di Carlo Patatu
A portare il cognome o il dna dei Soddu oggi in Belgio sono oltre 250. Tutti discendenti da un unico ceppo familiare. Il che gli interessati hanno voluto sottolineare, nei giorni scorsi, con una grossa manifestazione.
Correva infatti l’anno 1948 quando Antonio, Gavinuccio e Ferdinando Soddu facero le valigie e, da Chiaramonti, emigrarono in Belgio. Nel Borinage, Vallonia, terra di miniere di carbone all’epoca in piena attività. Per contratto, nei primi cinque anni dovevano lavorare (e lo hanno fatto) a scavare le viscere della terra.
“Quattro anni più tardi – mi dice Ottavio Soddu -, prese la via dell’emigrazione mio padre Giovanni, fratello di zio Antonio. Ma non resse alle fatiche e ai disagi del lavoro in miniera; dopo tre settimane gettò la spugna e se ne tornò in paese. Quindi fu la volta di mia sorella Vittorina, nel 1959, e di mio fratello Lucio nel 1966. Mio fratello Mario e io lasciammo Chiaramonti nel 1971. Nessuno di noi ha fatto marcia indietro. Ci siamo sistemati e accasati qui, comune di Mons, dove continuiamo a vivere circondati da figli e nipoti. Fatta eccezione per Lucio, scomparso di recente”.
“L’idea di fare un censimento de sos Soddos – continua Ottavio – per riunirci e fare una rimpatriata è stata di mio figlio Umberto, che ne ha parlato pure con mia cugina Mauccia Soddu, in occasione dei funerali di Paolo Secci (gennaio 2016).
Ma perché i Soddu e gli apparentati devono aspettare che ci sia qualche funerale per ritrovarsi tutti insieme? Perché non tentare di promuovere una qualche altra occasione d’incontro che non sia un funerale? Queste le domande che Umberto Soddu junior ha rivolto ripetutamente a suo padre.
“ Poiché la proposta mi pareva sensata – prosegue Ottavio– ne ho parlato con mio fratello Mario e con mio cugino Elio. I quali hanno sposato subito l’idea. Insieme ci siamo adoperati per sondare la disponibilità delle nostre rispettive famiglie e così, dopo un lungo lavoro sul piano organizzativo, Sabato 30 Aprile scorso abbiamo dato corpo al nostro progetto: ci siamo incontrati tutti insieme. Quelli ancora in vita, s’intende”.
Alla rimpatriata hanno partecipato i sindaci di Mons Elio Di Rupo e di Chiaramonti Marco Pischedda, il consigliere regionale Sandro Unali, il cantautore Franco Sechi (entrambi chiaramontesi) e il gruppo folk belga Su Nuraghe. Insieme a loro oltre duecento persone tra familiari e amici, che hanno fatto festa nel corso di una riunione conviviale. Emozione e commozione, sottolinea ancora Ottavio, erano palpabili. Infiniti i ricordi e i racconti.
Il giorno prima sono state deposte confezioni di fiori sulle tombe di Lucio e Vittorio Soddu, di Toeddu Satta (marito di Vittorina Soddu), di Ferdinando e Gavino Soddu, i pionieri della presenza dei Soddu nel Borinage e non solo.
”In breve -, mi dice ancora soddisfatto Ottavio – sos Soddos si sono moltiplicati velocemente nel corso degli anni: oggi siamo oltre duecentocinquanta, compresi gli apparentati di discendenza femminile. Che, pertanto, non ne portano il cognome; ma che lo sono a tutti gli effetti! Mi piace sottolineare che i Soddu di prima generazione si sono sposati in genere con donne di Chiaramonti, salvo una, che è di Laerru. Quelli di seconda generazione, invece, hanno scelto i rispettivi partner fra cittadini di origine italiana (Sardegna compresa), spagnola, greca e belga. Non ho notizia di eventuali matrimoni con extra comunitari o che professino religione diversa da quella cattolica”.
Il mio interlocutore osserva pure che, fra i Soddu della quarta generazione, c’è un ritorno alla sardità misto a una cultura di marca belga ed europea! Che ritroviamo dei Soddu in quasi tutti i mestieri in una società moderna e composita come quella belga: operai nelle fabbriche, muratori, funzionari, impiegati, imprenditori, poliziotti, polizia carceraria, infermieri, dirigenti di importanti aziende, dirigenti sindacali, militanti in politica, insegnanti, dirigenti scolastici, commercianti e così via.
“Insomma – conclude Ottavio – siamo una genia molto numerosa, ma che non si discosta, per il resto, dalle migliaia di altre famiglie che, pressappoco, hanno avuto la medesima storia e hanno fatto uguale percorso. Con questa manifestazione abbiamo voluto sottolineare come gli italiani, in Belgio, si sono integrati pienamente. Con la calda speranza che ciò serva di esempio ai tanti che, ancora oggi, bussano alle frontiere d’Europa. Ma anche a noi che abbiamo il carico di accoglierli con dignità”.
La stampa locale ha manifestato interesse per l’iniziativa, anche perché è imminente la celebrazione del 60° anniversario della catastrofe di Marcinelle. Dove, lo ricordiamo, perdettero la vita parecchi minatori italiani; fra i quali anche sardi. L’organo ufficiale del comune di Mons (ha una tiratura di 55.000 copie) ha dedicato alla manifestazione una pagina intera con foto a colori. Il quotidiano locale La province (80.000 copie) ha trattato l’avvenimento con un servizio ampio.
Nota finale: i Soddu in Belgio sono accomunati dalla doppia appartenenza, italiana e belga; ma conservando un legame molto forte con le origini sarde. Chiaramontesi in particolare.
bellissima storia! Tanti emigrati possono raccontarla con orgoglio
Nel leggere la storia di Ottavio Soddu e l’iniziativa di suo figlio Umberto, che ho avuto l’onore di conoscere, mi ha emozionato tantissimo. Una bella storia, una bella famiglia unita… un esempio per tutte quelle famiglie che non s’incontrano mai e non fanno altro che bisticiare in terre lontane. A ottavio Soddu e alla sua famiglia invio tantissimi auguri e un forte abbraccio .