di Sara Mascia
Sono andata a trovare Galdino Saba nella sua bottega d’arte che si trova nella centralissima via Garibaldi a Cagliari. Lui è uno dei pochi orafi ancora rimasti nella nostra isola, e non ammette nessuna eccezione alla purezza della sua lavorazione orafa, che con gli intarsi, la filigrana, la splendida fattura ricalca e custodisce fedelmente la nostra millenaria tradizione.
Galdino, ci parli delle origini del suo mestiere e quindi del suo lavoro. Provengo da una famiglia di artigiani orafi, mio nonno era orafo, poi mio padre, adesso io affiancato dai miei figli che continuano la tradizione. Abbiamo sempre avuto che io ricordi, la bottega artigiana di famiglia.
Come si riproduce un gioiello antico? Dipende, se devo riprodurre gli antichi gioielli sardi, per noi non è difficile perchè abbiamo tutti i modelli e conosciamo le tecniche. Mentre se parliamo di un gioiello ancora più antico, la via ufficiale è chiedere alla soprintendenza. Sono catalogatore regionale dei gioielli, faccio le schede per il museo, ad esempio ho catalogato la collezione Cocco che conta più di 400 pezzi. I gioielli pubblici hanno bisogno di essere catalogati per poter essere esposti ed assicurati. Per quanto riguarda i gioielli del VI°,VII°,VIII°secolo avanti cristo, per la loro riproduzione, ci sono una marea di problemi tecnici perche’ sin dal 1° secolo dopo cristo è scomparsa la conoscenza delle varie tecniche di produzione. Per questo motivo ho ideato una tecnica mia per poterli ricreare, e attualmente riproduco gioielli Fenici, Punici, Egizi.
Chi è il suo cliente-tipo? In genere i miei clienti sono persone che hanno un forte legame col territorio, come gruppi folk, ma anche persone di una certa cultura che capiscono l’importanza di un gioiello fatto a mano ad arte. Ricordo tantissimi clienti, anche Paolo Fresu, si è sposato con le mie fedi. Da poco ho realizzato delle nuove fedi che sicuramente esporrò, ho fatto mostre in tutto il mondo.
Che importanza ha oggi il gioiello rispetto al passato In Sardegna il gioiello è sempre stato utilizzato in base alla classe sociale, in argento o in oro, ma non come ostentazione, ma come segno di appartenenza e di stato sociale. Alcuni gioielli, come ad esempio “su lazu” (il laccio), veniva indossato dalla donna durante le ricorrenze importanti che segnavano la vita agro-pastorale, la festa del santo patrono, la tosatura, la mietitura, mentre la parte che si stacca, “su dominu” (il dominio), veniva usato esclusivamente dalla padrona di casa, per essere riconosciuta subito dagli ospiti. Infatti nell’antica società sarda matriarcale, la casa era popolata da tante donne, la padrona di casa, sua mamma, una sorella nubile del marito, le sorelle di lei ecc ecc.
Nella Sardegna di oggi, cosa pensa si potrebbe ancora fare per tutelare il suo settore? La Regione non è stata previdente e non ha fatto nulla per tutelare questo mondo, Anzi. Prima della crisi avevo 16 dipendenti e facevo la produzione nostrana del gioiello sardo in filigrana per tutti i negozi. Dopo è subentrata la crisi, non solo monetaria, ma sopratutto culturale e quindi chi compra il gioiello viene gravato di costi di produzione molto elevati. Hanno iniziato a produrre i falsi che costano meno a causa della bassa qualità e della provenienza da zone dove c’è sfruttamento del lavoro, quindi sono contraffatti. Oggi sono io, orafo che mi devo giustificare davanti al cliente per i miei costi. Con la corsa al prezzo più basso ci perdiamo la cultura, la tradizione millenaria della Sardegna. Ne vale la pena? Paghiamo un prezzo molto alto per questi oggetti di bassa qualità. Per la nostra Isola spero in futuro che venga amministrata senza l’ignoranza, l’approssimazione e la mancanza di cultura che ha avuto fino ad oggi. Che magari ci sia qualcuno che oltre ad arraffare, si affacci alla nostra terra in una maniera che non sia PREDATORIA.
Galdino, ci parli dei suoi progetti futuri. Andare in pensione! Ormai ho 70 anni e quindi mi vorrei riposare, continueranno i miei figli la mia attività.
Grande Galdino, sei il migliore!!!!!