di Cinzia Marongiu
Dovrebbero venderlo in farmacia. Cinque minuti al giorno per scacciare mal di vivere e depressione. Fiorello non conosce mezze misure: o gioca a nascondino con il mondo (televisivo e non) che lo insegue o si dà. Completamente. E ti travolge in quel suo sguardo sul mondo baciato dalla magia di saper raccontare ricchezza e povertà, gioia e dolore, vecchiaia e adolescenza, banalità del vivere quotidiano e smanie tecnologiche, mantenendo un suo punto di vista originale ma allo stesso tempo comune a tutti noi, che in lui e nelle sue gag ci specchiamo. Così un “incontro informale” con un gruppetto di giornalisti in occasione del battesimo del Forte Arena, 5.000 posti di fronte al resort a cinque stelle del Forte Village in quel di Pula, vicino a Cagliari, si trasforma in uno show in t-shirt e infradito, come solo lui sa fare. Trascrivere le continue battute non solo non gli renderebbe giustizia visto il ritmo e la mimica che lui accorda seguendo un suo paradigma invisibile. Ma lo farebbe pure arrabbiare: “Non mi stancherò mai di dire ai giornalisti di non trascrivere le battute. Raccontare uno spettacolo comico non è certo come recensire un concerto: le canzoni una le ascolta mille volte, le battute invece vanno preservate”. Così Fiorello si guarda bene dall’anticipare qualcosa del suo “Forte, Fortissimo”, show unico e irripetibile con cui il 16 luglio ha battezzato questa struttura nuova fiammante che dopo di lui ospiterà personaggi come Anastasia, Renzo Arbore e Andrea Bocelli. “Anzi, una cosa la racconto: in questo show ho cantato parecchie canzoni e in omaggio alla ricca clientela russa che affolla il Forte Village e ho fatto un mush up di tutte le canzoni italiane che loro adorano: Al Bano e Romina, Riccardo Fogli, Pupo, Cutugno: vedrete che dopo questo spettacolo mi chiameranno a Mosca. Anzi, mi regaleranno la Crimea”. Accanto a lui, sguardo complice affogato nelle risate, c’è l’amministratore delegato Lorenzo Giannuzzi che in 22 anni di “regno” ha trasformato il Forte Village in un impero con tanto di navi: “A bordo della nostra nave gireranno il Love Boat tedesco”, annuncia. Ma quando è accanto a Fiorello, in lui del manager c’è pochissimo. Anche perché Fiore non perde occasione per prendere in giro i “famosi prezzi economici” del resort: “Chi viene a vedermi o paga il biglietto o alloggia in albergo. I soldi per tutte e due le cose non ci sono”, scherza. E poi: “Qui ci sono clienti che hanno il rolex da fronte o da caviglia. In loro non c’è niente che non sia un metallo prezioso”. Ma poi aggiunge: “In realtà solo in Italia essere ricchi è una colpa. Negli Stati Uniti invece diventi Presidente”.
“Chiamatemi pure Fiorello il collaudatore perché il Forte Arena è ancora in piena costruzione. Secondo me lo hanno finito durante lo spettacolo. Potevo fare pure un numero con gli operai. Il collaudo lo abbiamo effettuato in diretta: l’audio e perfino i servizi igienici”, scherza ancora Fiorello che dopo questo show si prenderà qualche settimana di vacanza: “Sarebbe ora visto che quest’anno ho fatto circa 150 spettacoli de “L’ora del Rosario” in giro per l’Italia e anche all’estero. Senza contare l’avventura televisiva dell’edicola Fiore che riprenderà a partire dal 10 ottobre. 50 puntate”, anticipa. “Che poi l’Edicola televisiva, quella accanto a Meloccaro è nata proprio qui, nelle scorse estati quando io e lui ci trovavamo a colazione e col cellulare commentavamo le notizie. Ci siamo accorti che c’era un bel feeling”.
Non è una novità che Fiorello parli e si muova a suo agio. Ma tra le strade e le piazzette del Forte Village sembra proprio a casa: “È vero, qui ci vengo da tantissimi anni. Per me tornarci è come andare a trovare i parenti. Conosco tutti: i giardinieri, l’antennista, tutti. La prima volta che venni era in inverno e pure di notte: me ne avevano parlato tanto. Noi animatori della Valtur vivevamo un po’ di riflesso questo mito del Forte. Poi, attraverso un’amica di mia moglie, abbiamo conosciuto anche la spiaggia bellissima e soprattutto con una particolarità: qui giro libero e sto molto tranquillo. Così abbiamo preso una casa e da allora le mie estati si dividono tra la Sicilia e la Sardegna”. Ed è così che pian piano è cresciuto pure il “Fiorello sardo”, uno capace di fare l’accento caratteristico di cagliaritani o sassaresi quasi meglio degli originali: “perché il sassarese è più possibilista, più attendista, “e vabbé”, “tutto bene”, e il cagliaritano è “più apeeerto”. Non mi dimenticherò mai quel ristoratore sassarese che una sera mentre ero seduto al tavolo del suo ristorante mi si avvicina con un i-pad e mi mostra un video dove c’era un pesce che nuotava nell’acqua e che a un certo punto veniva ucciso da un colpo di fucile: “Lo vedi? È quello che ti stai mangiando nel piatto quando era vivo”. Le chiacchiere continuano. Ecco le avventure del passato con Maurizio Costanzo e quelle collezionate quest’anno in giro per il tour. E non può mancare un commento sull’amico di sempre Pippo Baudo, che, fresco ottantenne, a settembre battezzerà la sua nuova “Domenica in”: “Sono felicissimo per Pippo. So quanto lui ci tenesse. D’altra parte questa idea secondo cui “vecchio è brutto e giovane è bello” non mi appartiene. Se uno è in grado di fare, è giusto permetterglielo. Non mi piace tutta questa corsa a rottamare le persone. E poi, francamente, scendere dal palco non è facile. Anche io avevo detto che a 50 anni avrei smesso. E invece ne ho 56 e sono ancora qui”.
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