Sono trascorsi cento anni da quando il Corriere della Sera del 17 novembre 1915 informava sulla conquista di queste due trincee nel Carso Isontino, strenuamente difese dalle truppe austroungariche:
“Questa se non erriamo è la prima volta che il bollettino di guerra indica il nome di una Brigata in un fatto d’ armi”. Il Comando Supremo ha sentito il bisogno di proclamare al paese l’elogio della stupenda legione di prodi che attinge così il massimo onore in una guerra nazionale, seguita da tutto il popolo con ardente ansia e con incrollabile speranza. Le altre Brigate le quali compiono il loro dovere non sono diminuite dall’elogio di quest’una. Soldati d’ogni regione accennavano , con fraterno orgoglio, ai due magnifici reggimenti. I forti non invidiano i forti. Forti, semplici, intrepidi sardi, figli dell’Isola nel cui nome il fato della Patria avviò sotto i principi di Savoia le prime milizie moderne – le “truppe sarde “ della dinastia predestinata – da quasi mezzo anno voi combattete per l’ascensione d’ Italia. Così vi giovi, nel cuore pieno anche della piccola patria in mezzo al mare, sentire il debito di gratitudine che per voi si accresce nel sangue, dei Governi e dei Parlamenti verso l’Isola vostra: annoso debito di giustizia, che dovrà essere animato, nei giorni della pace e nel nuovo rigoglio di opere civili, da una più alta e sollecita volontà di riconoscente amore.”
Questo articolo faceva riferimento al seguente Bollettino di Guerra emanato dal Comando Supremo del Regio Esercito
“ Sul Carso è continuata ieri l’azione. Per tutto il giorno l’artiglieria nemica concentrò violento e ininterrotto fuoco di pezzi di ogni calibro sul trinceramento delle Frasche, a fine di snidarne le nostre fanterie. Gli intrepidi Sardi della Brigata Sassari resistettero però saldamente sulle conquistate posizioni e con ammirevole slancio espugnarono altro vicino trinceramento detto dei Razzi. Fecero al nemico 278 prigionieri dei quali 11 ufficiali”.
Alcune note storiche: Nei mesi precedenti, i continui e stressanti combattimenti del primo turno di linea avevano messo a dura prova le energie dei fanti sardi, (255 caduti e 1798 feriti) e pertanto, dopo aver trascorso un mese di meritato riposo e dopo aver rimpolpato le proprie file con l’arrivo di 1700 complementi dalla Sardegna, nel mese di ottobre del 1915, la Brigata Sassari si trova a disposizione del XIII C. A. e subito dopo, ai primi di novembre, riceve l’ordine di andare nuovamente in linea.
13 Novembre 1915 Sagrado: Trincea delle Frasche – Trincea dei Razzi
Il 151° Reggimento è in linea davanti alla trincea delle Frasche, il I e il II battaglione del 152° Reggimento si trovano davanti alla così chiamata Trincea dei Razzi. Alle ore 15.00, dopo ore di bombardamento sulle trincee e sulle opere di difesa balzano all’attacco i lanciatori di bombe volontari, gli stessi che alle prime ore del giorno avevano fatto saltare in aria i reticolati e tutti i relativi sostegni, seguiti subito dopo dagli speciali plotoni d’assalto. In un attimo si trovano tutti nella trincea avversaria, dove le baionette sostituiscono le bombe in un tremendo corpo a corpo. Le file degli attaccanti si sfoltiscono sotto l’intenso fuoco delle mitragliatrici e dell’artiglieria nemiche. Vengono sollecitati i rinforzi. A destra la trincea dei Razzi per un contrattempo non è stata assaltata dal 152° e per gli austriaci sarebbe stato facile far partire un contrattacco da quella posizione. Per il momento gli intrepidi fanti riescono a respingere i numerosi contrattacchi nemici, ma rimane indispensabile la conquista di quella trincea. Nel giorno seguente vengono predisposte tutte le condizioni favorevoli a un nuovo attacco; la notte alquanto fredda trascorre interminabile. La distribuzione del rancio non è stata possibile e i soldati attendono nel fango sotto una pioggia insistente. Alle 06.00 il 152° reggimento attacca di sorpresa, coadiuvato alla sinistra da una rapida manovra condotta dal II battaglione dello stesso reggimento. 45 minuti più tardi la trincea dei Razzi è occupata, ma nel frattempo ecco un contrattacco nemico, programmato, forse, per rioccupare le Frasche. La battaglia è intensa, uomini e cose sono indistinguibili e inseparabili; tutt’ attorno prevale un inarrestabile affannarsi,. Tutto è confusione e distruzione, mentre i feriti invocano e i moribondi rantolano inascoltati. I duellanti urlano selvaggiamente e le esplosioni si succedono con un frastuono insostenibile.
