di Elisa Sodde
Il romanzo ha per protagonista un ragazzo padovano, ricco e un po’ svogliato, che un’estate è costretto, suo malgrado, a seguire la famiglia in una vacanza sul Monte Grappa. La sua avventura inizia con l’incontro con uno strano personaggio che gli consegna il diario manoscritto di un soldato, combattente della Grande Guerra sul Grappa, dicendogli queste parole: qui dentro, se saprai cercare, troverai un tesoro!
Per il giovane, inizia così un’appassionata ricerca storica e interiore che lo porterà alla scoperta sia dell’autore del vecchio diario che del misterioso personaggio incontrato sulle balze del Grappa.
In linea con lo spirito della nostra Associazione, anche in questo libro, non manca un importante legame tra Veneto e Sardegna.
La presentazione del romanzo “L’Angelo del Grappa”, di Loris Giuriatti – padovano di nascita e bassanese d’adozione, responsabile in un centro di formazione professionale di Bassano del Grappa, appassionato di storia della Grande Guerra e autore di diverse pubblicazioni sul tema – si inserisce, fra le altre, nel calendario delle attività programmate dall’Associazione Culturale “Un Ponte fra Sardegna e Veneto” per le celebrazioni commemorative del centenario della Prima Guerra Mondiale.
Attività culturali che rientrano negli scopi statutari del nostro sodalizio, tesi a rinsaldare gli antichi vincoli di Amicizia e Fratellanza fra la Sardegna e il Veneto, due Regioni distanti fra loro ma accomunate dai tragici eventi del Primo Conflitto Mondiale, quando i destini di sardi e veneti s’intrecciarono indissolubilmente.
Per lo più inquadrati nelle Brigate sarde “Sassari” e “Reggio”, oltre 100.000 giovani Sardi, quasi tutta la popolazione maschile adulta, la forza lavoro della nostra economia agro-pastorale, vennero proiettati in massa in un contesto diverso da quello dell’Isola nella quale avevano fino ad allora vissuto: vennero a combattere nelle Regioni del nord est d’Italia, e nel Veneto in particolare, per la Libertà e l’Unità d’Italia, e 13.602 di essi non rividero più il cielo dell’Isola. Caduti sull’Altopiano di Asiago, nei monti del Cadore, sul Grappa, lungo le sponde del Piave, essi sono ormai parte integrante di queste terre.
Com’è noto, la nostra Associazione tende a mantenere vivo questo sacro vincolo di sangue, nato un secolo fa, attraverso specifiche iniziative culturali tese al recupero e alla conservazione dei luoghi sacri della memoria, nei quali si consumò il dramma del fior fiore della nostra gioventù.
Programma iniziato lo scorso anno con la conferenza[1] tenuta dal Lgt. (ris.) Antonio Pinna, esperto di storia militare della Grande Guerra, sulle attività di recupero dei siti storici legati alla presenza della Brigata “Sassari” sull’Altopiano dei “Sette Comuni”, a integrazione della visita sul campo dei trinceramenti ancora presenti sul Monte Zebio[2] e sulle “Melette” di Foza (Monte Castelgomberto, Monte Fior e Monte Spill).
Visita ripetuta quest’anno, nel mese di luglio, con la partecipazione della nostra Associazione all’organizzazione della cerimonia[3] in onore dei Caduti che riposano nel cimitero di guerra della Brigata “Sassari”, a quota 1.600 metri di Monte Zebio, nel Comune di Asiago.
Con la presentazione del libro L’Angelo del Grappa, evento tenutosi il 28 novembre scorso a Noale (VE), in collaborazione e col patrocinio dell’Assessorato alla Cultura dell’Amministrazione noalese, abbiamo iniziato a focalizzare l’attenzione anche sul settore “di casa”, dove 98 anni fa correva il Fronte del Piave, nell’ambito del quale il Massiccio del Monte Grappa costituiva la cerniera difensiva che saldava le posizioni italiane della pianura con quelle montane dell’Altopiano di Asiago.
Riteniamo opportuno ricordare che fu sul Monte Valderoa, nel Massiccio del Grappa, nei cupi giorni di dicembre del 1917, conseguenti alla ritirata dell’Esercito Italiano al Piave, che i Sardi del 45° e 46° Reggimento Fanteria della Brigata “Reggio”, resistettero saldamente ai ripetuti attacchi dei reparti austro-tedeschi, meritando la Medaglia di Bronzo al V.M. alle Bandiere dei due reggimenti.
Fu ai Solaroli, al Col Moschin e sull’Asolone, nel Massiccio del Monte Grappa, che dimostrarono il loro valore gli Arditi del IX Reparto d’Assalto, mobilitato dal Deposito del 45° Reggimento Fanteria di Ozieri, in Sardegna. Tra essi il Ten. Maurizio Zanfarino, da Sassari, zio materno del compianto Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, caduto a Col della Berretta il 28 novembre 1918 e decorato con la M.O. al V.M.
Qualche settimana prima, l’11 settembre 1918, cadeva sul Monte Grappa Antonio Zicchi, da Sorso, nel Distretto Militare di Sassari, classe 1898, Soldato del 22° Reggimento Fanteria della Brigata “Cremona”, anch’esso composto in gran parte da Sardi.
Antonio ZICCHI, che Loris Giuriatti ha posto in risalto nel suo primo romanzo, era un semplice e fiero contadino di Sardegna, venuto a morire quassù, in terra veneta, 12 giorni prima del compimento del suo ventesimo anno di età, il cui nome ora è eternato nelle bronzee lapidi del Sacrario Militare di Cima Grappa, anche se, chi lo andrà a cercare, lo troverà fra i Caduti il cui cognome inizia con la lettera F e non la Z … ma il motivo di simile incongruenza, insieme a tutto il resto del misterioso intreccio di fatti e personaggi, lo si scoprirà solo leggendo L’Angelo del Grappa!
Scopro oggi questo racconto che mette in risalto le vicende di un soldato sardo, Antonio Zicchi, il fratello di mio bisnonno. Egli dopo una lunga ricerca nei diversi archivi sardi è stato ritrovato dalla sottoscritta , nell’ormai lontano 2006. Grazie alla mia richiesta di informazioni al Ministero della Difesa, Antonio ha potuto rivedere il suo cognome nell’epigrafe. Antonio Fichi è tornato ad essere Antonio Zicchi. Dopo diversi anni da questa scoperta la causalità mi ha portato a conoscere Davide Pegoraro e attraverso lui Loris, che mi ha chiesto di poter usare il nome e ciò che io ho scoperto nel suo romanzo. Nel 2009 sono stata per la prima volta sul Sacro Monte ad onorare zio Antonio. Da quel momento in poi torno in quel luogo molto spesso. Mi sento molto legata alla terra Veneta … lì oltre ad aver ritrovato il caro zio Antonio ho visto nascere delle amicizie profonde.
Mi piacerebbe un giorno avere l’occasione di raccontarvi la storia del mio caro congiunto Antonio Zicchi.
Cordiali saluti
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