Gli inglesi amano la Sardegna e i sardi. Lo testimonia un recente articolo pubblicato sul The Guardian che esalta le “fantastic, gorgeous beaches” dell’isola e consiglia posti dove mangiare e dormire a prezzi molto accessibili. I sudditi di Sua Maestà la Regina amano sicuramente altre località italiane per il cibo, il vino, l’arte, l’architettura, le colline toscane, ma non per il sole e le spiagge, sostiene Liz Boulter nell’articolo. Perché non amano le spiagge lottizzate dalle concessioni degli alberghi, bar e ristoranti. Non amano le file di lettini che si differenziano solo per il colore degli ombrelloni e per la loro mediocrità “euro-pop”.
La Sardegna non è così. Lungo le sue coste le calette e le spiagge si susseguono, alcune sono parzialmente occupate dalle concessioni, ma comunque si trova tanta spiaggia libera. La giornalista demolisce poi un luogo comune: La Sardegna non è cara. Lo è nell’immaginario collettivo distorto dalla Costa Smeralda, con le sue foto patinate di barche lussose, golf e ville milionarie. Le altre località però, da nord a sud, offrono disponibilità ricettiva con prezzi sorprendentemente bassi e un’accoglienza davvero amichevole.
Quindi una considerazione poco entusiasmante per gli italiani: i prezzi nell’isola sono bassi perché i cittadini del Bel Paese attraversano tempi “euro-critici”e sono pochi quelli che possono permettersi un viaggio in Sardegna! Per gli inglesi, invece, con i voli low cost per Alghero, Olbia e Cagliari e con le attrazioni storico-culturali, il buon cibo e il buon vino, la Sardegna è l’isola ideale per le vacanze.
Fa eco al The Guardian la rivista inglese on line Metro che sostiene il primato della Sardegna su altre celebri isole, Ibiza e Mykonos in particolare. Ibiza è la patria del divertimento e Mykonos è bella, ma la Sardegna offre divertimento e bellezze naturali insieme agli abitanti super-amichevoli, oltre a tantissima storia. Richiama, secondo Metro, la Ibiza di trent’anni fa o l’isola di Mykonos prima che diventasse la Mecca dei londinesi per i party selvaggi. Basta evitare la Costa Smeralda per non essere spennati da una pizza a 100 euro e pensare ad una vacanza magari nella costa sud-est dell’isola. Anche il sito di Metro è prodigo di consigli sul “Where to stay – Where to eat – What to do – What to see” nell’isola. DH Lawrence, di cui era noto l’odio per le isole, definì la Sardegna “qualcos’altro, una terra che non somiglia a nessun altro posto” . Una terra che non fa pensare all’addio quando la si lascia, ma al prossimo ritorno.
Davvero sorprendente questa promozione inglese dell’immagine della Sardegna, sicuramente generatrice di importanti flussi turistici dalla Gran Bretagna. Peraltro gratuita, se si pensa alle ingenti risorse impegnate dalla Regione Sardegna per la pubblicità istituzionale indirizzata allo sviluppo del turismo, di cui non si hanno riscontri precisi in termini di effetti positivi prodotti. Sappiamo, ad esempio, quali sono stati i risultati dell’incarico assegnato nel 2012, e remunerato con 141.000 euro, dall’ex presidente della Regione Cappellacci alla Società Visibilia di proprietà di Daniela Santanché per la pubblicazione su “Il Giornale” di alcuni inserti dedicati alla Sardegna?
Interessante sarebbe anche sapere quali risultati stiano producendo le iniziative e le strategie della Giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru a seguito del commissariamento dell’Agenzia “Sardegna Promozione” che aveva acquisito le funzioni dei soppressi Enti Provinciali del Turismo. E’ sufficiente l’affermazione dell’assessore regionale del Turismo: “L’isola è apprezzata soprattutto per la bellezza delle spiagge, del mare e dell’interno, ma a queste attrattive principali gli utenti del web associano sempre più spesso il fascino di storia, tradizioni e cultura” , per cui la Regione perseguirà la promozione via internet “con sempre maggiori energia e convinzione, grazie alla creazione di una web agency regionale, il nuovo portale SardegnaTurismo e l’analisi dei big data“?
Se è realistico il dato fornito dalla rete attraverso le conversazioni web (57% in lingua italiana e il 43% in inglese), che ha rilevato che la Sardegna è considerata, dopo la Toscana, la meta turistica italiana più ambita, ha chiara la Regione la strategia per portare in Sardegna almeno parte di quel 57% di italiani che vorrebbero trascorrere le vacanze nell’isola ma che vi rinunciano per i costi esorbitanti dei trasporti aerei e marittimi? Va bene per gli inglesi che utilizzano i trasporti low cost per raggiungere la terra “che non assomiglia a nessun altro posto”, ma la Sardegna dev’essere preclusa agli italiani con budget medio-basso?
Pensano i professori della Giunta regionale che gli italiani che vogliono venire in Sardegna si accontentino della sconsolata dichiarazione del presidente Pigliaru a proposito delle Compagnie di trasporto da e per l’isola: “Appena arriva l’estate si sentono tutti liberi di estrarre rendita dai nostri turisti, togliendo a loro soldi che avrebbero speso nelle nostre strutture ricettive”? Possibile che la Sardegna debba non somigliare a nessun altro posto anche per l’inadeguatezza dei suoi governanti che candidamente auspicano per settembre (!!) un confronto col Governo per ottenere il “raddoppio delle risorse per la continuità territoriale, per migliorare frequenze e tratte” ?
http://www.sardegnasoprattutto.com/
Il times proprio oggi pubblica in prima pagina un articolo che invita gli inglesi a diffidare del pudding sardo.