di Cristoforo Puddu
Racconti brevi, con una sorprendente compiutezza narrativa che ricalca la tradizione del classico “contadu” sardo, sono quelli proposti nell’ultima fatica letteraria dal tempiese Pasquale Ciboddo. Autore assai apprezzato e conosciuto, alterna la scrittura in prosa a quella poetica (nel 1985 gli è stato riconosciuto il primo premio all’Ozieri, per la lirica “Di tandu”) e di linguista con la pubblicazione del Dizionario fondamentale Gallurese-Italiano, Sassari 2003. Già il titolo, Racconti Sardi di Gallura, delinea l’ambientazione e la prospettiva in cui si rivela l’emozione di penetrare in una particolarissima regione della Sardegna; l’universo-civiltà degli stazzi, con toccanti e spesso drammatiche vicende umane, svela il suo volto leggendario e di valori. La gradevolissima raccolta, cinque racconti in italiano e uno bilingue, è scritta con abilità e una “fluidità dello stile” che avvince e appassiona alla lettura. Finezze descrittive della natura ed essenziali pennellate a caratterizzazione dei diversi personaggi, protagonisti di storie vere con riscontri storici, rappresentano in modo efficace il passato vissuto di una comunità e di un mondo ormai scomparso. Ciboddo, con questo ulteriore lavoro che segna continuità con i Tre racconti di fine secondo millennio del 2000, si riconferma testimone e voce delle consuetudini della civiltà degli stazzi e narratore “che scava e sa scavare nella condizione e in ciò che è stato ed è l’essere umano”. La puntuale prefazione del professore Carmine Chiodo, Università Tor Vergata di Roma, analizza “la particolare e specifica” isola di Pasquale Ciboddo come rappresentativa di avvenimenti che delineano la condizione umana generale “dell’uomo che vive in ogni zona della terra”.