di Paolo Pulina
Per fortuna ci ha pensato Michele Pintore a commemorare recentemente, con due articoli sul settimanale della Diocesi di Nuoro, l’ideatore dei versi e l’autore della musica, rispettivamente, Salvatore, Badore, Sini (Sarule 1873-Nuoro 1954) e Giuseppe Rachel (Cagliari 1858-Nuoro 1937), di “A diosa” (all’amata), la canzone d’amore meglio nota come “Non potho reposare” che è uno straordinario documento linguistico e musicale di “sardità” di cui vanno orgogliosi i residenti in Sardegna e, in maniera ancora più emotivamente coinvolgente, gli emigrati. Data la facilità con cui questa canzone può essere memorizzata e cantata e dato il tema universale che tratta, “Non potho reposare” è entrata nel repertorio di moltissimi cori prima di tutto in Sardegna ma anche nell’Italia continentale, in Europa e nel mondo.
Pintore si è occupato di Sini (“Così nacque un capolavoro. La storia nei diari inediti del poeta”, “L’Ortobene”, 1° marzo 2015; il pezzo è reperibile on line in
http://cronachenuoresi.it/2015/03/03/non-potho-reposare-compie-100-anni/ ;
https://sardegnaterramia.wordpress.com/2015/03/07/a-cem-anos-atras-nascia-a-cancao-simbolo-da-sardegna-non-potho-reposare/ ) e di Rachel (“Il maestro Giuseppe Rachel, compositore dimenticato. Discendente di una stirpe di musicisti parmensi musicò ‘A diosa’ nel 1921”, “L’Ortobene”, 19 aprile 2015; il pezzo è reperibile on line in
http://cronachenuoresi.it/2015/03/20/non-potho-reposare-di-giuseppe-rachel-una-melodia-di-cento-anni-fa/ ) nella ricorrenza del centenario della composizione dei versi da parte dell’avvocato di Sarule, celebrato almeno dal paese natale nell’aprile 2003 in occasione del 130° anniversario della nascita con i ricordi di Flora e Agostino (due dei numerosi figli di Sini) e con una approfondita ricerca degli alunni della scuola media.
Tonino Puddu, autore di “Cantare la Sardegna” (Cagliari, Della Torre, 1993), volume in cui sono trascritte e tradotte le prime tre sestine (dei primi sei versi viene dato anche lo spartito) definisce “Non potho reposare” «canzone di tipo “romantico”, definita da più parti la “classica serenata sarda”, musicata originariamente per tenore solo e pianoforte; la stessa fu poi ripresa e armonizzata, con varie versioni, da diversi direttori di cori sardi».
Su “Non potho reposare” e i suoi creatori è interessante anche un articolo di Antonio Strinna pubblicato nella rivista musicale “Sonos & Contos” del mese di febbraio 2008:
http://www.cantosardoachitarra.it/dettaglio.php?id=480
Per ricostruire l’opera dei musicisti della famiglia Rachel non si può prescindere da questi due saggi: Giuseppe Crobu e Riccardo Zini “Una famiglia per orchestra: La storia dei Rachel in Sardegna” (in “Bollettino bibliografico e rassegna archivistica e di studi storici della Sardegna: [quaderni del Comitato di Cagliari dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano], pp. 36-38, fascicolo a. 1997: v. 14: n. 23, 1997: dicembre); e Fabrizio Usai, “Che musica maestro: musica popolare in Sardegna negli anni venti e trenta e il ruolo di Luigi e Giuseppe Rachel” (in “Almanacco gallurese”, pp. 258-267, fascicolo a. 1999: v. 7, 1999/2000).
Tutti i pregevoli scritti che ho citato non possono sostituire però una monografia, un libro intero in cui sia sviluppata, sulla base dei documenti originali, la storia della «canzone più bella del mondo»: così Luigi Manconi nel suo volume “La musica è leggera” edito da Il Saggiatore nel 2012:
Ebbene, lo scrittore in lingua sarda Salvatore Patatu, invitato, nella mattinata di domenica 24 maggio, dal Circolo culturale “Sardegna” di Monza-Concorezzo-Vimercate, presieduto dall’attivissimo Salvatore Carta, per commemorare degnamente il centesimo anno di vita di “A diosa”-“Non potho reposare”, riprendendo e ampliando le informazioni già date nell’intervista che mi concesse nel giugno 2012 e che ho segnalato con il link qui sopra, ha comunicato in anteprima la notizia che Agostino Sini, figlio di Badore, sta preparando la pubblicazione del diario del padre, da far uscire verosimilmente entro la fine di quest’anno. Quest’opera a stampa chiarirà i momenti cruciali della creazione e delle prime esecuzioni di “A diosa” e della corrispondente risposta femminile (“A diosu” – all’amato – scritta sempre da Sini) e tutti i passaggi della vita di una personalità come l’avvocato Badore, la cui memoria si sarebbe probabilmente persa se non avesse legato il proprio nome alle parole di uno dei più bei canti della musica popolare sarda.
Patatu, che è in contatto con gli eredi Sini e Rachel, ha presentato diversi documenti sonori e cartacei in esclusiva: ha fatto ascoltare la prima registrazione della canzone, datata 1921 (la musica originaria era quella di un ballabile a tempo di mazurka), arrivatagli da Liverpool; ha fatto vedere il frontespizio dello spartito originale; ha richiamato citazioni da un’opera di Enzo Espa e Tonino Vargiu, “Nuoro nell’opera di Badore Sini e Peppino Rachel: due cuori nella cultura nuorese degli anni venti e trenta” che nessuna biblioteca pubblica risulta possedere.
Sono certo che, dopo quello di Monza, altri circoli degli emigrati sardi non perderanno l’occasione di valorizzare, prima e dopo l’uscita di questo attesissimo contributo editoriale di Agostino Sini, il centenario della composizione dei versi della canzone che, fatta conoscere nelle comunità presso le quali gli emigrati hanno trovato il lavoro e fissato la residenza, ha attirato correnti vive di simpatia nei confronti delle “radici” culturali sarde di cui essi sono infaticabili, positivi “portatori”.
Salvatore Patatu ha anche invitato il Circolo sardo di Monza a farsi promotore di una petizione perché in qualche città o paese della Sardegna venga intitolata una via al “dimenticato” maestro Giuseppe Rachel: a Badore Sini almeno questo riconoscimento morale è stato riservato!
Salvatore Carta, accogliendo la richiesta, ha assicurato che il direttivo del Circolo valuterà anche la possibilità di realizzare un murales in ricordo degli autori di “Non potho reposare” nel muro di Via Col di Lana a Monza, vicino a quelli già dedicati a Grazia Deledda nel 2013, per i cento anni di “Canne al vento”, e nel 2014 a quello consacrato all’amicizia fra sardi e brianzoli nel nome di Sebastiano Satta e di Paolo Mantegazza.
L’incontro monzese si è chiuso con la lettura di tre poesie dedicate alla Sardegna dalla vicepresidente del Circolo sardo, Ofelia Usai, originaria di Gadoni, e con la lettura di un messaggio della poetessa Antonetta Carrabs che ha preannunciato una iniziativa ulteriore a Monza su “Non potho reposare”, da parte della locale “Casa della poesia”.
Salvatore ha scritto: “Grazie Massimiliano Perlato, grazie Paolo Pulina, grazie Salvatore Patatu, grazie Ofelia Usai..è stata una bella mattinata culturale.Saludi e trigu tottus!”
Come compaesana di Vadore Sini mi sarebbe piaciuto esserci