Si dice che la prosa levighi le ammaccature della vita. Problemi e pensieri snervanti, realtà ruvide. Si dice che la poesia le addolcisca. Basterebbe duettare con lo scaffale e affondare la mano dove titolo e copertina promettono grandi cose. «La lettura, una storia fissata all’infinito dà senso e valore aggiunto alla nostra esistenza, abbiamo bisogno di pensare il mondo con la fantasia». Per Giulio Angioi, antropologo e scrittore, la lettura è necessità, imprescindibile dall’umanità. Sequenze di parole e personaggi fatti di carta entrano in noi, fino a plasmarci. C’è nella vita di tutti, una parola, una frase, e per finire un libro che segnano per sempre. C’è soprattutto la letteratura migliore, che arriva a narrare l’indicibile e allora lì ci sentiamo appagati come non mai, perché finalmente si trova la condivisione di sensazioni pure tradotte. Ma nell’epoca del consumismo spropositato qualcosa è cambiato, si è perso il gusto della riflessione, si è bistrattata la fantasia. La cultura si è dispersa tra bisogni fittizi e materiali, portando nell’oblio discorsi sui capelli di Pasolini, saltando a pie’ pari il reparto dei classici. Pavese, Buzzati, o i fratelli Goncourt, coperti di polvere, si chiedono se mai tornerà, prima o poi, il loro momento. E allora la domanda è come sta il libro in Sardegna? Consapevoli che ne scaturisce un affresco di vita dei sardi.
I CLASSICI «Sui classici, poco diffusi tra i giovani, grande responsabilità la do alla scuola e agli strumenti di comunicazione di massa», dice Angioni. «È necessario ricordare che il gusto per la lettura si forma con il tempo e l’esperienza». Se primeggiano i tascabili rosa o le favolette del momento significa che siamo culturalmente immobili, incapaci di arrivare alla bellezza della letteratura di quei classici che con «un oggetto materiale che dura all’infinito hanno cristallizzato nel tempo la storia dell’uomo in ogni sua sfaccettatura».
Dalle librerie della Sardegna comunicano che ad avere ancora mercato è Italo Calvino. Ancora lo acquista qualche profano. «La scuola fa ancora qualcosa per lui come per Anna Frank e Primo Levi», racconta Giancarlo Murru della storica libreria di via San Benedetto a Cagliari. «Ma Moravia e Pasolini sono spariti, così come molti italiani contemporanei». E se in Cina Umberto Eco fa ancora gola in Sardegna “Il nome della rosa” non va più. L’ultimo classico venduto? «Il piccolo principe di Saint-Exupéry, a un adulto che doveva fare un regalo». La volpe che “addomestica” piace a tutte le età, compare nei discorsi di chi vede ogni giorno un rapporto affettivo costruirsi tra l’attesa, capelli di grano, barlumi di felicità e perché no, sofferenza. «Il dolore viene esorcizzato attraverso i libri», spiega Angioi. «Come racconta Dario Fo attraverso i suoi spettacoli teatrali, la fame si affronta racconta col mangiare, e così ogni sofferenza raccontata è più sopportabile all’uomo». Coi classici la libreria Miele Amaro di via Manno ci prova ogni tanto, «come Ragazzi di vita di Pasolini, vogliamo proporli perché ci sono pagine meravigliose che non meritano di essere dimenticate», racconta Giovanni.
LA CRISI, I DATI GENERALI, LA VENDETTA DEL ROMANZO Il calo delle vendite in libreria è arrivato soprattutto con la crisi economica. Ad abitante la Sardegna, secondo dati Istat 2013, spende un euro e trenta l’anno per acquistare un libro. Ma il dato a livello nazionale non è affatto preoccupante per l’Isola.
Se Alto Adige, Veneto, Valle d’Aosta superano il 56 per cento di lettori tra la popolazione, Marche, Umbria, Abruzzo e tutte le regioni del Mezzogiorno si attestano al di sotto della media nazionale (46%), In particolare, Puglia (31,7%), Campania (32,2%), Sicilia (32,8%) e Basilicata (33,5%) che si collocano agli ultimi posti.
