di Giulia Virzì
Andrea Loddo è nato a Monza quasi trentasei anni fa. Nel giugno di quest’anno ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, dal titolo Travolto d’amore e di sangue, edito dal Gruppo Albatros Il Filo. Dopo una presentazione in Sardegna, domenica scorsa lo ha finalmente offerto anche alla sua città natale, in un evento organizzato ad hoc al Salotto Teodolinda, suggestivo negozio di moda vintage nel centro di Monza. Ci sono anime che hanno bisogno di donare, lasciar scappare via forse, un po’ della propria dolcezza. Andrea lo faceva sin da piccolo: scrisse la sua prima poesia all’età di dodici anni, e da lì non s’è più fermato. Poesie scritte nello scorrere degli anni, leggere, pesanti, una dopo l’altra. Perchè la poesia ha quel qualcosa in più, perchè è pura, difficile, ma così diretta nella sua complessità da farlo innamorare senza riserve. Andrea spiega che a muoverlo, a muovere tutti coloro che tentano di comunicare un qualche sentimento attraverso una qualsiasi forma d’arte, è uno spasmo verso l’altro, un’urgenza d’assoluto. Tante volte il bisogno di cambiare faccia al dolore, renderlo più comprensibile; tante altre il desiderio di creare qualcosa di bello; altre ancora la necessità di comunicare con un’altra persona, fuori dalla tecnologia, fuori dal mondo di ogni giorno. Andrea Loddo ha deciso di pubblicare queste sue poesie in un momento particolare: qualche mese fa ha perso il padre, e riuscire a definire i limiti della sua sofferenza per una perdita così grande, tramite la sua poesia, gli ha dato nuova speranza, nuovo amore per la vita. Come afferma lui stesso, le poesie più dolorose all’interno della raccolta, sono anche quelle che probabilmente portano il carico di speranza più grande. Un traguardo raggiunto, dunque; ma come ogni traguardo che si rispetti è anche un nuovo punto di partenza: Andrea continuerà a scrivere poesie, come ogni uomo che persegue la propria ricerca estetica. Andrea si definisce un artigiano emotivo, plasma i sentimenti, le paure e le gioie, dando loro la forma delle parole, proprio di quelle parole che riescono a illudere d’assoluto.