di Paolo Pulina
Massimiliano Perlato ha scritto su Facebook: «Li stavo aspettando. E dopo lustri e lustri di lassismo, ecco che tutti salgono sul carro dei vincitori. La classe politica isolana in prima fila. Ad acquisire meriti. Come se fossero stati fautori da sempre di una battaglia per dar voce e risalto ad una figura nel panorama letterario nazionale quale è Grazia Deledda. Non vado oltre. Onore a Elena Centemero. Dalla Brianza, tanto per intenderci».
Personalmente, grazie ai convegni “deleddiani” organizzati, a Monza e a Concorezzo, da Salvatore Carta, ho avuto modo di conoscere da tempo la deputata brianzola Elena Centemero e di apprezzare il suo impegno contro i tentativi di far scomparire dalle scuole la figura e l’opera della scrittrice sarda Grazia Deledda, Premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Come responsabile culturale della FASI ho valorizzato questo merito non solo nel contesto delle conferenze in cui lei era presente ma anche nei relativi resoconti giornalistici e in occasione di altri incontri “deleddiani” organizzati da altri Circoli della Lombardia (Saronno, per esempio).
Rimando ad alcuni link per comprovare quanto ho detto.
Gennaio 2013
20 marzo 2013
8 giugno 2013
4 maggio 2014
http://www.elenacentemero.it/grazia-deledda-nelle-scuole-concorezzo-2/
5 maggio 2014
http://www.circolosardegna.brianzaest.it/nuova_pagina_9.htm
7 maggio 2014
http://www.mbnews.it/2014/05/concorezzo-domenica-di-festeggiamenti-per-grazia-deledda/
9 maggio 2014
http://www.concorezzo.org/cultura/deledda-nelle-scuole-l-impegno-del-circolo-sardegna-1706.html
22 giugno 2014
Sono stato quindi molto contento di ritrovare Elena Centemero a Quartu Sant’Elena, al sesto Congresso della FASI, e di sentirla annunciare il 30 ottobre che il 2 novembre avrebbe presentato alla Camera dei deputati la sua mozione «in favore della reintegrazione della Deledda nel canone della letteratura italiana e in favore del suo inserimento tra i grandi protagonisti della nostra letteratura il cui studio è irrinunciabile». Come sappiamo la sua mozione è stata approvata. Così come le altre tre che però non vantavano certo una “lunga fedeltà” a questa battaglia culturale pari a quella dimostrata da Elena Centemero.
È questa, per me, l’occasione per stigmatizzare la persistenza di pregiudizi anti-deleddiani, duri a morire, anche se – sono sicuro – non faranno certo mettere in ombra o, addirittura, in soffitta una autrice che ha scritto opere di grande valore letterario tanto da meritare il Premio Nobel per la letteratura.
Su “La Nuova Sardegna” del 26 luglio 2016 Daniela Paba ha riferito che il giorno prima a Perdasdefogu, durante il festival «7 sere, 7 piazze, 7 libri», si era tenuto un incontro tra studiosi dei due grandi romanzieri premi Nobel Grazia Deledda e Gabriel García Márquez (accomunati da «una stessa solitudine, o soledad»). Ha scritto la cronista che «se è vero che lo scrittore colombiano avrebbe cambiato il giudizio negativo sulla scrittrice nuorese grazie alle conversazioni con Ignazio Delogu – come sostiene tra gli altri Angela Guiso – il ponte, tra i due, è Gabriela Mistral, molto amata da Márquez. Le motivazioni del Nobel, quasi identiche per Deledda e Mistral, avrebbero innescato l’appassionato confronto tra Delogu e Márquez e portato l’autore colombiano a rivedere l’ingrato giudizio verso Grazia Deledda». Cosa è certo che ha messo per iscritto García Márquez? Cito da Giulio Angioni (“La Nuova Sardegna” del 25 aprile 2012): «Il suo collega premio Nobel Gabriel García Márquez, in un suo scritto dove dice la sua sui premi Nobel per la letteratura, scrive laconicamente della Deledda che nel 1926 ha vinto il Nobel, e che è sopravvissuta altri dieci anni “per riuscire a crederci”».
