di Francesca Lai
Claudio Podda, classe 1984, diploma all’Ipsia di Perdasdefogu e iscritto alla facoltà di ingegneria elettronica di Cagliari, nel 2011 dopo un tirocinio di sei mesi alla Vitrociset viene assunto dall’azienda, nello stesso anno inizia il suo percorso lavorativo all’estero, a dicembre parte per la prima volta in Kenya a Malindi.
Qual è la sua occupazione? Lavoro al Broglio Space Center a Ngomeni a 30 km da Malindi, dove vivo. Il Broglio Space Center è stata un’eccellenza a livello mondiale dagli anni ’60 fino agli anni ’80 nell’ambito del settore aerospaziale, salvo poi smettere con i lanci di satelliti e limitarsi ad operazioni di supporto ai lanci dei principali vettori a livello mondiale, quali Soyouz, Ariane e Vega. E’ a tutti gli effetti una ground station, una stazione che si occupa di raccolta dati da satellite e operazioni di comando e controllo.
Che mansione svolge? All’inizio ho lavorato come operatore di stazione, ora ricopro il ruolo di Maintenance Manager. Lavoro dalle otto alle dieci ore al giorno, ma l’orario è molto flessibile, spesso lavoriamo di notte e a volte nei weekend per garantire i supporti ai lanci dei vettori spaziali.
Come si è ambientato? L’ambiente lavorativo è eccezionale, si è creato con i colleghi un rapporto strettissimo d’amicizia e di stima, riuscendo quindi a sopportare bene le difficoltà del luogo. Siamo circa venti italiani, ma a Malindi e Watamu -una località vicina- vivono e lavorano tantissimi connazionali. La vita qui è difficile e noi stranieri viviamo un po’ quello che spesso le persone di colore vivono all’estero.
Come passate le ore di svago? Usciamo, qualche volta, la sera a cena, e il fine settimana frequentiamo locali-pub-bar, non ci sono discoteche.
Un cibo che le piace in particolare? Adoro il cibo Swahili o Kikuyu, ed in particolare il Chapati che è l’equivalente soffice del Pistoccu.
Cosa l’ha colpito maggiormente del Kenya? La cosa che più mi ha colpito, la prima volta che son arrivato qua, è la presenza massiccia dei Tuk-Tuk, i classici taxi che arrivano dall’India, che altro non sono che i veicoli a tre ruote “Ape” adibite a trasporto passeggeri.
Cosa le manca della Sardegna? Della mia isola mi manca la familiarità, l’essere in una terra che sento parte della mia anima. L’Africa dicono lasci le stesse sensazioni, ma sinceramente io ho sempre e solo sofferto il mal di Sardegna. Questo continente ha un fascino che solo chi ci vive può comprendere appieno. Come ama, ripetermi spesso, un mio amico che vive da tanto tempo qua: ”L’Africa è dura e non è per tutti”.