E pensare che questa è stata la terra dell’uomo più vecchio del mondo. Si chiamava Antoni Todde, pastore di Tiana, nato nel 1889 e volato in cielo nel 2002 alla ragguardevole età di 113 anni. Lui era finito nel Guinness dei primati, ma il fatto è che qui in Sardegna c’è un battaglione intero di vegliardi (360) decisi a mettere il piedino dentro il libro dei record. Intanto ci resta un’intera famiglia, i Melis di Perdasdefogu, nidiata col gene dell’eternità nel sangue. Insomma, l’Isola è l’unica Blue Zone (aree in cui vivono più centenari) in Italia e la prima di altre quattro in tutto il pianeta, conta il più alto numero di inossidabili rispetto alla popolazione (25 su 100 mila abitanti, la media è di 14) – eppure siamo riusciti a farci fregare la bandiera della longevità dalle Marche che a Expo (con tanto di padiglione super attrezzato e uno showroom in città) sta raccontando al mondo di essere la regione italiana in cui si vive più a lungo. La terra della longevità. Questione di brand, di messaggi accompagnati da campagne di marketing ed effetti speciali, di fondi spesi (un milione 539 mila euro) per dire che lì – grazie al vino e all’olio buoni, nonché all’aria fina e all’assenza di stress – si campa più che altrove, gli uomini 80 anni in media e le signore addirittura cinque di più. Generazioni ragazzine per i vegliardi sardi, figurarsi. Ma tant’è: la Regione Le Marche ha fatto prima della Regione Sardegna a sventolare la bandiera di lunga vita, ed è per questo – giusto perché ci siamo fatti fregare da sotto al naso un record solo nostro – che la Giunta Pigliaru ha dovuto ripiegare sullo slogan della qualità della vita. C’è da sottolineare che una maggiore presenza di spirito la si sarebbe dovuta avere nel 2013, quando ancora il palazzo di viale Trento era abitato dalla Giunta Cappellacci e le Regioni – in vista dell’esposizione universale di Milano – dovevano correre per accaparrarsi uno dei quattordici grandi temi: ambiente, paesaggio, benessere eccetera. Le Marche fu la più veloce e si vantò della propria longevità presentando uno studio di Coldiretti che decantava i prodotti agricoli del territorio. Quanto alla Sardegna, alla sua Brigata Sassari di centenari, al riconoscimento Unesco della dieta dei pastori (latticini, legumi, carne qualche volta) come patrimonio dell’Umanità – beh, ha perso un’occasione d’oro. Ha perso l’occasione di ribadire l’unicità del proprio primato. «Certo – ammette Roberto Pili, medico e presidente della Comunità mondiale della Longevità -, la Sardegna che vanta una delle cinque Blue Zone al mondo e una corposa messe di importanti studi scientifici, tra i più importanti a livello internazionale, avrebbe avuto i titoli per vedersi riconosciuto il tema della longevità all’Expo di Milano. Ma – aggiunge – devo dire che il tema della qualità della vita, grazie anche agli sforzi della Regione e all’apporto di esperti e studiosi che si sono succeduti nei numerosi dibattiti pubblici, è riuscito a far risaltare comunque la longevità dei sardi come frutto prezioso delle eccellenze ambientali, agroalimentari e degli stili di vita salutari». Insomma, avvisa il dottor Pili, «il messaggio “L’eccellenza della qualità della vita dei sardi è propedeutica alla longevità” direi che è passato». È passato perché, a dirla tutta, gli esperti di longevità come Roberto Pili, Luca Deiana, Gianni Pes sono volati a Milano per raccontare dei loro studi, delle vecchie querce che vivono soprattutto tra l’Ogliastra e la Barbagia di Seulo; del caso di Teulada che su 3700 abitanti ne conta 352 sopra gli 80 anni, 80 sopra i 90 e, va da sé, ben cinque centenari (nel 2016, se Dio vuole, saranno otto). Hanno parlato della struttura genetica del popolo sardo. E dello stile di vita dei nostri vecchi, dell’alimentazione, della loro fede nel cielo. Di uomini e donne di ferro. Quale storia può avere fascino più grande? «La Regione Le Marche sostiene di avere i numeri della longevità, ma non è così. In ogni caso, su questo tema la Sardegna non ha certo lasciato loro campo libero». L’assessore al Turismo Francesco Morandi dice che alla fine con questo tema della qualità della vita «ci è andata pure meglio». Intanto, avvisa, «dico subito che non è stato affatto un ripiego. Non volevamo far passare il messaggio di un’Isola per vecchi, bensì l’idea di una terra in cui si vive bene e più a lungo. È con questo filo rosso che abbiamo parlato di longevità, eccellenze dell’agroalimentare, qualità ambientale, innovazione sostenibile». Un programma che, puntualizza, «non è certo uno spot, non sparisce a fine mese quando si spegneranno le luci dell’Expo. Noi lo vediamo in prospettiva, è il patrimonio che ci porteremo alle fiere e agli eventi dei prossimi anni».
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Come al solito……