Il presidente Salvatore Pau e l’Associazione Satta di Verona hanno deciso di festeggiare “Sa Die de Sa Sardigna” organizzando una giornata tutta sarda, da trascorrere con i soci vecchi e nuovi.
La mattina alle ore 10,00 Messa solenne presso la Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate di Chievo (VR): la Santa Messa è stata dedicata a tutti i soci defunti (un gesto per non dimenticare chi ha fatto parte del circolo di Verona negli anni passati). La celebrazione è stata accompagnata da un coro d’eccezione: “Su Cuntzertu de Sas Cunfrarias” di Ghilarza (OR). I quattro cantori con il loro canto a cuncordu hanno eseguito parte del loro repertorio ed emozionato la comunità di Chievo: molti infatti filmavano l’interpretazione, complice anche la cornice solenne della Parrocchia. Don Arnaldo Piovesan ha talmente apprezzato la presenza dei sardi che ha accettato l’invito al pranzo in associazione. Nel cesto dell’offertorio pane carasau, mustaccioli, savoiardi di Fonni e l’immancabile cannonau. Il gruppo di Ghilarza canta insieme dal 2000: Luca Schirra (sa ‘oghe), Tanino Mele (sa mesu ‘oghe), Mario Demelas (sa contra) e Giovanni Antonio Manca (su bassu) hanno tenuto a ricordare che del gruppo fa parte anche Tore Oppo (anche lui su bassu), impossibilitato a recarsi a Verona per l’evento. Questi bravissimi cantori fanno parte anche di un gruppo folk chiamato “Su Carruzu”: proprio in questi giorni stanno preparando la 18° edizione di “Ballu Sardu e Amistade”, manifestazione che si terrà a Ghilarza il giorno 11 luglio 2015.
Tutti gli invitati si sono poi spostati alla sede della Sebastiano Satta, dove i tavoli erano già pronti nel giardino esterno e, annusando l’aria, si restava inebriati da un ottimo profumino: la pecora “in cappotto”, preparata magistralmente da Maurizio Solinas, Presidente emerito dell’Associazione. Dopo l’antipasto di salsiccia sarda, olive e spianata con crema di formaggio, è stata l’ora dei malloreddus alla campidanese, particolarmente apprezzati dalle signore presenti che prendevano informazioni sugli ingredienti che rendevano il sugo così saporito. E’ arrivata la pecora bollita, accompagnata da patate e cipolle. Per finire, amaretti e papassini, accompagnati da una porzione di tiramisù, sicuramente non sarda ma ugualmente apprezzata! Mirto, filu ‘e ferru e caffè.
La musica ha fatto davvero da protagonista nella bella festa a Verona. Infatti, terminato il pranzo e tra una chiacchiera e l’altra, i cantori di Ghilarza hanno interpretato quella che è la più nota e dolce canzone d’amore sarda, che fa parte del repertorio di numerosi cori nazionali e internazionali e che è diventata quasi un inno nei circoli di tutto il mondo: No potho reposare. Molti presenti si sono uniti al coro, segno che questa splendida canzone (composta nel 1920 da Giuseppe Rachel, sulle parole della poesia A Diosa dell’avvocato sarulese Salvatore Sini del 1915) è veramente espressione del sentimento dei sardi anche lontani dall’Isola.