A Pavia, nel pomeriggio di sabato 21 febbraio 2015, nell’ Aula Magna dell’Università degli Studi, per iniziativa del Circolo culturale sardo “Logudoro”, i Tenores di Neoneli hanno tenuto un apprezzato concerto dal titolo “Zuighes” (Giudici), accompagnati dalle launeddas di Orlando e Eliseo Mascia.
Gesuino Piga, presidente del “Logudoro”, ha esposto al numeroso pubblico la ragione dell’iniziativa: un omaggio musicale di notevole valore culturale offerto alla cittadinanza di Pavia in segno di riconoscenza per il fatto che è sempre stata vicina ai sardi-pavesi mostrando interesse a conoscere storia e cultura della loro isola d’origine.
Il sindaco Massimo Depaoli ha sottolineato la fecondità di questo rapporto interculturale instauratosi da decenni tra Pavia e la Sardegna e ha manifestato la sua passione non solo per la musica ma anche per i testi (anche in sardo): nel caso specifico stampati nel libro di ben seimilaquattrocento versi che dà appunto titolo allo spettacolo: “Zuighes” (Giudici), volume di cui è autore Tonino Cau, fondatore del gruppo “a tenore”.
In una delle 800 ottave è citata anche Pavia: il 3 agosto 1164, nella chiesa cattedrale di San Siro, Federico Barbarossa incoronò “re di Sardegna” il Giudice di Arborea Barisone (desideroso di acquisire un potere unico sull’isola), ma poi questi fu trattenuto in prigione dai Genovesi dato che non riuscì a rifondere i debiti che aveva contratto con loro per poter avere i fondi necessari per pagare l’acquisto del prestigioso titolo: «De Aristanis una bella tropa / s’est posta cussa orta in movitìa, / pro arrivare lestros a Pavia, / sas naes sun partidas bentu in popa, / sos menzus marineris d’Europa / an pilotadu cun meda capia, / Barbarossa ponzeit, in persona, / a Barisone in testa sa corona».
Nel libro non manca neanche il ricordo di un giudizio molto favorevole di Francesco Petrarca (i cui legami con Pavia sono ben noti) nei confronti di Mariano IV d’Arborea: «Marianu grandu fama at connoschidu, / in cussos annos, in donzi cuzone, / cunsideradu fit che un’anzone, / chi binchet contr’a su lupu famidu, / pro su ch’at fatu issu meressidu, / at de Petrarca finas atentzione, / chi fentomadu l’at pro s’osadia / sos barbaros gherrende d’onzi ’ia».
I Tenores di Neoneli, noti a livello nazionale e internazionale, hanno girato mezzo mondo proponendo spettacoli in cui hanno valorizzato la musica, la lingua, la cultura e la storia della Sardegna: non a caso sono stati nominati Cavalieri della Repubblica per meriti culturali.
Il gruppo è composto da Tonino Cau, fondatore, compositore, organizzatore; Peppeloisu Piras, voce solista (sa boghe); Nicola Loi, contralto (sa contra); Ivo Marras, mezzavoce (mesuboghe); Angelo Piras, secondo solista.
Il progetto dei Tenores di Neoneli prende spunto dall’omonimo titolo del citato libro di Tonino Cau “Zuighes”. L’autore ha voluto studiare il periodo storico dei Giudicati in Sardegna, con particolare attenzione al Giudicato certamente più coriaceo e ostile agli aragonesi, cui il Papa Bonifacio VIII aveva donato la Sardegna e la Corsica nel 1297.
“Zuighes” o “Jughes” (Giudici) fa riferimento ai quattro Giudicati in cui si suddivideva il Regno di Sardegna (Rennu, tra il IX e il XIV secolo), periodo di totale indipendenza conseguita dopo la caduta dell’Impero Romano e l’eclisse di quello bizantino d’Oriente, che ne aveva raccolto l’eredità. La passione ha portato il direttore artistico dei Tenores ad approfondire le vicende correlate a tale periodo, e a sviluppare un avvincente racconto in lingua sarda che consta, come si è detto, di ben ottocento ottave endecasillabe in logudorese, per un totale di seimilaquattrocento versi.
Alla realizzazione del progetto hanno contribuito, con il Circolo “Logudoro”, la FASI, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pavia, la Fondazione Banco di Sardegna, l’Assessorato del Lavoro della Regione sarda e l’Università di Pavia.
Domenica 22 febbraio, presso la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro (ove sono custodite le spoglie di sant’Agostino arrivate nel 725 da Cagliari per volontà del pio re longobardo Liutprando) sia i Tenores che i Mascia con le loro launeddas hanno arricchito la santa messa con canti di introduzione e di chiusura.