“PINTULINU” COME MEUCCI: GENIO MANCATO. BACHISIO FANCELLO DA DORGALI, INVENTORE DEL CINEMA SONORO

ph: Bachisio Fancello


di Marcello Atzeni

Bachisio Fancello. Con un nome così non può non essere sardo e con un tal cognome , non può non essere dorgalese. I Fancello in paese sono tanti e come tradizione vuole, per distinguere le diverse famiglie, si appioppa loro un soprannome. In questo caso “ Pintulinu”. Perché quella stirpe amava intagliare il legno, che in sardo si dice pintare. Bachisio aveva una di quelle teste che funzionavano a regime completo. Falegname eccelso, ma anche ritrattista e fotografo. Questo lo sanno, forse, tutti. Meno conosciuta è la sua storia di amante del cinema, proiezionista e inventore del cinema sonoro (in realtà preceduto di qualche anno dal messinese, per vent’anni a Cagliari, Giovanni Rappazzo). L’intuizione Bachisio la ebbe nel 1923 e il 26 gennaio del 1924, andò a registrare il brevetto al Ministero dell’Industria a Roma. Ma come nelle peggiori storie non ha un lieto fine. Proiezionista, come detto (aveva tre cinema in Gallura: a Tempio, Aggius e Bortigiadas), ma con un “disturbo”: non sopportava che le immagini scorressero sullo schermo non coniugate dalla voce. Smontò la tromba di un grammofono, altoparlante gracchiante, studiò i solchi dei dischi e chiuso nel suo studio, fece accoppiare lo stesso grammofono con un proiettore. Fece delle prove prima di mostrare la sua invenzione ai tempiesi. Ora arrivava il momento di monetizzare. Bachisio con la guida di un avvocato-amico, Diego Pinna, scrisse al famoso musicista Gavino Gabriel, che viveva a Milano. Gabriel lo invitò a una pubblica dimostrazione, ma “Pintulinu” non accettò la sfida. Pensò di volare molto più in alto e scrisse ai Fratelli Lumiére : avrebbe voluto incontrarli a Parigi. “Venga, venga pure e ci porti il suo brevetto.” Tenace come i ginepri d’Ogliastra e granitico come il Limbara, Fancello si appresta a partire. Prepara i bagagli, ma… il brevetto è sparito!!! Lo cerca e lo ricerca, senza trovarlo. Butta tutto all’aria. E’ furente, disperato e poi rassegnato. Potrebbe andare a Roma, a recuperarne l’originale e farne una copia. Ma non ci va. Rimane a Tempio per un po’ di anni e poi, in seguito all’incendio del cinema, si sposta a Olbia dove diviene un celebre fotografo. . Silvia Lidia Fancello, nipote di Bachisio, grafico pubblicitario con studio a Olbia, nonché portavoce della famiglia , intende perpetuare il colpo fulminante dell’avo. E’ lei che da diversi anni sta andando a recuperare materiale, comprese le fotocopie del brevetto depositato a Roma nel 1924. E svela il perché quell’invenzione che avrebbe potuto dare soldi e lustro alla sua famiglia, ma anche all’intera isola, volò via . “ Quei fogli finirono nelle mani di una persona molto vicina a mio nonno Bachisio”. Chi ? La nipote non fa nomi. Uno di famiglia? Un amico fraterno? Mistero. Il 1924 non passerà alla storia. Curioso il fatto che nello stesso anno il messinese Giovanni Rappazzo, venne a insegnare alle industriali di Cagliari. Lui pochi anni prima, partendo da altri presupposti , arrivò ugualmente al cinema sonoro. Ma non ebbe soldi per rinnovare i brevetti e gli originali gli vennero trafugati. Insomma due geni della sfortuna che “mai si conobbero”, aggiunge Silvia Fancello. La storia del cinema avrebbe potuto avere un’impronta mediterranea, ma così non fu. L’americano Fox colse la palla al balzo e chiuse la partita. “ Mancò la fortuna, mai il valore”. 

ph: Lidia e Ginevra

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6 commenti

  1. Complimenti per la parentela e per la ricerca che stai facendo

  2. Grazie a tutti voi che ricordate la figura di nonno che purtroppo io, come tanti altri nipoti , non ho avuto la gioia di abbracciare.

  3. Molto belle queste tue parole. Tuo nonno vive nella memoria dei sardi .

  4. Mancavano notizie così importanti. Grazie per avercele fatte conoscere

  5. Grazie per aver ricordato la storia di mio nonno Bachisio , uomo di questa terra Sarda , dunque una storia che appartiene alla Sardegna . Io ho avuto la fortuna di conoscerlo ,trascorrendo al suo fianco , fino all’età di cinque anni, molte giornate , incuriosita dalle opere che scaturivano dalle sue mani : sculture su legno , dipinti e ritratti fotografici che vivevo come una magica alchimia .

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