Fu una visita non programmata, quella del tedesco Thomas Münster in Sardegna. Durante la seconda guerra mondiale, l’aereo che lo trasportava precipitò sull’isola. Il radiotelegrafista innamorato della letteratura, contrasse nell’Isola la malaria e quel soggiorno forzato lasciò in lui un segno indelebile che lo portò a farci ritorno più volte, dopo la guerra raccontandone dinamiche, luoghi e volti. Ecco un mondo nuovo, surreale e senza tempo, dove anni e mesi non seguono le logiche del Continente. Inizia, così “Parlane bene” (“Sprich gut von Sardinien”, nell’edizione originale, in tedesco) il racconto semiserio di un viaggio surreale, spesso ironico e altre volte lucidamente obiettivo nel suo essere sorpreso.
Incuriosito da un mondo del quale poco si parla, meno conosciuto della misteriosa Africa Nera del quale aveva una sola certezza, confermata a più voci: “Chi va in Sardegna, rimane in Sardegna!”. Una sorta di mal d’Africa, insomma, del quale ne erano consci anche i funzionari romani che, non appena giunti nell’isola commissionavano per sé una lapide. L’autore riprende, nel secondo dopoguerra, il filone della letteratura e del diario di viaggio che aveva reso particolarmente nota ed affascinante la Sardegna tra Otto e Novecento, confermano quella sensazione “di camminare come in un sogno” già provata da La Marmora e Lawrence. Viaggiatore instancabile e curioso, Thomas Münster è allo stesso tempo viaggiatore, fotografo e pittore: al volume vengono allegato delle immagini di persone e luoghi e, da amante dell’acquerello, dipinge con la sua penna, come fossero dei cammei di parole, figure ben definite, dando larga importanza alla descrizione della donna sarda.
Diverse le tappe del viaggio che da Cagliari lo porteranno a incontrare le diverse sfumature di Sardegna. A Calangianus dove viene ammonito: “Non vada nella zona dei sardi, soprattutto a Orgosolo, lì ci sono solo banditi e assassini”; quanto troverà l’autore sarà un delizioso paesino di montagna, ospitale e accogliente. Un lavoro interessante, quello del Munster che analizza la Sardegna dei pregiudizi interni, quella dove nessuno che non abiti “nella zona dei sardi” ammette di essere sardo, la Sardegna delle faide e della vendetta attesa, sospirata e degli incendi che assumono proporzioni bibliche. È , ancora, l’isola del “sentito dire” che viene ingigantito di volta in volta a seconda di chi lo racconta e di episodi, magari accaduti cento anni prima, che vengono narrati come se, invece, siano passati pochi giorni. C’è, ancora, l’importanza data in Sardegna alla parola, “quasi alla stregua di un documento giuridico” , che fa sì che il ricordo del discorso di Carlo V ad Alghero, quando disse “Siete tutti cavalieri”; risuoni ancora come una legittimazione. Il potere della memoria qui si fa racconto: “ i Nuoresi ancora oggi sanno di aver una volta sconfitto i Romani. I Galluresi hanno battuto Napoleone. A San Pietro, l’isola della pesca del tonno, chiunque conosce il nome dell’antenato che un tempo era immigrato da Genova…. Ciò che non è accaduto né oggi né ieri è accaduto da poco e da poco rimane in eterno”.
Tra aneddoti, sorprese, ironia e ricordo di un panorama urbano che oggi è mutato (ma non troppo), il viaggio di Thomas Münster fa riflettere su una serie di situazioni e modi di dire e fare, ancora comuni o facenti parte del repertorio, delle nostre nonne, sapientemente raccontato davanti al focolare, nelle lunghe sere d’inverno quando l’incipit “c’era una volta” potrebbe riguardare il giorno precedente o secoli fa.
“Parlane bene”, Münster Thomas, Anna Maria Ganga, Edizioni Il Maestrale, 2006, Nuoro.
Lo trovate anche su: http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_93_20061220162012.pdf
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