di Maria Chiara Perri
Libri e viaggi. Un binomio evocativo che a Parma porta alla mente uno di quei luoghi pieni d’anima sempre più rari, una piccola libreria in Borgo Santa Brigida che in due anni è entrata nel cuore di molti parmigiani. “Diari di Bordo – Libri per Viaggiare” è il progetto di due librai appassionati, Antonello Saiz e Alice Pisu. Lei, giovane donna arrivata a Parma dalla Sardegna, ci racconta com’è nata quest’avventura.
Alice, puoi raccontarci qual è stato il percorso formativo e professionale che ti ha portato dalla Sardegna in Emilia? “Ho sempre vissuto un rapporto contrastato con le mie radici. La terra a cui appartengo crea un legame difficile da gestire, fatto di un costante senso di colpa iniziato dal momento del distacco a diciott’anni da quei luoghi dell’infanzia di un piccolo paese dell’Oristanese che mi hanno insegnato ciò che davvero conta, i sacrifici fatti per laurearmi in Lettere all’Università di Sassari e poi scegliere Parma per specializzarmi in Giornalismo e Cultura Editoriale. Una città scelta quasi d’istinto Parma, alla ricerca di un luogo ricco di cultura e non troppo caotico. Parma è stato il punto d’inizio da cui mi sono staccata dopo la laurea per darmi una possibilità nella mia terra e iniziare da zero in una nuova città sconosciuta, Cagliari. Dopo appena un mese un lavoro per un’agenzia di video rassegna stampa e la collaborazione per una radio indipendente dalla forte vocazione giornalistica, collaborazione preziosa perché è stata la scuola che mi ha permesso di imparare da bravi giornalisti e di intervistare figure di rilievo nel panorama culturale sardo, in una città dove la cultura è vissuta in modo trasversale e non elitario. Poi il ritorno a Parma con maggiore consapevolezza che poteva essere la città giusta per me: nuove collaborazioni per testate giornalistiche, per un festival jazz e il lavoro in una libreria generalista che mi ha fatto mettere a fuoco ciò che davvero volevo fare. Quell’impiego mi ha permesso di conoscere Antonello Saiz e di maturare insieme la consapevolezza che era arrivato il momento di dare vita a una realtà indipendente. Un incontro decisivo nel mio percorso, perché da subito ho avvertito una sintonia totale sia nella direzione da dare a quella che sarebbe diventata la nostra Diari di Bordo, che nella componente intima e accogliente che avremmo voluto dare. Non ci conoscevamo sino ad allora, ma la sensazione era quasi di conoscersi da sempre; una persona con cui condivido ormai da anni le gioie e i dolori del gestire una libreria indipendente, ma anche i momenti decisivi nella vita personale, un’amicizia tra le più preziose che continua a rafforzarsi nonostante le tante difficoltà”.
Com’è nata l’idea di aprire la libreria indipendente “Diari di bordo”, in questi tempi difficili e in quest’Italia che “non legge”? “L’idea è nata lavorando in una libreria generalista e notando tutto ciò in cui non mi rispecchiavo, anzitutto nella scelta delle proposte dettata unicamente dalle ultime uscite o dai titoli in offerta, senza alcuna attenzione per i lettori. Da quell’esperienza condivisa come dipendente assieme ad Antonello è nata l’idea di pensare a come sarebbe dovuta essere invece una realtà nuova in una città come Parma: una città esigente, colta, che vanta librerie radicate storicamente sul territorio e che probabilmente non avrebbe avuto bisogno dell’ennesima libreria generalista. Aprire una libreria indipendente in Italia è già di per se una sfida, per le percentuali sconfortanti sui lettori, per le difficoltà ad andare avanti e a vivere occupandosi di cultura unite a quelle nel trovare la giusta attenzione da parte delle istituzioni. Aprirla in una città attenta ed esigente come Parma una sfida ancora più difficile, ma anche più stimolante per questo. Con una buona dose di coraggio, scambiata da qualcuno per incoscienza, e preparazione, ho scelto di farlo assieme ad Antonello. Sono felice di averlo fatto proprio a Parma e sono grata a questa città per aver accolto con grande attenzione il nostro progetto culturale. Per me è stata una sfida ulteriore perché l’apertura della libreria ha coinciso con l’inizio della mia gravidanza. Il mio piccolo Giaime, che oggi ha 14 mesi, ormai è parte integrante di questa libreria indipendente un po’ atipica e, forse anche per questo, molto speciale”.
