di Salvatore Dedola
SANT’ANDRÌA in Sardegna denomina il mese di Novembre, altrimenti detto d’Ogniassanti. Dolores Turchi scrive: «Si comprende perché fu scelto proprio il nome dell’apostolo Andrea a copertura di una festa che aveva ben altri contenuti. Tutto il mese di novembre era dedicato a Dioniso… A Galtellì Sant’Andria è detto su santu e su vinu… perché in quel mese si sturano le botti». Purtroppo, la Turchi non spiega perché sant’Andrea sia il “santo del vino”, e perché viene abbinato a Dioniso. Non basta sostenere che, in quanto patrono, viene celebrato il 30 novembre (salvo eccezioni).
Purtroppo per lei, sant’Andrìa è una paronomasia, creata certamente dai preti bizantini nella loro infaticabile missione volta ad obnubilare la religione sarda. Il vocabolario religioso e carnevalesco della Sardegna è zeppo di paronomasie create “a tavolino”. Circa le feste dedicate agli Apostoli e agli altri Santi, nessuno si è mai posto il problema di come siano stati stabiliti dal Vaticano i mesi e i giorni di ciascuna festa. Qualcuno dovrebbe spiegare perché la festività di S. Andrea cada proprio a Novembre. Non conoscendosi i giorni di nascita e di morte degli Apostoli, la fissazione delle ricorrenze rimase nell’assoluto dominio della Chiesa, che in tal guisa ebbe campo libero nel creare una rete arbitraria di punti solidi coi quali soffocare, inglobare, camuffare ed azzerare le manifestazioni religiose dei Sardi. Sant’Andrìa è una paronomasia operata sopra un sintagma sardiano. Santu è basato sull’akk. š?tû ‘grande bevuta’, šatû(m) ‘to drink’ con epentesi di –n-; questo campo semantico del ‘bere’ ingloba anche il mese di Ottobre, perché Ottobre e Novembre sono i mesi in cui iniziano le grandi piogge: i campi cominciano ad essere irrigati ed ai coltivatori si dà accesso ai diritti d’irrigazione. Quindi Novembre era particolarissimo per la doppia manifestazione del ‘bere’: quella dell’uomo che assaggia il vino, quella della natura che riceve le grandi piogge. Andrìa è un composto sardiano basato sul sum. an ‘Cielo’ + dirig ‘galleggiare, inzuppare’: an–dirig significò ‘cielo che inzuppa’ (la terra). Si ebbe in seguito la metatesi: dr?a. Il significato complessivo è ‘Mese in cui il Cielo inzuppa la terra’.