Così Leonardo Motzo descrisse la battaglia nel suo libro “Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari”: “ Visione orrenda , sacchi a terra sventrati, fucili spezzati, elmetti, tascapani, rotoli, uomini morti e feriti, buche profonde, fumo, polvere, reticolati infranti, tutto un caos senza nome e senza colore, tutto una rovina. La natura stessa congiura contro i prodi: un acqua continua, insopportabile; un cielo plumbeo, irato; la necessità di restarsene accovacciati fra le macerie delle trincee, nel fango, rannicchiati per sfuggire ai proiettili che piovono d’infilata e di fronte: impossibilità di muoversi, di mangiare: il freddo che agghiaccia le ossa, un terribile dolore ai piedi che si gonfiano producendo un insostenibile formicolio in tutta la persona. Lamenti acuti dei feriti e dei moribondi, lamenti fiochi e strazianti degli assiderati che tremano senza più coscienza e che muoiono senza poter essere soccorsi, col fucile fra le ginocchia, e rimangono così con gli occhi sbarrati, con la faccia nera e gonfia, in paurosi atteggiamenti.
Altre note dei corrispondenti di guerra nel Carso:
Dal Corriere della Sera
“La costituzione di una forte linea nel varco formatosi tra le vicinanze di Boscomalo e quelle di Castagnevizza, è stata l’ultima manovra della battaglia. Ed è l’ala destra, l’ala immobile, che ha portato fino all’ultimo il peso di un sacrificio necessario, la passività della vittoria. Questa notte un altro attacco è piombato su di lei. Gli austriaci hanno sferrato un assalto di sorpresa per riprendere la trincea di Lucatic. Contavano sulla mortale stanchezza del quarto giorno di combattimento per arrivare sui nostri addormentati. Quatti, quatti gli assalitori si sono avvicinati ai parapetti e all’improvviso hanno cominciato un lancio di bombe a mano. Ha risposto un urlo selvaggio. Erano capitati addosso ad un reparto di sardi, che sono saltati fuori alla baionetta, subito esasperati, inferociti, veementi. Vi era un barlume di luna che permetteva di vederci, vagamente. Una parte degli austriaci è fuggita. Quelli che hanno accettato la lotta sono morti, tutti, in un corpo a corpo breve e impetuoso. Tutti meno uno. Un austriaco non è fuggito e non si è difeso, afferrato per la vita nella colluttazione, si è abbandonato come un fantoccio. Il soldato nostro che lo aveva assalito, sorpreso da quest’ inerzia, lo ha rovesciato a terra e lo ha guardato. Era un ufficiale ubriaco”.
Dalla Stampa:
Ammirevole slancio delle truppe italiane sul Carso.
“Al Carso dice il comunicato, l’azione continua. Ieri era stato dai nostri, con un brillante attacco, espugnato, il trinceramento detto delle Frasche, a sud ovest di San Martino. Il nemico, che come è noto, dispone di numerose artiglierie e può rapidamente muoverle e concentrarle, valendosi di ferrovia Decauville e delle numerose strade già preparate dal tempo di pace, decise di riprendere con un contrattacco il su detto trinceramento. Pertanto lo batté da prima a lungo e violentemente con il fuoco di numerose sue artiglierie, dei più differenti calibri, per snidare dalla posizione le nostre fanterie, e poi, reputando di aver raggiunto lo scopo, lanciò all’attacco le sue fanterie. Ma, i sardi della Brigata Sassari, tenaci come è tenace il carattere dei fierissimi isolani, non solo non si lasciarono smuovere da quelle posizioni dal fuoco delle artiglierie, non solo ributtarono sanguinosamente le fanterie austriache che, montando all’attacco, credevano se mai di trovare uomini storditi, disfatti e ubriacati dal turbine delle loro granate, ma presa alla loro volta l’offensiva sul nemico che non aveva misurato quale avversario avesse di fronte, conquistavano il prossimo trinceramento detto dei Razzi e vi prendevano dentro ben 278 prigionieri non feriti, di cui ben 11 ufficiali.
Dalla Sera:
Gli intrepidi sardi.
