di Maria Vittoria Dettoto
Arrivi ad Arborea, piccola cittadina nei pressi di Oristano e hai la sensazione che il tempo si sia fermato al 1930: uno spettacolo. Una perla nata dal fango. Una sorta di miracolo sociale ed economico, nato nel 1928 nel corso della prima bonifica integrale in Italia, la bonifica dello stagno del Sassu, per evitare il proliferare della malaria. Arborea è la prima città di fondazione del fascismo, per questo soprannominata Mussolinia, alla quale ne seguiranno altre in Italia. L’ultima in ordine cronologico sara’ Carbonia. Sul finire degli anni ’20 la Società Bonifica Sarda, partecipata del Credito Italiano, iniziò a i lavori per portare l’energia elettrica in Sardegna attraverso lo sfruttamento dell’acqua per uso agricolo. L’iniziativa della SBS, venne sostenuta dal deputato Felice Porcella di Terralba. La bonifica è stata agevolata dalla vicinanza al Tirso e venne portata avanti grazie all’impiego di manovalanza sarda:migliaia di persone hanno trovato lavoro tra quel fango tra cui anche due ingegneri di Masullas che divennero poi famosi in tutta l’isola. Ma i sardi erano restii a vivere in campagna: preferivano svolgere il proprio lavoro per poi tornare nelle proprie case in città. Per questo motivo vennero importate dal Friuli, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia intere famiglie di contadini ed allevatori, ad ognuna delle quali venne attribuito un proprio compito: i friulani e gli originari del Polesine ad esempio si occupavano delle mucche. I siciliani degli agrumi e della frutta. Arborea inizia dunque a crescere e a fiorire. La SBS nel corso della riforma agraria di Segni, decide di dismettere le aziende agricole e di dare la possibilità a coloro che lavoravano le terre di diventarne proprietari. A quel punto molti sardi diventarono proprietari di aziende che un tempo erano in mano ai continentali, alcuni dei quali fecero rientro nelle loro regioni d’origine con l’esplosione del boom economico degli anni ’60 che investì tutta Italia ed ebbe fulcro nel triveneto, ma molte famiglie decisero comunque di rimanere in Sardegna, arrivando a essere ormai alla terza o quarta generazione di immigrati. Il nucleo storico della città sorge attorno alla chiesa di Maria Ausiliatrice, che era un tempo sede del dopolavoro operaio. Alla destra della chiesa sorge la Locanda del gallo bianco, che a bonifica in corso ne ospitava i dirigenti. Lo stesso municipio nel quale intervisto il sindaco Pierfrancesco Garau, dal quale mi faccio raccontare la città che amministra, risale al 1931 e riporta ancora oggi inalterate le caratteristiche architettoniche di quegli anni, gli infissi, gli arredi. Garau mi racconta di una città che oggi è ancora un piccolo miracolo economico. Con un territorio di 93.47 km2 ed un trend di crescita della popolazione in controtendenza rispetto ai paesi limitrofi, con tasso di natalità superiore a quello di mortalità ed un elevato numero di bambini tra i 0 ed i 6 anni, rispetto al totale degli abitanti che sono intorno ai 4.000, Arborea rappresenta un miracolo economico perché qui tutto ciò che nasce e cresce si basa sulla cooperazione. L’economia della città si basa sull’allevamento e la coltivazione di frutta e verdura, tra cui spiccano le fragole, le melanzane, i peperoni. Il territorio conta circa 200 aziende che allevano 35.000 capi bovini, il cui latte viene conferito alla cooperativa 3A di Arborea che oggi fattura 130.000.000 di euro l’anno, producendo latte e derivati del latte. La cooperativa produttori contiene invece sia i soci delle aziende zootecniche che quelli delle aziende ortive di Arborea, più alcune aziende del Nord Sardegna che producono carni bovine allevando razze quali charolaise, limousine, sardo modicane. La città è viva ed attiva anche dal punto di vista culturale. Numerose sono infatti le manifestazioni che vengono organizzate ogni anno.
Tra esse degne di nota sono la Fiera dell’agricoltura abbinata alla sagra delle fragole,che si svolge tra il 25 aprile ed il 3 maggio. Tra la 2° e la 3° settimana di luglio si organizza Festa delle Etnie alla quale partecipano i comuni gemellati ovvero Mortegliano in provincia di Udine che è il paese dal quale provenne il primo nucleo familiare “continentale”; Zevio e Villorba nel Veneto e Sermoneta in provincia di Latina. Nel corso della festa ognuno di questi paesi prepara i piatti tipici del proprio paese. A luglio si svolge anche la Festa del Cristo Redentore, patrono di Arborea che dura due settimane, anche se è molto venerato in città anche Don Bosco maestro dei salesiani, che hanno educato 5 generazioni di arborensi. Oggi purtroppo i salesiani non sono più presenti ad Arborea. A ottobre si organizza la Sagra della polenta, alla quale partecipano alcuni comuni gemellati. Arborea fa parte dell’Associazione Polentai d’Italia della quale è presidente l’arborense Sebastiano Arcai. Il 6 gennaio in concomitanza con l’Epifania, viene bruciata in prossimità del centro fieristico del paese una strega, ricostruendo una tradizione contadina importata dal Polesine, festa che prende il nome di Brusia la Veccia. Tutte le manifestazioni nascono e vengono portate avanti da un folto gruppo di persone e giovani appartenenti a associazioni quali la Pro loco, la Consulta Giovanile formata da una trentina di attivissimi giovani; giovani che per loro fortuna non hanno bisogno di emigrare in Italia o all’estero perché vengono impiegati nelle aziende del territorio. Tra le associazioni di volontariato presenti ad Arborea vi sono anche l’Avis e l’Admo. Prima di congedarci il gentilissimo dott.Garau, giunto ormai a scadenza di mandato, ci tiene a ribadire una proposta che è quella di poter cedere al comune di Arborea, gli immobili presenti in città che risultano attualmente di proprietà della SBS o di Laore: immobili che stanno andando in decadimento per mancanza di finanziamenti. La proposta del sindaco e della sua amministrazione, quella di cedere gli immobili al comune ad un prezzo simbolico per cederli poi ai privati che vogliano ristrutturarli. Altra richiesta del sindaco è quella di dare in concessione ai privati i terreni inutilizzati dalla SBS tra il Comune di Arborea ed i paesi vicini, ammontanti a circa 1.000 ettari, affinché si possa produrre in loco il foraggio e le leguminose necessarie per alimentare i bovini che producono latte di qualità, a differenza di quanto avviene attualmente ovvero che parte del foraggio viene prodotto in loco e parte all’estero. Direi che ce ne è abbastanza per aver incuriosito il lettore e ad averlo stimolato a visitare questa splendida cittadina che in un momento di crisi economica e sociale che fa della Sardegna una delle regioni maggiormente in crisi in Italia, rappresenta invece una bella realtà.