Ci ha messo pochi istanti, il comandante Patrick Sonderheimer, per capire che non aveva più di 5 minuti per prendere la decisione più terribile della sua vita di quarantenne, sposato, due figli, 10 anni di carriera, 6mila ore alla guida di aerei civili. Che non era come salvare la vita ai 144 passeggeri e agli altri quattro componenti dell’equipaggio della GermanWings.
No, ormai il comandante aveva già capito che non c’era più da nulla da fare: quella discesa, per quanto non brusca, per quanto così simile al “finale” di ogni aereo all’avvicinarsi dell’aeroporto, stava portando l’Airbus 320 del volo 4U9525 a schiantarsi contro le alpi francesi.
Dopo aver cercato in ogni modo, con la forza della disperazione e anche con l’aiuto di un estintore a bombola, di sfondare la porta della cabina di pilotaggio ben sapendo che non sarebbe stato possibile perché quelle porte sono fatte apposta per resistere anche a questi tentativi, il comandante doveva decidere se tenere per sé e l’equipaggio la paura della morte in arrivo oppure se coinvolgere anche i 144 passeggeri, alcuni dei quali, magari quelle delle prime file, qualcosa avevano cominciato a temere sentendo quella concitazione.
La tendina tra l’anti-cabina e la zona passeggeri della fusoliere non basta ad attutire rumori e angosce così forti.
Sarebbe servito a qualcosa dire ai passeggeri di rannicchiarsi nella posizione fetale, come ti fanno vedere nei cartoncini davanti al sedile o nei video prima del decollo? A niente, proprio a niente. Sarebbe servito solo a spargere la paura a tutti i passeggeri, anche a quelli che dormivano o a quelli più piccoli, che non non erano ancora in grado di capire la tragedia. Un po’ alla volta, solo i viaggiatori vicini ai finestrini avrebbero infine visto le montagne avvicinarsi troppo: qualcuno avrebbe urlato, qualcun altro avrebbe tirato fuori il cellulare come probabilmente aveva già fatto lo stesso comandante Sonderheimer o una delle hostess. Al momento non sappiamo se qualcuno sia effettivamente riuscito a passare dalla modalità ”aereo” a quella normale per inviare un sms, per chiamare un familiare, per lanciare un inutile allarme. Magari salterà fuori nei prossimi giorni che qualcuno ci è riuscito.
Da quello che si è sentito finora dalle registrazioni della scatola nera, il comandante con 6mila ore di volo ha scelto fino all’ultimo di mantenere il più possibile i passeggeri nell’inconsapevolezza della morte in arrivo. Ha scelto di aiutare i passeggeri a morire nel modo più dolce possibile. Di colpo, senza avere il tempo di avere paura. Un istante guadagnato per ogni istante sottratto al terrore.
L’ultima manovra, la più bella, del comandante Sonderheimer.
fonte “il Messaggero”