Perché proprio una libreria incentrata sul tema del viaggio? “Credo che quando si sceglie di aprire una libreria indipendente sia fondamentale trovare almeno un elemento che la possa contraddistinguere in modo significativo da tutte le altre, anzitutto perché una realtà indipendente non potrà mai competere, da generalista, con una libreria di catena o con una libreria che da anni è riuscita a fidelizzare i suoi clienti. E poi perché non offrirebbe realmente nulla di nuovo e di attrattivo alla città. Questa è l’idea che io e Antonello avevamo ben chiara sin dall’inizio: trovare un tema su cui specializzarci e svilupparlo in tutte le sue accezioni. Il viaggio in questo senso ci è sembrata l’idea vincente, perché è un tema che attrae inevitabilmente chiunque. Viaggio inteso anzitutto in senso reale da parte di chi sceglie di partire e vuole portare con sé, oltre alla classica guida, proposte insolite, magari scritte dai residenti, guide “ribelli”, percorsi di turismo sostenibile a piedi o in bici, e ha voglia anche di leggere narrativa legata a quei luoghi. Viaggio anche in senso ideale, di chi dal divano di casa ripercorre idealmente le avventure raccontate nei diari lungo la Transmongolica o la Via della Seta, o i resoconti delle prime donne che hanno intrapreso spedizioni da sole, così come degli esploratori dei secoli scorsi. Ma si può viaggiare anche attraverso le immagini di rara bellezza di grandi illustratori come Cyril Pedrosa, o attraverso i versi dei poeti. Tra i nostri scaffali si possono trovare libri in edizione limitata che raccontano cronache di viaggio di ogni epoca, le suggestioni di intellettuali come D.H.Lawrence o Goethe, il Mediterraneo raccontato da poeti viaggiatori, i reportage dai Balcani, letteratura di mare, o la montagna fatta di guide e di cime da scalare per capire il senso della propria vita. Ma anche grandi libri di fotografia e che riflettono sulla fotografia, in modo intelligente e non unicamente didascalico. Libri che generano riflessioni nei lettori, libri vivi che a distanza di anni regalano qualcosa di diverso e per questo consigliati da me e da Antonello a prescindere dalla data di pubblicazione. Che si tratti di viaggi concreti o immaginari abbiamo scelto di svilupparli attraverso un altro elemento di distinzione significativo: la scelta delle case editrici indipendenti.
La vostra libreria dà molto spazio a titoli alternativi, di nicchia, non i soliti “mainstream”. “Ho passato mesi e mesi, prima dell’apertura di “Diari di bordo”, a selezionare accuratamente non solo ogni casa editrice, ma ogni titolo, per poi poterli suggerire e proporre assieme ad Antonello e stupire i nostri lettori. Un’attività di ricerca continua e divertente, perché sono centinaia le piccole realtà indipendenti italiane interessanti che meritano solo di essere scoperte e valorizzate. In alcuni casi si tratta di case semisconosciute, ma tutte degne di grande attenzione e che inevitabilmente nel sistema commerciale delle catene subiscono il peso dei grandi nomi diventando quasi invisibili. Più va avanti la nostra avventura e più io e Antonello diventiamo consapevoli che per contribuire a un reale cambio di rotta per la lettura in Italia sia necessario, anzitutto da parte di chi promuove la cultura, permettere a realtà editoriali indipendenti interessanti che da anni “navigano a vista” di avere il giusto spazio dando modo al lettore di scegliere, realmente. E il ruolo del libraio è decisivo in questo. Credo che una libreria indipendente abbia non solo l’opportunità ma il dovere di schierarsi, di prendere una posizione dando la giusta valorizzazione a figure senza le quali la letteratura sarebbe più spoglia, per questo non solo nelle nostre proposte ma anche nei nostri eventi proponiamo autori significativi, come il recente omaggio a Natalia Ginzburg, al di la delle ultime uscite e o delle campagne di promozione editoriale del momento”.
