LA CORSA DEGLI SCALZI A CABRAS: IL VOTO NEI CONFRONTI DI SAN SALVATORE

Ph: Gabriele 5 anni e Nicolo' 6 anni, due piccoli partecipanti alla corsa.


di Maria Vittoria Dettoto

Anche quest’anno la penisola del Sinis ha sciolto il voto nei confronti di San Salvatore. Una folla di fedeli lo ha prima accompagnato dalla chiesa maggiore di Cabras sabato mattina all’alba verso il piccolo villaggio di San Salvatore, nel quale per i novi giorni precedenti le pie donne avevano organizzato preghiere e riti in suo onore. Domenica pomeriggio la reliquia del santo è stata riportata presso la chiesa di Santa Maria Assunta, arrivando al buio accolta tra gli applausi e le grida della folla all’esterno della chiesa in trepidante attesa. Ciò che rende questo rito religioso unico nel suo genere è il fatto che il santo nel suo percorso viene accompagnato da “sos corridoris”, un gruppo di circa 900 uomini originari di Cabras che con “s’abidu” indosso ripiegato sino alla vita, si impegnano in una forsennata corsa a piedi scalzi incitati dal grido “Viva Santu Srabadoi”. La corsa richiama la liberazione dai Mori nel 1619. Lo sforzo fisico è notevole. L’eccitazione ed il caldo pure. E già a metà tragitto s’ abidu è zeppo di sudore. Ma gli uomini proseguono il percorso quasi non percependo la fatica. Mi colpiscono i bambini, che a loro volta partecipano alla corsa, magari non per tutto il tratto del tragitto ma per buona parte. Sono orgogliosi nel loro piccolo abitino candido in contrasto coi piedi resi sudici dall’asfalto. Li accompagnano le loro famiglie e le loro madri, molte delle quali il giorno dopo parteciperanno alla processione delle scalze, indossando il colorato costume cabrese. I riti religiosi si uniscono a quelli civili, che quest’anno hanno previsto l’esibizione tra gli altri di Francesco Sarcina. “Attreros annos mezzus” come dicono i cabresi. 

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