La Sardegna è l’eccezione tra le regioni del Mezzogiorno, dove la quota dei lettori è nella media nazionale (45,8 per cento della popolazione). Inoltre il 28 per cento delle famiglie sarde possiede più di cento libri in casa. Amazon, che permette la passeggiata virtuale in libreria dà uno scenario ancora più incoraggiante: la Sardegna in Italia è all’ottavo posto per l’acquisto del libro (dati 2013). E lo shopping qui è soprattutto sul reparto business, quindi come fare soldi (quarto posto). Seguono i libri di cucina, i romanzi rosa e di fantascienza. Non pervenuta in classifica per tutto ciò che concerne i viaggi. Il romanzo sta tornando in auge solo ultimamente. Bistrattato con la crisi, che l’ha allontanato perché le priorità su cosa mangiare e come pagare il mutuo l’hanno sovrastato fino a renderlo inutile perdita di tempo, ora regala qualche barlume di speranza. Insomma, si torna al discorso del libro come ancora di salvezza. «Si diventa coscienti per la prima volta quando si dice “mamma raccontami una storia”», dice Angioi. L’esigenza di raccontare nasce con l’uomo, così come quella di leggere. Chi legge romanzi in particolar modo diventa più sensibile nei confronti del prossimo, si immedesima in più situazioni, «vive più vite», e solo questo è un privilegio che porta ad abbracciare la vita in tutti i suoi aspetti, toglie spazio alla depressione e aumenta la consapevolezza. «Avere la risposta per ogni situazione, riflessioni già elaborate che tornano, insomma la vita coi romanzi si affronta meglio», dice l’antropologo. Sul fatto che il libro sia una cura dimenticata Giancarlo Murru non ha dubbi. «E ora consiglierei a tutti i sardi Antonello Pellegrino con “Dalla scura terra” (arkadia ed.). Ma anche Roberto Alba con “L’estate di Ulisse Mele”, e poi un romanzo di donne, “La via dell’argento” di Sara Onnis». I testi sardi più belli di sempre? «Sergio Atzeni, “Passavamo sulla terra leggeri”».
LE DONNE E LA SARDEGNA Ma qual è il lettore di oggi? La libreria Murru di via San Benedetto ha avvertito malinconicamente il calo dei suoi acquirenti. Il suo proprietario, Giancarlo, ammette che «le persone entrano, guardano ma non acquistano». Ma di sicuro il cliente abituale è donna. «Abbiamo forti lettrici di romanzi gialli e storici». Costituiscono il 75 per cento della clientela. Ragazze tra i 14 e 18 anni cercano le letture del momento, la vecchia storia d’amore fa sempre breccia. «Dopo i cinquant’anni il livello letterario sale, così come le esigenze». Lì sì che si toccano belle pagine letterarie. Gli uomini rimasti, anche loro, lasciano stufi i saggi di attualità. Cercano piuttosto di rifugiarsi in qualche thriller o romanzo profondo, come “Il Cardellino di Donna Tartt”, giusto per dirne uno in classifica in questi tempi. A resistere fra tutti, in questo contesto desolante sono gli scrittori sardi. Riconoscere luoghi, la storia dell’Isola, è diventata tra le priorità. Come forse emerso un assopito patriottismo culturale.
GLI EBOOK Che il problema sia di carattere economico prima che di carattere culturale lo dice un dato sulla vendita di ebook in Sardegna. Secondo Amazon è la terza regione d’Italia per l’acquisto del libro elettronico. «Ma non è colpa del libro elettronico se negli ultimi tre anni c’è stata una diminuzione delle vendite», racconta Giovanni della libreria Miele amaro di via Manno. «Sfogliare le pagine di carta piace ancora, ma forse si è meno interessati a leggere perché presi da altre cose, senza capire che l’ideale sarebbe proprio il contrario». La poesia, ad esempio, è crollata nell’abisso. «Ma vendiamo ancora Alda Merini». Il libro più venduto del momento è invece “Colpa delle stelle” di John Green, una storia d’amore che da qualche settimana fa piangere a singhiozzi le sale dei cinema. Poi ci sono i turisti. «Comprano solo libri leggeri».
