TRA MULATTIERE E VECCHIE FERROVIE: SANTA BARBARA, NASCE LA GUIDA DEL “CAMMINO” MINERARIO


“I Cammini di Sardegna possono essere occasione di sviluppo turistico duraturo. La Regione c’è e sostiene questo percorso, ma è fondamentale che le comunità facciano rete per coinvolgere anche le imprese del territorio per offrire un prodotto turistico strutturato e incentrato sul benessere, capace di attrarre visitatori in tutto l’arco dell’anno.” L’ha detto l’assessora di Turismo, Artigianato e Commercio Barbara Argiolas nel suo intervento alla presentazione su “Governance e guida del Cammino minerario di Santa Barbara” nella sala della Fondazione di Sardegna, a Cagliari. Il Cammino minerario di Santa Barbara è un itinerario storico, archeologico, culturale, naturalistico e religioso che segue gli antichi sentieri minerari, le strade utilizzate dai minatori per andare a lavorare, le mulattiere e le vie ferroviarie per il trasporto dei minerali ormai dismesse. Si snoda per circa 400 km tra Sulcis Iglesiente e Guspinese, coprendo una larga fetta del Parco geominerario e attraversa luoghi di culto e le chiese dedicate alla Santa patrona dei minatori nel grande bacino minerario. È l’unico cammino religioso sardo ad essere finora incluso nell’Atlante dei Cammini del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Nel dicembre 2016 è stata istituita la Fondazione di partecipazione del Cammino che dovrà gestire e promuovere l’itinerario, alla quale partecipano 21 Comuni del territorio (Arbus, Buggerru, Carbonia, Fluminimaggiore, Gonnesa, Giba, Gonnosfanadiga, Guspini, Iglesias, Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Piscinas, San Giovanni Suergiu, Sant’Antioco, Santadi, Tratalias, Villacidro, Villamassargia, Villaperuccio). Nelle scorse settimane è inoltre approdata in libreria una guida, realizzata da Giampiero Pinna e presentata durante l’incontro.  “I viaggiatori – ha spiegato l’esponente della Giunta Pigliaru – oggi chiedono esperienze da vivere e la Sardegna ha tanto da offrire sotto il profilo del cosiddetto ‘turismo di comunità’ grazie all’ospitalità, alla qualità delle nostre produzioni enogastronomiche e a un’identità di Sardegna riconosciuta, all’interno della quale esistono identità e autenticità locali. Può diventare occasione di sviluppo sostenibile per i territori e contribuire alla lotta contro lo spopolamento delle zone interne”. Ma l’impegno della Regione, che ha sostenuto la nascita del Cammino di Santa Barbara grazie anche all’interessamento anche dell’Assessorato dell’Urbanistica e Enti locali (a rappresentare il quale c’era il capo di gabinetto dell’assessore Erriu, Matteo Muntoni), non può bastare: “Un progetto come quello di Santa Barbara – ha detto Argiolas – è un modello possibile per gli altri cammini religiosi della Sardegna, ma questi progetti possono andare avanti e puntare all’inclusione nell’Atlante nazionale soltanto se c’è la volontà collettiva delle comunità e la capacità di coinvolgere le imprese per puntare a completare l’offerta balneare e a creare una domanda turistica nei mesi di bassa stagione.” Il sostegno del Ministero In rappresentanza del Mibact c’era Paolo Piacentini, che negli anni ha seguito da vicino l’iter costitutivo del Cammino e ha annunciato un primo finanziamento di 50mila euro per la messa in sicurezza dei camminamenti. Piacentini ha anche indicato come, col Cammino di Santa Barbara, “la Sardegna si stia proponendo come modello di sviluppo a livello nazionale, soprattutto per il progetto di coordinamento tra i vari Cammini esistenti.”

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