“La magnifica lotta continua sul Carso, e nuova e caratteristica, nel bollettino che parla delle battaglie appena combattute, è una frase che ricorda: “Gli intrepidi sardi”. E’ la prima volta che Cadorna ha quest’accenno regionale. Prima d’ora ci parlò più volte degli alpini, dei fantaccini, degli artiglieri, del genio, ci parlò poco della Cavalleria, che non ebbe finora, e non poteva avere, in questa guerra, una parte notevole e distinta, ma se parlò d’armi, non ci parlo mai di formazioni regionali. Siamo lieti che il primo accenno onorevole sia quello ai forti isolani, dei quali l’Italia dovrà, dopo la guerra ricordarsi più di quanto non se ne sia ricordata sino ad ora, dei gloriosi isolani, i quali meno di tutti potevano sentire la pressione, e l’oppressione, dello straniero spintosi nel nostro territorio”.
Dal Giornale d’Italia:
Il Comunicato di Cadorna.
“I valorosi soldati dell’Isola di Sardegna, che già tante volte sono stati citati all’ordine del giorno, per atti di coraggio compiuti in piccoli combattimenti, ai quali parteciparono con reparti poco numerosi, e mescolati a soldati d’altre regioni, hanno potuto ieri l’altro sul Carso dimostrare la tenacia e l’eroico coraggio della loro razza; il nemico incominciò dalla mattina un indiavolato cannoneggiamento contro alcune nostre posizioni, difese appunto dalla Brigata Sassari, e continuò senza interruzione fino alle ore avanzate del pomeriggio, con l’evidente intenzione di gettare il disordine nelle trincee, per poi rioccuparle con un avanzata delle fanterie. Ma, il tentativo ebbe risultato completamente opposto a quello sperato. I sardi non indietreggiarono di un passo sotto il tempestare della mitraglia, ed al momento opportuno uscirono sì dalla trincea, ma per slanciarsi alla conquista d’altre posizioni del nemico. Essi infatti riuscirono ad impadronirsi di un vicino trinceramento detto dei Razzi togliendo al nemico 278 prigionieri tra i quali 11 ufficiali”.
Mitraglieri della Brigata Sassari, mentre attraversano il ponte di Sagrado per partecipare alla battaglia del mese di novembre 1915.
Da Paginas eroicas:
A SA BRIGADA SASSARI
Su duru Carsu lis ponede in vista
Sos caros litos de s’isul’amada,
Est lugubre sa notte, m’ant sa triste
Visione de morte allontanada
E, current che leone a sa conchista,
Had’ istranos bagliores dogn’ispada
Conchistende, o sublimes epopeas
De sas Frascas e Razzos sas trinceras.
Tragica est, s’ora, in vampa e fogu ardente
Si trasformant, e tristu campusantu
Sas leadas trinceras, ma niente
Podet diminuire s’agguantu
D’ogn ’inimigu assaltu pius furente
In sa muraglia umana, s’est infrantu
Veru cun nou samben l’hant pagadu
Ma, su samben fraternu hant vendicadu.
O grand’Isula posta in su Tirrenu
De virtudes mirabiiles padrona,
Cun su coro e martirios pienu
Mira su Carsu insambenadu intona
Po tantos fizos tuos cun serenu
Coro mortos po s’itala corona,
Paghe, paghe o eroes de Sardigna
Istirpe noa de s’antiga digna!
Sagrado Novembre 1915
ALLA BRIGATA SASSARI
Il duro Carso le mette in vista
Le care pietre dell’isola amata,
E’ lugubre la notte, mi hanno
allontanato la triste visione della morte
E, corrono come leoni alla conquista
Ha strani bagliori ogni spada
Conquistando, o sublimi epopee
Delle Frasche e dei Razzi le trincee.
Tragica e l’ora, in fiamme e fuoco ardente.
Ritrasformano in un triste camposanto
Le trincee prese, ma niente
Può diminuire il mantenerle:
Ogni assalto nemico più furioso
Contro la muraglia umana si è infranto
Vero lo han pagato con nuovo sangue
Ma, il sangue fraterno han vendicato.
O grande isola situata nel Tirreno
Padrona di virtù mirabili,
Con il cuore pieno soffrenze
Mira il Carso insanguinato, intona
Per tanti figli tuoi con cuore
Sereno morti per l’italica corona,
Pace, pace o Eroi di Sardegna
Nuova stirpe degna dell’antica.
Gavinu Ruggiu da Bosa.