di Cristoforo Puddu
I misteri della Pasqua e i riti della Settimana santa attirano in Sardegna l’attenzione di tanti pellegrini e turisti. Oltre alla riscoperta dell’aspetto religioso, nel segno della tradizione e per cui fervono già i preparativi, si vivono nell’Isola affascinanti eventi di grande teatralità e dimensione scenica con gli appuntamenti paraliturgici delle numerose confraternite. Dai riti della Settimana traspare il dramma e il dolore di una fisica sofferenza sempre in crescendo, fino alla liberatoria processione pasquale de “S’Incontru”, tra il Cristo Risorto e la Madre, che esercita un totale pathos e diffuso coinvolgimento emotivo nel mistero della Risurrezione; un contagioso “incontro” che sorride di speranza nel cuore dei credenti e segna la vera ri-nascita dell’uomo e di redenzione per l’umanità tutta.
Tanti i centri sardi che sono emblema di una ritualità pasquale che ha radice nei secoli passati e nel determinante e vivo influsso seicentesco della cultura spagnola. Altri riti hanno dei chiari riferimenti a pratiche diffuse in epoca medievale, mentre nella tradizione campidanese, logudorese, barbaricina e del centro Sardegna sopravvivono anche elementi da considerare autoctoni. Gli stessi “nenneres” – piatti di chicchi di grano fatti germogliare al buio, che votivamente addobbano le chiese nella Settimana santa – si fanno risalire a rituali pre-cristiani del mito fenicio di Adone, con cui “si celebrava la morte e rinascita della vegetazione”. Le celebrazioni, tradizionali e religiose, sono eventi da vivere comunitariamente e con profonda partecipazione per la determinante centralità esercitata nella fede cristiana. La Settimana ad Orosei (ma l’esempio vale per altri centinaia di comuni sardi) è scandita dai principali riti de Sos Sepurcros, Su Brossolu e S’Incontru sottolineato dal canto del Magnificat, eseguito dai cantori locali; le Cunfraternitas, per ogni anno una diversa, sono invece le principali protagoniste dell’organizzazione delle cerimonie a Bortigali e si sviluppano nel segno delle antiche tradizioni con canti corali, fiaccolate e processione accompagnata dallo strepitio delle matràculas. Suggestiva e di grande attrazione la Settimana ad Alghero, Iglesias e a Oliena dove si rappresentano sia i significati religiosi che quelli culturali ed identitari: ai riti e processioni partecipano donne, uomini e bambini con i bellissimi e artigianalmente preziosi costumi tipici. Il coinvolgente fervido sentimento di religiosità, da sempre radicato in una miscellanea di tradizioni e fede, è capace di rivitalizzare piccoli e grandi centri come Illorai, Aidomaggiore, Sennariolo, Nughedu S. Nicolò, Irgoli, Galtellì, Aggius, Fonni, Ghilarza, Scano Montiferru, Cuglieri, Castelsardo, Bosa, o la città di Nuoro che ha il culmine con l’atteso rito de “S’Incontru” delle due distinte processioni di fedeli che si avviano poi unitariamente verso la Cattedrale, per partecipare alla solenne S. Messa di Pasqua. Nel fascino delle celebrazioni hanno un ruolo rilevante i canti che accompagnano il percorso doloroso della croce (Stabat Mater, Miserere, etc.), rappresentato dal “cantu a cuncordu”, e i canti devozionali dei “gosos”. Dall’11 agosto 2014 – voluta dall’Amministrazione Comunale di Santu Lussurgiu, dai cantori de Su Cuncordu ‘e su Rosariu e con il sostegno di etnomusicologi e storici della musica – è attiva la Fondazione Hymnos, Rete territoriale del canto a più voci liturgico, paraliturgico e profano, che con le specificità della tradizione sarda rappresenta incontro e crocevia mediterraneo di musica e canto tra Oriente e Occidente.