Cosa consigliare invece ai lettori indecisi? «“La famiglia Karnowski” di Israel J.Singer, ma anche la biografia di Socrates, molto attuale dal punto di vista politico e sociologico». Ma da dove cominciare l’educazione alla lettura? Dai piccoli lettori, dai bambini. La libreria “Tuttestorie” da quattordici anni cerca di rendere vivo il libro ponendo i piccoli lettori davanti agli autori nel loro Festival. Stimolare le loro menti per sviluppare curiosità e desideri. «“Manolito Quattrocchi” di Elvira Lindo ha incuriosito moltissimo, così come i fantasy irlandesi di Eoin Colfer coi suoi personaggi bizzarri tra gli adoloscenti», racconta Manuela Fiori. E per i più piccoli c’è il progetto “Nati per leggere”. Ai bimbi dai sei mesi in su si danno testi in stoffa, in gomma, l’oggetto libro diventa un modo per esplorare la realtà diventando allo stesso tempo familiare, con la speranza poi di non poterne più fare a meno.
L’ALBA DI UNA RINASCITA? I momenti di maggiore buio culturale sono seguiti storicamente da grandi rinascite. La domanda non è tanto se oggi un libro possa sostituire il pane per sopravvivere, ma se attraverso la consapevolezza e esperienza che regala permetta di affrontare la vita in un modo migliore, dimenticando magari futili necessità imposte dal consumismo a favore di una (re)imposizione di valori forti. «Si vedrà col senno di poi – dice Angioi – ma credo che siano rinascite continue, sennò tutta l’umanità muore. Deve essere la normalità, come quando ogni giorno ci svegliamo dal sonno». Tra gli autori sardi del momento, Celestino Tabasso, scrittore e giornalista de L’Unione Sarda, consiglia la sua immancabile top five e suggerisce soprattutto di averne una: avere un’idea di mondo in titoli, personaggi e riflessioni da utilizzare nei momenti belli o brutti di questa realtà da allisciare di prosa.
1. “La mia maledizione” di Alessandro De Roma (Einaudi): un romanzo amaro, scritto con una raffinatezza stilistica e una capacità di introspezione psicologica che nella narrativa sarda finora si erano viste solo nei libri di Mannuzzu.
2. “Ricordi della guerra (che non ho fatto)” di Manlio Brigaglia, pubblicato in una piccola e molto elegante edizione della Soter, un librino capace di divertire ed emozionare e soprattutto di aprire gli occhi a chi pensa che la seconda Guerra Mondiale abbia ignorato la nostra Isola. Umanissimo e istruttivo.
3. “Non ci scusiamo per il disturbo”, pubblicato da Domus de Janas: rivoluzionario, raccoglie le storie e le emozioni di un trekking in Nepal organizzato dallo psichiatra Alessandro Coni insieme ai suoi pazienti. Una bella storia di montagna-terapia a 5000 metri di altezza.
4. “Sei per la Sardegna”, i racconti dei sei autori sardi che pubblicano con Einaudi, uno dei successi editoriali più interessanti della narrativa isolana scritto e pubblicato per finanziare la ricostruzione della piazza di Bitti devastata dall’alluvione. Chi non conosce la nuova narrativa sarda può cominciare a farsene un’idea leggendo questo libro agile e plurale. Chi la conosce già lo apprezzerà di sicuro.
5. “Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta (Adelphi), perché gran parte delle cose migliori scritte in Sardegna sono in qualche modo imparentate con le pagine di questo austero professore di Diritto che, sentendo di avere un conto aperto con Nuoro, decise di farle un ritratto di inchiostro: gli venne fuori uno dei grandi romanzi europei del Novecento. Da rileggere spesso.
* LaDonnaSarda