IL FOTOGRAFO GIANFRANCO CASU E LA PASSIONE PER LA TERRA SARDA NEGLI SCATTI NELL’ORISTANESE
di Caterina Angotzi
Voleva fare tutt’altro nella vita. E invece finisce per studiare la Sardegna a 360 gradi partendo dall’avifauna che la caratterizza. E a dimostrazione che nella vita nulla succede per caso, la fotografia diventa il mezzo con cui un oristanese verace vuole e riesce a far vedere di quali e quanti ingredienti si compone questo splendido fazzoletto di terra. Si chiama Gianfranco Casu e, oltre che per la sua famiglia, vive per immortalare attimi. Che diano emozioni a chi osserva le sue foto. Che catturino l’attenzione e lascino nell’osservatore l’interrogativo su come Gianfranco sia riuscito a catturare quell’attimo. Che sia l’aspetto geomorfologico o l’archeologia per spaziare nell’antropologia, Gianfranco Casu usa un’arma potentissima, complice la macchina fotografica, che è la passione per la sua terra.
Ma come fai a catturare certi istanti che, con la tua foto, diventano un simbolo? Ci vuole costanza e pazienza. Conosco le abitudini delle specie di uccelli che popolano l’avifauna dell’oristanese, perché li studio tanto e ho modo di osservare ogni loro movimento propizio. A volte basta poco. Altre volte passano ore e giorni prima che riesca a fotografare ciò che m’interessa.
Quale area della Sardegna è oggetto delle tue attenzioni? Senza dubbio la provincia di Oristano. Siamo fortunati, nel senso che abbiamo otto zone umide d’interesse internazionale e sono a un tiro di schioppo dalla città. A mezz’ora di macchina trovo tutto ciò che mi interessa. Più di duecento specie aviarie vivono dove viviamo noi.
Quindi cosa accade quando riesci a puntare l’obiettivo sul soggetto interessato? La gioia di incontrare il momento fortunato è indescrivibile. Per questo il mio lavoro mi regala soddisfazione, anche nel poter testimoniare la presenza e le abitudini degli uccelli, e non solo, che abitano la provincia.
Quale tra i soggetti delle tue foto esemplari, ti ha fatto disperare più di altri? Sono tutti difficili, ma quello che mi ha veramente tolto il respiro è stato il falco pellegrino, colto a Mal di Ventre, sopra una roccia. Ma un attimo, beninteso, dire roccia riduttivo. Perché oltre alla difficoltà di testimoniare con la fotografia la presenza del falco pellegrino, fortuna ha voluto che riuscissi a coglierlo sopra un granito dell’isola. Granito unico al mondo, grazie alla presenza dei cristalli che lo compongono.
Ma perché noi sardi, molte cose che riguardano la nostra terra, non le conosciamo? Forse perché leggiamo poco o, forse, perché non si può sapere tutto.
E nelle scuola, come siamo messi in merito? Intanto le istituzioni hanno creduto in me e ho collaborato con le scuole di ogni ordine e grado con progetti di ricerca e studio sulle tematiche naturalistiche e ambientali.
Erano altri tempi e non tanto lontani. Nel senso che le istituzioni riuscivano a finanziare certi progetti. Se non sbaglio la Provincia, in primo luogo, ti affidò il compito di catalogare l’avifauna delle zone umide. Esattamente. La Provincia finanziò per intero anche la mia mostra fotografica “Il sultano e il pescatore”, contenente 70 scatti, che aveva come tema proprio l’avifauna della provincia di Oristano, e acquistò anche i diritti di molte foto ritenendole di grande valenza etologica.
A parte le foto che scatti ai soggetti con le ali, che sono belle per l’occhio inesperto e tanto più per chi se ne intende, come tutte le opere d’arte, c’è una tua foto che credo abbia contribuito a diffondere nel mondo l’immagine della Sartiglia e quindi abbia contribuito a incrementare il turismo che ruota attorno a questo evento. E’ lo scatto a un sartigliante nell’istante in cui centra la stella. Facile a dirsi, ma a farsi? Quella foto è frutto dell’idea ben precisa di come volevo che fosse. Anni e anni a inseguire un sogno. Belle foto, ma non tanto da incorniciare l’idea che volevo trasmettere. Poi il sogno si è realizzato.
Giusto per essere un po’ venali, quanto vale quello scatto? Non ha prezzo, è unico.
Possiamo dire, però, che sei diventato di diritto il fotografo ufficiale della “Fondazione Sartiglia”. Ma tu ci stai a essere relegato semplicemente nella categoria dei “fotografi”? Con tutto il rispetto per i fotografi. Io non sono un fotografo. Io studio e trasferisco la mia conoscenza a chi non ha la possibilità di vedere luoghi e soggetti. Mi sento più un ricercatore.
Però, di fatto, grazie alla fotografia sei diventato un imprenditore. Si può dire così? Diciamo di si. Dopo diversi anni di studi e ricerca, ho messo in piedi la SarGea. Una ditta individuale che ha come obiettivo il continuo studio delle tematiche ambientali nello specifico, e culturali in genere della Sardegna. Ultimamente ho avuto buoni riscontri con una nuova tecnica, In pratica stampo le foto su tela, dove poi un pittore diverso, di volta in volta, aggiunge il suo tocco finale.
Tra i tuoi scatti, di quale puoi vantare il primato e l’eccezionalità? Sicuramente “Amore corso”. Due gabbiani corsi – specie estremamente protetta, col becco rosso – in fase di corteggiamento.
Cosa dovrà ancora regalarci il tuo occhio fotografico? Ho intenzione di addentrarmi nel mondo della speleologia. Quindi l’obiettivo sarà puntato nelle grotte. Se riuscirò a vincere la resistenza della paura.
L’immediato futuro, dopo le pubblicazioni dei due volumi “Istanti di Sardegna” e “Sartiglia” cosa prevede? Una rivisitazione di Malu Entu, questa volta a mia esclusiva opera. Una nuova e più ricca pubblicazione che tratta dell’Isola di Mal di Ventre, i cui testi sono del professor Raimondo Zucca e il cui corredo fotografico sarà arricchito dagli scatti aerei e subacquei di Vincenzo Piras e della grafica della Kls di Massimiliano Sanna. Con questo libro chiudo dunque il ciclo naturalistico, pensando già ai vigneti e ai vini di Sardegna e al mondo dell’artigianato
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Il fascino delle foto sicuramente evidenziano l’amore non solo per la fotografia ma anche della bellezza della fauna,
e del loro comportamento , la bellezza del paesaggio, ambiente e natura; rilevano un autentico studioso dei luoghi
capace di trasmettere agli altri l’incommensurabile bellezza della natura;grazie di tutto e continua a darci le tue
emozioni.
Mah…..sarà….