di Viviana Bucarelli
Quando Claudio Corona è arrivato a New York nel 2000, ha lavorato per parecchi mesi come conducente di autobus e in una ditta di traslochi di opere d’arte. Ma, contemporaneamente, s’è iscritto anche ad una scuola di inglese per imparare la lingua. Poiché, fin dall’inizio aveva ben chiari i suoi obiettivi e i suoi sogni.
Nato e cresciuto a Nuoro, ma proveniente da una famiglia originaria di Calangianus, Claudio, che ha ora 43 anni, aveva una solida esperienza alle spalle, nell’imprenditoria e nella ristorazione, sia in Sardegna che in Toscana, dove ha fatto l’università. Ma dopo essersi trovato a dover affrontare alcune serie difficoltà, aveva deciso di ricominciare da capo. Fino alla fine degli anni ’90 non conosceva New York e non ne era particolarmente attratto, ma dopo una vacanza, il brulichio operoso della città lo fa ricredere e comincia a pensare che questo sia il posto giusto per cominciare un nuovo business. Progetta quindi allora d’aprire qui un “wine bar” all’italiana. Il suo datore di lavoro nella ditta di traslochi, un italo-americano con la passione per la ristorazione, gli dice “I want to open a pizzeria!”. Ma Claudio non ha alcuna intenzione di aprire una pizzeria ed aspetta. Vuole aprire un locale che abbia una lista di vini di prima scelta e prodotti di qualità eccellente che provengano prevalentemente dalla sua Isola. Dopo molto lavoro e fatica, il progetto sembra poter andare in porto e anche il potenziale socio ne è convinto. Ma l’11 settembre del 2001 accade l’inimmaginabile. Il mondo ha una battuta d’arresto, bisogna rimandare. Dopo un periodo di ragionevole attesa, Claudio e sua moglie Rossana si rimboccano le maniche e si mettono al lavoro. Nel 2002 aprono D.O.C. Wine Bar, nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyn. “Tutti volevano scappare da Manhattan in quel periodo, raccontano. Quindi abbiamo scelto Williambsburg”. E poi il quartiere è in piena ascesa, diverse case vengono costruite o ristrutturate, sorgono nuovi negozi un po’ dappertutto, aprono qui diverse gallerie d’arte, la zona inizia ad essere il centro di raccolta degli artisti di tutta la città che qui lavorano e vivono. “Era bellissimo in quegli anni, ricorda Claudio, si respirava la creatività nell’aria. Venivano qui da D.O.C. moltissimi artisti, restavano qui a mangiare, bere e chiacchierare tutto il giorno”. Nel corso poi di questi anni il quartiere è un po’ cambiato, gli artisti si sono un po’ dispersi per tutta la città, ma è sempre meta privilegiata di molti giovani e si evolve continuamente. Intanto D.O.C. è diventato meta privilegiata di intenditori di vino e di buon cibo di tutta la città. Ci si arriva facilmente da Manhattan con la metropolitana, è la prima fermata, appena passato il fiume. “All’inizio, i clienti venivano qui e mi chiedevano il Merlot, il Pinot, il Chianti, i vini che qui sono conosciuti e che si trovano dappertutto mentre io gli proponevo il Cannonau, il Monica, il Vermentino, di cui non avevano mai sentito parlare fino ad allora ma che poi li lasciavano piacevolmente sorpresi. Ed ora ne sono diventati degli habituées.” D.O.C. è un locale piacevolissimo, con due diversi ambienti, uno molto newyorkese, romantico, con le luci basse e i tavolini rustici di piccole dimensioni; l’altro più ampio e spazioso con arredi ispirati al paesaggio e all’artigianato del nord Sardegna. Ci sono dei clienti abituali che vengono ogni settimana. L’atmosfera concilia il meglio di un ristorante di qualità e di un luogo dove sentirsi a casa tra amici. Un gruppo di ragazze di origine orientale chiacchiera vivacemente e sorseggia un Cannonau; una coppia giapponese cena con a fianco il passeggino della bambina di qualche mese che indossa un kimono così come i suoi genitori; ci sono coppie innamorate e gruppi di amici, tra cui anche un piccolo drappello di italiani (e di isolani), clienti affezionatissimi. Il menù di D.O.C. propone una vastissima scelta di antipasti italiani e sardi, panini (che portano i nomi dei diversi paesi della Sardegna), i taglieri di formaggi e salumi, insalate e crostoni al forno con la base di pistoccu, nonché una selezione di piatti del giorno ad opera dello splendido chef Stefano Baldantoni che ha un curriculum di prim’ordine ed un tocco magico per qualsiasi pietanza. Le sue trofie al vino rosso e al formaggio di capra e i passatelli fatti a mano non si dimenticano ed il suo tiramisù, come ha scritto su una recensione online una cliente, “fa sognare”.
Nel prossimo futuro Claudio vorrebbe aprire un negozio di alta gastronomia, far procedere il progetto della scuola di cucina e far conoscere sempre di più la Sardegna e le sue uniche qualità. E non v’è dubbio che, a tempo debito, porterà a buon fine anche tutti questi progetti. Claudio e Rossana hanno ormai messo su casa stabilmente a New York, dove è anche nata la loro bambina, due anni fa. Vivono a pochi isolati da D.O.C., con una bella vista sul fiume. Ma vengono in Sardegna ogni volta che possono. “Come si potrebbe fare altrimenti?” dice Claudio.
Che bella storia! Grazie per averla fatta conoscere 🙂
complimenti
complimenti per il vostro coraggio AUGURI DI OGNI BENE PER IL NUOVO 2015 il mio sogno è poter esporre a N.Y potete indicarmi qualche galleria d’ARTE CHE SIA INTERESSA AD ESPORRE OPERE DEL MONDO CELTICO? VI SALUTO CON UN PENSIERO
…IL TEMPO IL DESIDERIO… IL SOGNO…
LA MENTE UMANA E IL COSMO SIANO UNITI
AFFINCHE’ GLI INFINITI VAGABONDAGGI DEL PENSIERO
CI PORTINO AL PASSATO PER CONDURCI POI
VERSO L’ ELISIR DELLA C O N O S C E N Z A.
in fraterna amicizia gino boy
P.S. sono un pittore scultore ceramista
Il mio nome è gino boy nato in sardegna ma vivo a Rieti.
grato della Vostra gentile attenzione Vi saluto cordialmente g.b.
Orgoglioso