Per fortuna uno scrittore sardo importante come Marcello Fois non trascura nessuna occasione per sottolineare il fatto che «Grazia Deledda è nostra madre. È una certezza e un fastidio esattamente come l’identità. Giuseppe Dessì, Sergio Atzeni, Salvatore Satta hanno dovuto fare i conti con lei. Non c’è gara, e lo dico limitandomi a considerare i risultati: la Deledda resta la prima perché è conosciuta in tutto il mondo, e neanche i suoi detrattori possono fare a meno di lei». Nel suo ultimo libro “Manuale di lettura creativa”, nel quale dà conto delle sue passioni letterarie (che riguardano scrittori di tutto il mondo), Fois non trascura le proprie radici e sulla Deledda non solo ribadisce il concetto ma la eleva al rango di “sistema” (è da notare – e la cosa non stupisce il lettore dei suoi romanzi – che nel suo personale “canone” Fois fa posto anche a Bustianu Satta, il «nuorese perfetto, l’unico specchio in cui ci piace rifletterci»).
Nella serata di Ferragosto 2016 (“anno di Grazia”), a Nuoro, in piazza Sebastiano Satta, a conclusione di una giornata deleddiana, partecipando alla performance musicale “Note di Grazia” (di e con Gavino Murgia), Marcello Fois ha sviluppato i suoi ragionamenti in difesa del magistero letterario della Deledda.
La quale, contro tutti quelli che si fanno un punto di onore nello sminuire il valore della sua opera narrativa (nel novero, naturalmente, non mancano molti sardi, diciamo, superciliosi…), continua ad essere al centro dell’attenzione di autorevoli riviste culturali e giornali quotidiani. La nuova rivista “inNatura”, nel numero datato-aprile 2016, ha lanciato in copertina un articolo su Grazia amante della natura (sarda) con la sua famosa dichiarazione: «Vissi coi venti, coi boschi, con le montagne. Ho mille volte appoggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie; ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l’acqua corrente » (“La mia Sardegna”).
Anche la rivista “Luoghi dell’Infinito”, collegata al quotidiano “Avvenire”, nel n. di luglio-agosto 2016, ha annunciato in copertina un servizio di Federico Geremei sul Parco Letterario dedicato alla Deledda: l’articolo propone un itinerario attraverso i luoghi sardi descritti dall’autrice nuorese e le numerose e ampie citazioni vogliono essere una conferma della suggestività sempre emozionante della sua prosa “pittorica”.
Un altro alto onore alla capacità rappresentativa (in questo caso, in particolare, per quanto riguarda l’abilità nella costruzione dei dialoghi) della narrativa deleddiana è stato fatto dalla sezione Cultura del “Corriere della Sera” che, domenica 7 agosto, ha dedicato alla Deledda un’intera pagina riproponendo uno stralcio del racconto pubblicato dal quotidiano il 4 agosto 1929 col titolo “I discorsi da spiaggia e quella pace inattesa”.
Ebbene, il 14 ottobre 2016, il giornalista de “L’Espresso” Alessandro Gilioli ha twittato: «Io vorrei ricordare a chi contesta il Nobel a Dylan che l’hanno dato a Grazia Deledda».
Non esistono i presupposti perché questa infelice battuta qualifichi Gilioli come critico, sì, antipatizzante ma almeno degno, per la sua produzione saggistica sull’argomento, di essere messo a confronto con altri studiosi. Nelle prossime iniziative dei Circoli sardi su Grazia Deledda (a Marchirolo, a Rivoli), se vuole, potrà venire, al massimo, ad ascoltare. Gli ripeteremo un famoso detto del filosofo Ludwig Wittgenstein: «Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere».
L’infelicissima battuta di Gilioli non mi meraviglia più di tanto se penso che ho conosciuto insegnanti di italiano nati, cresciuti e laureati in Sardegna che non solo escludevano la Deledda dai loro programmi ma raccontavano agli allievi che il premio Nobel non lo aveva meritato.
Quelle persone probabilmente non erano all’altezza,la ringrazio e la saluto cordialmente
Bravo Paolo. Come al solito, puntuale, pungente al punto giusto, ma preciso nelle date e nei luoghi dove della nostra Grazia Deledda si è parlato e difesa.