di Emanuele Dessì
Le ferrovie italiane hanno un doppio binario. In uno si viaggia ad alta velocità, non solo tra Roma e Milano. Nell’altro si sfreccia ad una media di 65-70 chilometri all’ora. Benvenuti in Sardegna, dove è difficile rinunciare all’automobile se, in treno, da Sassari a Olbia, vanno messe in conto quasi due ore. Mauro Pili, lo denuncia in un’interrogazione ai ministri dei Trasporti e dell’Economia. Pili parla di «Sardegna in un binario morto», anche a causa di uno scippo di 630 milioni di euro, con il contorno di «progetti nascosti» e la prospettiva nefasta di 640 milioni di euro destinabili sulla carta alla Sardegna, «ma senza alcuna traccia reale». «Si tratta di una vera e propria cancellazione della Sardegna dalle carte geografiche», denuncia Mauro Pili. «Finanziamenti dovuti, cancellati per colpa di smemorati funzionari che si dimenticano di predisporre i progetti per la rete ferroviaria sarda. Quello che è successo in questi ultimi anni, dopo l’accordo di programma quadro 2003/2004, sulle strade ferrate sarde, è assolutamente inaccettabile». Per l’ex presidente della Regione «siamo davanti ad un vero e proprio scippo compiuto nel più totale disinteresse del precedente governo regionale, che ha accettato di essere escluso dagli stanziamenti per le reti ferroviarie nazionali e ha alimentato questo atteggiamento statale con la convinzione che il gap della Sardegna sulle reti ferroviarie», aggiunge Pili, «si potesse risolvere con l’acquisto di qualche treno». Nelle diciannove pagine dell’interrogazione, il parlamentare sardo traccia un quadro dettagliato della realtà delle ferrovie nell’Isola, la cui estensione è sottodimensionata di un terzo rispetto alla media del Paese. La rete di livello nazionale (gestita da Rfi, gruppo Ferrovie dello Stato) è di 437 chilometri, il 2,6% del totale nazionale, a binario semplice, non elettrificata. L’unica tratta a doppio binario è la Cagliari-Decimomannu, 16,6 chilometri, cui si aggiungono gli 8 nel nuovo collegamento in galleria a Bonorva. Mauro Pili non dimentica il disimpegno sul fronte delle merci su rotaia (con buona pace, tra i tanti, della Keller) e i 636 chilometri a scartamento ridotto delle vecchie Ferrovie complementari, «passati alla gestione regionale con l’ingiustificabile e grave assenso della precedente Giunta regionale, ma in assenza di qualsiasi risorsa sufficiente a una seppur minima messa in sicurezza né tanto meno al suo adeguamento infrastrutturale». La riprova forse più eclatante arriva dalla Macomer-Bosa, tratta a scartamento ridotto delle ex Fds teatro di un gravissimo incidente (morirono il macchinista e due passeggeri) il 15 giugno 2007. «Non è stato, a tutt’oggi, effettuato alcun intervento». Il discorso non cambia sui binari delle FS: il 27 dicembre scorso, sulla Chilivani-Sassari, a causa di una frana, ha perso la vita il macchinista. «La tratta è a tutt’oggi chiusa all’esercizio». «Quanto accaduto negli ultimi programmi di spesa per le Ferrovie dello Stato è scandaloso», dice senza mezzi termini Mauro Pili. «I progetti previsti nel Programma operativo nazionale 2000-2006 per la Sardegna non sono stati mai eseguiti per la mancata predisposizione dei progetti da parte del responsabile delle misure comunitarie. Nel 2005 quelle risorse, 249 milioni di euro, nel silenzio più assoluto, sono state dirottate ad altre Regioni». Stesso trattamento la Sardegna ha ricevuto nel 2007, «quando il governo Prodi definiva il programma 2007-2013. Lo stanziamento nazionale previsto per i Pon Ferrovie era di 774 milioni di euro da destinare interamente al Mezzogiorno. La Sardegna viene esclusa perché, si dice, non fa più parte dell’Obiettivo 1, ma sui programmi nazionali l’inserimento nell’Obiettivo 1 non è un parametro richiesto». Il taglio è di 92 milioni. Il danno maggiore, evidenzia il deputato del Pdl, sempre nel 2007, «al momento della firma dell’ultimo contratto di programma tra Stato e Ferrovie e i relativi stanziamenti, ministro Di Pietro, assegnati con leggi finanziarie annuali». I contratti di programma (2007-2011) tagliano le regioni a Statuto speciale, nel caso della Sardegna anche perché la Regione ha accettato nel 2007 di farsi carico della continuità territoriale senza negoziare un solo euro infrastrutturale con lo Stato per le stesse ferrovie. Lo stanziamento del gennaio 2009 di 2,4 miliardi per finanziare i contratti con le FS firmati nel 2007 esclude totalmente la Sardegna. I fondi utilizzati per pagare quei contratti sono i fondi Fas, ovvero quelli destinati all’85% alle regioni del Mezzogiorno, Sardegna compresa». Con la percentuale di ripartizione di quei fondi, «alla Sardegna», fa notare Mauro Pili, «sarebbero spettati 288 milioni di euro. Invece, niente».