ph: Agostino Trombetta con un bimbo in Benin
di Emiliana Congiu
“La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso”
Queste parole di De Andrè sono la base di tutti coloro che amano la nostra terra d’origine, sono i ricordi di tutti i Sardi che, per vari motivi, hanno dovuto abbandonare la propria terra d’origine e che sparsi in varie parti del mondo sperano un giorno, di poter far ritorno a “casa”.
Ma non è sempre e solo cosi: queste frasi echeggiano anche in chi, pur non essendo nato nella nostra magnifica terra, la amano come da antichi ricordi, reminiscenze di un passato che va oltre la vita stessa.
La storia che voglio raccontare è quella del mio caro amico Agostino Trombetta, che ho avuto il piacere di conoscere qualche anno fa, leggendo un articolo sul suo amore per “GigiRiva” , per la nostra squadra e per la Sardegna.
Per usare le sue parole: “Sono nato a Foggia il 19 gennaio 1959 da genitori entrambi garganici e non ho nessun ascendente sardo, almeno apparentemente.Già perché le cose in realtà andarono diversamente. Io sarei dovuto nascere in qualche paese della Sardegna, che sento la mia Terra, ma purtroppo la cicogna che mi trasportava, un po’ per la vecchiaia ed un po’ per il mio peso, perse l’orientamento e mi portò da tutt’altra parte. Non che io abbia qualcosa contro la terra in cui sono casualmente nato e dove ho vissuto bene e vivo bene.”
Sono passati diversi anni da allora, ed ho potuto constare personalmente il suo amore per la nostra terra d’origine, che gli ha valso l’appellativo amorevole di “Diversamente Sardo” .
Ma la prova definitiva della sua passione, che è anche motivo di questo mio omaggio, è legata ad un’iniziativa che sta coinvolgendo tutti nelle ultime settimane.
Agostino lavora da oltre 20 anni in Pronto Soccorso, nell’ospedale fondato da San Pio da Pietrelcina a san Giovanni Rotondo e da qualche anno si reca in BENIN come volontario per aiutare i bambini e le genti di un piccolo villaggio.
Anche li il nostro “Diversamente Sardo” ha portato onore e lustro alla nostra terra, coinvolgendo tutti e facendo conoscere la nostra amata Sardegna e i nostri 4 mori.
II suo ultimo progetto lo vede coautore in un libro di racconti che si chiama “Il Gigante, Jairzinho e altre storie”, i cui proventi della vendita serviranno alla costruzione di una sala travaglio di Wansokou in Benin.
Fra i vari racconti, vi consiglio di leggere “Il gigante”: le parole di questo racconto vi entreranno dentro l’anima e vi permetteranno di capire il senso delle mie parole, dell’amore di Agostino per la nostra terra, e degli antichi ricordi che gli hanno permesso di capire il “senso di appartenenza” che lui sente rispetto alle origini del suo attaccamento viscerale ad un isola che sente sua.