Dopo due anni di attività, questa sfida può dirsi vinta? Chi sono i vostri clienti? “Credo che sia ancora difficile fare programmi a lungo termine, ma ciò che io e Antonello siamo riusciti a costruire in meno di due anni è una sfida vinta, già solo per il fatto di essere riusciti a creare, solo con le nostre risorse personali e di chi ci sostiene da anni, un piccolo luogo di cultura che forse, lo dico con estrema umiltà, mancava. Io e Antonello abbiamo portato non solo le nostre competenze ma anche molto del nostro privato in questa libreria, cercando di creare un ambiente il più possibile intimo, inclusivo, dove sentirsi accolti, dove trovare due persone attente, in grado di ascoltare le esigenze del lettore e cercare di interpretarne i gusti stupendolo con una proposta insolita, magari col romanzo di un autore sconosciuto ai più e che invece diventa quello da cui sembra impossibile staccarsi ripensando ai personaggi, alle storie e ai luoghi che evoca. Basti pensare al fenomeno Kent Haruf, in Italia pressochè sconosciuto, che grazie a una casa indipendente più giovane della nostra libreria, la NNE, ora è un autore molto amato e per il quale, in occasione della recente scomparsa, molte librerie “indie” italiane hanno organizzato iniziative coinvolgendo i lettori. Chi entra ai Diari di bordo credo trovi tutto questo, il sorriso e il consiglio giusto mio e di Antonello, la possibilità di fruire di una programmazione culturale fitta per tutto l’anno, con due incontri a settimana tra presentazioni di libri, reading, proiezioni, inaugurazioni di mostre d’arte, appuntamenti in collaborazione con associazioni come L’angolo dell’Avventura di Parma o con associazioni di promozione sociale come Le Giraffe, o il Circolo Culturale Grazia Deledda. Il nostro è un modo di fare cultura mettendo al centro di tutto il lettore: ci muoviamo in quest’ottica, nel rispetto costante del lettore, offrendogli solo ciò che io e Antonello reputiamo realmente intelligente e valido. I nostri lettori sono persone curiose, desiderose di conoscere nuovi autori, di farsi consigliare da noi o di esplorare da soli con la giusta calma i titoli esposti, facendosi catturare da un incipit o da ciò che succede aprendo una pagina a caso. Il rispetto per il lettore è credo la migliore arma per fidelizzarlo, più di qualsiasi tessera sconto o riduzioni di pochi euro. E’ sapere di poter contare su un consiglio spassionato e dettato unicamente dalla dedizione per il proprio ruolo, che diventa molto più di un lavoro”.
Quali sono le maggiori difficoltà incontrate? E le maggiori soddisfazioni? “Le difficoltà sono continue, una libreria indipendente è soggetta a scontistiche molto ridotte sui prezzi di copertina con margini di guadagno irrisori, costi elevati e problemi ogni mese per far quadrare i conti. Problemi che a volte sembrano insormontabili, pubblici e privati, che però ci forgiano ulteriormente. Ci sono però anche tante soddisfazioni: i riconoscimenti ufficiali ottenuti nel tempo, come il primo premio da parte del Centro per il libro e la lettura del Ministero dei Beni Culturali nel 2015 per il nostro progetto del libro sospeso per i senza dimora assistiti da Pane e Vita, perché pensato per portare la lettura fuori dai circuiti tradizionali. O la presenza al Book Pride di Milano come relatori assieme ad altre sei librerie indipendenti per raccontare a Marco Zapparoli il progetto del campionato dei lettori indipendenti Italian Book Challenge in rappresentanza di oltre 185 librerie di tutta Italia. Continuo ad avere tante soddisfazioni personali come il privilegio di intervistare, per la presentazione del libro, autori come Tito Barbini o Claudio Morandini, solo per citarne alcuni. E ci sono poi le piccole gratificazioni quotidiane che sono pane per me e Antonello, come vedere lettori ormai amici tornare la mattina o il pomeriggio a chiedere un consiglio mirato, ricevere manifestazioni di affetto date da quella fidelizzazione ottenuta in questi due anni, una dedica commossa a una persona cara, piccoli omaggi continui, una camelia, un sacchetto di funghi, un albero stilizzato, gesti di conforto legati a quella dimensione umana e intima che ormai non esiste quasi più altrove. Queste per me e Antonello sono forse le gratificazioni più grandi”.
Puoi consigliare un libro e una meta per l’estate e l’inverno 2016? “Per chi sceglie come meta estiva di intraprendere l’antico cammino dei pellegrini, “La mia via Francigena” di Andrea Vismara edito da Edizioni dei Cammini, una sorta di diario di viaggio divertente e insolito, una non-guida da abbinare ad una guida vera e propria per accompagnare il viaggio. Come consiglio per l’inverno, per gli amanti della Russia, il libro da portare con sé senza dubbio è “Viaggiatori nel freddo. Come sopravvivere all’inverno russo con la letteratura”, uscito sul finire dello scorso anno a firma del collettivo Sparajurji per la casa editrice Exorma. Un titolo non ben definibile, non una guida in senso stretto, ma neanche un romanzo, una narrazione di Mosca fatta in modo intelligente e stimolante per il lettore che, assieme agli autori Elisa Baglioni e Francesco Ruggiero, vive una città nel pieno dei contrasti economici e sociali. Un viaggio accompagnato da incontri con artisti e personaggi bizzarri, tra i monumenti e i luoghi della storia della metropoli, dove a ogni angolo sbucano continui e quasi irriverenti riferimenti alla letteratura russa classica. Da leggere”.
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