Tra poco meno di trent’anni il motore del mondo sarà il sole. Nel 2050, infatti, il solare fotovoltaico potrebbe raggiungere quasi l’11% del totale di energia prodotta. E l’India, trasformata da riforme economiche nel secondo paese mondiale a più rapida crescita, sembra aver capito per prima l’importanza di sfruttare le energie rinnovabili per garantirsi non solo sviluppo, ma un futuro migliore. Da qui la scelta di siglare un protocollo d’intesa con un’azienda cagliaritana, la Progetika, che assieme a una folta rappresentanza di imprese italiane del settore ha partecipato il mese scorso al RE-Invest, incontro per investitori globali nelle energie rinnovabili che ha richiamato a New Delhi 2.000 delegati di 40 Nazioni. Un progetto ambizioso per una piccola, ma intraprendente realtà imprenditoriale sarda fondata e amministrata da Katiuscia Muscas. Questa donna di 39 anni, tenace e determinata, ha stretto più di una mano con il ministro di Stato per l’Energia: è riuscita, infatti, a strappare agli indiani la promessa di un investimento per 100 mega watt di produzione energetica solare da realizzare attraverso la costruzione di impianti fotovoltaici nella regione del Punjab, a poche centinaia di chilometri dalla capitale. «L’energia rappresenta per l’India una necessità primaria, uno degli elementi principali per garantire lo sviluppo. L’80 per cento della popolazione non ha l’elettricità da fonti continue e vive con i generatori, causando spesso blackout che durano anche intere giornate, paralizzando completamente tutte le attività, dalle fabbriche agli ospedali, dalle scuole al commercio», racconta la giovane manager al rientro dal viaggio in India. Il governo di Narendra Modi è pronto ad investire oltre 200 miliardi di dollari su fonti rinnovabili, con l’obiettivo di aumentare, fino al 15 per cento, la quota di energie alternative ovvero sole, vento e biomasse. «Alcuni rappresentanti del Ministero verranno presto in Sardegna – ha anticipato Katiuscia Muscas – per vedere quali progetti sono stati realizzati e sviluppati da Progetika nelle proprietà pubbliche». Sarebbe la prima volta che un’azienda sarda lavorerebbe in partnership con gli indiani. «Non conoscono la nostra isola – spiega – ma conoscono benissimo l’Italia e il brand italiano che adorano». Quella di Progetika, azienda nata nel 2010 e che oggi conta una decina di dipendenti, non è una sfida, bensì una scommessa. «In passato abbiamo avuto anche approcci perlustrativi con il Brasile, ma la scelta è ricaduta sull’India perché la sua legislazione è meno vincolante e più calata sui bisogni della popolazione. Non a caso il governo indiano sta compiendo sforzi e investimenti ingenti per riuscire a diventare, nel giro di un decennio, il paese più verde della Terra con un boom delle energie rinnovabili». Il fatto di essere una donna, oltre che di rappresentare una piccola azienda di fronte a colossi come Enel o Bonfiglioli, non è stato un elemento deficitario, ma certamente coraggioso. «Tendenzialmente – spiega – non hanno grande disponibilità nei confronti della donna, ma la soddisfazione più grande è stata vedermi riconosciuta determinazione e professionalità coltivata per anni nel mercato delle rinnovabili».