L’ESODO DEI GIOVANI SARDI: L’ISOLA RESTA UNA TERRA DI EMIGRANTI E GLI ULTIMI DATI SONO DRAMMATICI


di Federica Landis

I giovani sardi continuano a lasciare l’isola. In Sardegna quelli che restano fanno fatica a mettere su famiglia e gli stranieri residenti non riescono a cambiare il saldo naturale che già da qualche tempo è negativo in quasi tutta l’isola. La popolazione sarda non cresce più – il saldo naturale per il biennio 2014-2015 è pari a -3972 unità, con 307 su 377 nei quali il saldo è negativo – e la popolazione straniera, pur aumentando con 2.920 unità nello stesso biennio e arrivando al  primo gennaio 2015 a quota 45.079, non compensa più il numero dei giovani che lasciano l’isola. Il  73% dei comuni sardi, pari a 275, ha avuto un saldo migratorio negativo nel biennio 2014-2015. La Sardegna risulta essere così una terra di emigrazione più che di immigrazione, dove le partenze diventando una regola e gli arrivi quasi un’eccezione. Sono questi i preoccupanti dati emersi dal nuovo studio sui flussi migratori, realizzato dal Crei Acli – Comitato regionale emigrazione immigrazione, che ha messo in luce le tendenze migratorie della nostra isola nel biennio 2014-2015. Dal report del Crei emerge che al 1° gennaio 2015 risultavano iscritti all’AIRE – Anagrafe Italiani Residenti all’estero – 109.327 sardi. Di questi, l’80% pari a 87.625 risiede in Europa, mentre il restante 20% pari a 12.427 nel resto del mondo. Le mete europee più gettonate sono la Germania, la Francia e il Belgio; nuove destinazioni sono, invece, l’Irlanda e l’Austria. Fuori dall’Unione Europea, i sardi sono presenti maggiormente in Argentina, negli Stati Uniti e in Australia; compaiono fra le nuove destinazioni il Sud Africa, gli Emirati Arabi e il Messico. Tra coloro che lasciano l’isola, i maschi sono i più numerosi, con una percentuale che si aggira intorno al 54%, appartenenti alla fascia d’età che va dai 18 ai 34 anni. Dal punto di vista della provenienza geografica, i sardi residenti all’estero provengono per la maggior parte dalle due province storiche dell’isola, Cagliari con 27.852 emigrati e Sassari con 20.586. Se si guardano, però, le cifre dei singoli comuni si nota che nei piccoli centri l’incidenza delle partenze è maggiore arrivando a toccare – come è il caso del Comune di Sindia – il 56% della popolazione. «La decisione di emigrare di solito è presa dai giovani laureati per la difficoltà di trovare un lavoro confacente alla propria qualifica e per i lunghi periodi di precariato che si è costretti ad affrontare» racconta Mauro Carta, presidente provinciale delle Acli di Cagliari e responsabile, insieme a Marco Sideri, della ricerca «Si va all’estero per lo più senza contratto di lavoro predefinito, per un periodo variabile da uno ad alcuni anni e nessuno sa con precisione se il paese scelto è quello che fa al caso, né se l’occupazione trovata, spesso precaria, sarà quella definitiva». I sardi, quindi, lasciano l’isola per una mancanza di opportunità nel mercato regionale del lavoro e sono soprattutto i più qualificati quelli che oggi decidono di partire. «Da questi dati emerge che il primo fattore determinante per l’emigrazione dei sardi verso l’estero, è il lavoro che non è visto più solo come fonte di sostentamento, ma soprattutto come possibilità di realizzazione personale» precisa Carta, «i giovani passano mesi alla ricerca di alternative che rispondano al meglio alle proprie caratteristiche. Spesso si approda in un paese e dopo qualche tempo si tenta la sorte in un altro. Oppure, si torna al proprio paese e dopo un determinato periodo si riprova».

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5 commenti

  1. La Sardegna è uno stato della mente, 9 anni a Padova e 3 anni in Australia mi fanno sentire più sarda che mai nell’animo. Sarò ripetitiva, banale o romantica ma non c’è altra isola come la Sardegna… la racconto e ne parlo e con fermezza dico sempre: I am not Italian I am Sardinian. E sogno di avere figli un giorno e crescerli in Sardegna con mio marito australiano

  2. Racconto a chi mi vuol sentire, l’aneddoto di mio figlio più grande durante un suo esame di certificazione di lingua italiana. Per correttezza la segretaria non lo mise nella mia commissione, io non dissi niente ai miei colleghi, che non lo conoscevano e mi nascosi per vedere come se la cavasse. Ad un certo punto gli fecero i complimenti (<3) e gli chiesero comeQuandoChi fosse italiano in famiglia, e lui: "mia madre, mia madre è italiana…….. lunga esitazione…… veramente, mia madre non è italiana, È sarda!!!"

  3. Carissimo Massimiliano, come puoi ben immaginare l’articolo l’ho letto, da sarda migrante e da facente parte di un Circolo di sardi… e mo’ facciamo l’avvocato del diavolo e delle cause perse, ricordando-ci che se noi migriamo, quale che sia la spinta iniziale, PERCHÉ altri, in altrettante situazioni di crisi, non devono poter migrare per una vita migliore?
    Qualcosa mi sfugge…
    E che, soprattutto, non mi si parlasse di una migrazione diversa, sottintendendo migliore, positiva…
    Nel qualcaso potrei parlare dello sforzo di tanti conterranei e italiani in generale, tutti tesi a trovar il modo di accedere agli assegni di disocupazione, di invalidità, di aiuti sociali

  4. La figlia dei miei vicini di casa ha sposato un sardo perchè lui l’ha pagata per farsi sposare e cercare di restare; questa persona è attualmente in carcere per tentato omicidio e giri loschi. Al che mi è stato chiesto se i sardi siano come me o come lui… is mausu e is bellusu ci funtisi in d’onnoa logu e capisco cosa intendi. Noi siamo fortunati che il nostro passaporto è già un biglietto di viaggio/migrazione.

  5. Io ho una figlia di 25 anni che ha scelto di studiare in continente e poi , dopo uno stage a Londra, attinente alla laurea appena presa, e’ rimasta a lavorare a Londra dove non si guarda il figlio di chi sei ma ciò che sai fare. Lei ora lavora li da tre anni e nel settore attinente al corso di studi fatto e con opportunità anche di carriera. Percio, uno dei motivi principali per cui i giovani laureati emigrano è che in questa nazione non c’è lavoro qualificato per loro se appunto non sono “figli di…”, perchè non c’è meritocrazia, perchè prevalgono ancora le logiche nepotistiche e i concorsi non fanno che sfornare precariato. Certo, la Sardegna è bellissima, ma va bene per venirci in vacanza o tornarci da pensionati. Pensare di costruire qui una carriera , una famiglia e insomma quella stabilità economica che ti potrebbe garantire un futuro sereno al momento è un’utopia. E di certo non ci aiutano le politiche regionali, asservite al governo centrale, che invece di valorizzare le risorse del nostro territorio lo svendono alle multinazionali del petrolio (leggi trivellazioni nel mare di Sardegna). Cosa vedremo in futuro su Google maps guardando la Sardegna dall’alto? Alcune coste illuminate e un enorme buco nero al centro….spopolamento ed emigrazione. Il futuro non promette niente di buono!

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