di Andrea Russo
Alessia Orro, classe 1998, originaria di Narbolia piccolo centro in provincia di Oristano, è attualmente uno dei nomi più importanti della pallavolo sarda. Sino al 2012 giocatrice del club sardo Pallavolo Ariete Oristano, nella stagione sportiva 2012-13 diventa la palleggiatrice della squadra federale in serie B1 del Club Italia. In soli tre anni approda in serie A1 e nel 2015 viene nominata miglior palleggiatrice del campionato pre-juniores, europeo prima, mondiale poi.
Quando e come è nata la tua passione per la pallavolo? Sono entrata a far parte del mondo della pallavolo quando ancora non camminavo. Mia madre, ex giocatrice e allenatrice, è la persona che mi ha avvicinato a questo sport. Ricordo, infatti, che mi ha sempre portato con lei in palestra. La mia passione per questo sport, dunque, è nata nella mia prima infanzia e non mi ha abbandonato, dal minivolley alla serie A1, nonostante le sfide da superare siano state e saranno certamente tante.
Che significato dai alla parola “Pallavolo”? Per me la pallavolo è quel feeling magico che si crea e si sviluppa, col passare del tempo, tra compagne di squadra e di vita. Oltre ad essere un gioco di squadra, giocare a pallavolo significa raggiungere grandi soddisfazioni, nel mio caso la grande soddisfazione è giocare nel Club Italia, dopo anni di duri sacrifici.
Ti saresti mai immaginata di giocare prima in serie A1 e poi nella nazionale italiana a neanche diciotto anni? No, non me lo sarei mai aspettato o immaginato. Dopo anni di duro allenamento, però, è arrivata questa opportunità e non me la sono lasciata fuggire.
Cosa ti aspetti dal futuro? Rimarrai per sempre una pallavolista o coltiverai altre passioni? Spero un giorno di poter giocare titolare in uno dei migliori club della serie A1 e magari di poter avere un posto fisso nella nazionale italiana. Penso che un giorno, però, smetterò di giocare: non so né quando questo avverrà né il perché. Dopo il mio abbandono, vorrei iniziare un’altra vita e fare tutt’altro. Potrei anche decidere di diventare un’allenatrice, ma dipende dal contesto in cui mi troverò e dalle decisioni che prenderò.
Come e quanto ti alleni ogni giorno? Riesci ad alternare lo sport e lo studio senza problemi? Mi alleno quotidianamente dalle tre alle tre ore e mezza, tranne il lunedì, che utilizziamo come giorno di riposo dopo le partite del week-end. Qualche volta mi capita di andare in palestra prima dell’orario previsto per fare degli allenamenti individuali atti a migliorare la tecnica di palleggio. Nonostante sia un po’ complicato, riesco ad alternare lo studio agli allenamenti senza grandi difficoltà. Inoltre, ho la fortuna di avere dei professori che comprendono il tipo di allenamenti che seguo e non mi fanno molta pressione per le interrogazioni.
Che emozione si prova a vincere un mondiale di pallavolo a 17 anni appena? È un’emozione molto forte. Vincere un mondiale sono sicura sia il sogno di tutte le giovani atlete e non. Mi auguro che quello per me sia solo l’inizio di tanti successi.
Cosa consiglieresti ai giovani pallavolisti, in particolare a quelli sardi? Vi consiglierei di impegnarvi sempre, di allenarvi costantemente e di non mollare mai di fronte alle difficoltà, piccole o grandi che siano. Solo così riuscirete a realizzare i vostri sogni. Ricordatevi che funziona così per tutto, non solo per lo sport.
Come ti sei sentita quando con quel muro “turco” hai fatto qualificare l’Italia alle Olimpiadi di Rio? La prima cosa che ho pensato è stata “Tutta la fatica, tutti gli sforzi e i sacrifici, che fatto in questi anni, sono stati finalmente ripagati.” Con la classificazione ai Tornei Continentali di Qualificazione Olimpica sono arrivate, infatti, grandissime soddisfazione. Quest’obiettivo l’ho potuto raggiungere solamente grazie a tutte quelle persone che mi sono sempre state vicino, che mi hanno sostenuto giorno dopo giorno e che mi hanno preparato a questa sfida.
Come ti stai preparando a Rio 2016? Mi sto preparando seguendo un allenamento più intensivo per poter raggiungere presto quei must necessari per poter sperare di esser tra le tredici atlete che comporranno la rosa a Rio de Janeiro ad agosto.
Cosa ti manca più di tutti e di tutto? Un giorno speri di poter tornare a vivere in Sardegna? La cosa che mi manca di più è ovviamente la mia famiglia. Vorrei poter stare nuovamente vicino a loro e, per questo motivo, potrei tornare appunto a vivere in Sardegna.
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