di Michela Girardi
Pino Murgia, 51enne tortoliese, ha fatto della sua passione per il calcio un lavoro che lo sta portando in giro per il mondo. Dopo aver allenato in passato alcune squadre ogliastrine, tra le quali il Bari Sardo e il Tortolì, Mister Murgia è approdato prima a Malta per tre anni e poi in Kurdistan, dove si trova tuttora alla guida delle giovani promesse dell’Erbil Sport Club. “Sono partito nell’estate 2015 per il Kurdistan pieno di dubbi e paure, con un contratto di tre mesi. Dopo pochissimo tempo, invece, sono stato letteralmente conquistato dalla città e dalla società calcistica del luogo, tanto da decidere di trattenermi ad Erbil ben oltre i tre mesi concordati. In Kurdistan mi trovo benissimo” spiega Mister Murgia “Ci sono tutti i presupposti per lavorare bene e per crescere da un punto di vista professionale. I ragazzi che alleno, quasi tutti curdi, sono molto interessati all’innovazione, ad un calcio meno tattico e più dinamico. In questa zona i giovani hanno una mentalità molto “occidentalizzata” e inoltre sono dei grandissimi amanti del calcio. Tutto questo rende il mio lavoro impegnativo, certo, ma coinvolgente e piacevole”. Su Erbil, la città del Kurdistan (Iraq) che lo ospita, le considerazioni di Murgia sono positive. “Su Erbil, anche se si trova oggettivamente in una “zona calda” di guerra, posso spendere solo buone parole. Nonostante si trovi a soli 77 chilometri da Mossul, è una città piuttosto tranquilla e davvero molto controllata. Io vivo da solo in un albergo e mi muovo serenamente per la città, sia di giorno che nelle ore notturne. E’ una città molto bella, ricca di cultura e tradizione, dove non mancano i divertimenti. Certo, la paura di ciò che succede a pochi chilometri c’è ma se si vuole fare un’esperienza del genere non si ci può far condizionare in questo senso”. A Tortolì, suo paese d’origine, Pino Murgia ha lasciato la moglie Gianna e i figli Giovanni e Mara, di 19 e 18 anni. “L’unico neo, in questo momento della mia vita, è la mancanza della mia famiglia, che comunque mi ha sempre sostenuto, fin da quando si prospettò la possibilità di allenare una squadra a Malta. I miei figli studiano ancora ma non appena termineranno le scuole superiori e andranno per la loro strada, conto di portare con me mia moglie. Stare lontano da casa non è facile, certo, ma questo lavoro in Kurdistan mi sta offrendo tanto, sia in termini economici che di crescita professionale. Quindi i sacrifici, anche grossi, vanno fatti. Le ore di volo che mi separano da casa sono circa sette e la possibilità di partire non sempre ci è data, specialmente in momenti reputati dal governo “di pericolo”. Purtroppo, proprio per questo, non sono potuto tornare a casa quando mia sorella ha avuto un terribile incidente (la stilista Maria Antonietta Murgia, nota Mary Emme, rimasta coinvolta nel tragico incidente nel quale a dicembre perse la vita l’imprenditore Fabrizio Selenu, ndr ). “Potrei decidere a giugno di rinnovare il contratto ad Erbil o di tornare in Europa. Deciderò insieme a Gianna quale sarà la meta della mia prossima avventura da allenatore” conclude Murgia.
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Se lo metti ad allenare i pulcini tra 15 anni vinceranno pure la coppa del mondo