalla logica dell’emergenza per la mancanza di risorse idriche poiché l’intervento emergenziale, in una fase di grave siccità come quella che stiamo attraversando, rischia di portare al nulla”. Lo afferma Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale e coordinatore della commissione risorse idriche del Consiglio nazionale dei geologi. Molte formazioni geologiche funzionano come immensi serbatoi naturali di acqua con regime poco influenzato da periodi di siccità. Conoscendo, gestendo, monitorando (e, in alcuni casi, ricaricando) questi serbatoi, possiamo disporre di un volano con cui far fronte alle emergenze; è possibile ridurre l’impatto delle derivazioni di acque (soprattutto quelle più preziose come le acque sotterranee). Ancora troppo spesso le opere di derivazione vengono eseguite senza le necessarie buone regole per preservare l’ambiente geologico o, addirittura, in maniera abusiva. Un terzo esempio riguarda l’abnorme numero di norme, mal coordinate tra loro, e di Enti che intervengono nella gestione della risorsa idrica. Un riordino del settore con norme, procedure e competenze semplici e chiare sarebbe a costo zero. Infine, strettamente connesso al tema della perdita di quantità di risorsa idrica è il tema del mantenimento della qualità, messa a rischio da microinquinanti ed inquinamenti diffusi. Promuovere il riuso delle aree dismesse non solo porta ad un minor consumo di suolo ma anche a una minor pressione sulle acque sotterranee. Oggi migliaia di siti contaminati attendono di essere riqualificati, con benefici non solo sul suolo ma anche sulla qualità delle acque sotterranee”.

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