di Fabio Marceddu
Nascoste allo sguardo dei più da un muro di recinzione di anonimi blocchetti in cemento armato, recentemente adornato da alcuni ulivi secolari (che si intravedono dai cancelli ben sigillati) impiantati forse per protezione, si ergono le mura laterali del Chiostro di quel che in epoca “bassomedievale” fu una delle strutture architettoniche più importanti della città di Cagliari: San Francesco di Stampace.
Ubicata nell’attuale via Mameli, il destino di questo Monumento è legato a varie vicissitudini che spesso gli stessi abitanti ignorano.
Fra le certezze, la pertinenza all’ordine minore dei Francescani dell’ Opera, all’indomani della presa di Cagliari da parte degli Aragonesi.
Nata ai margini del quartiere di Castello (extra muros), l’area (che conobbe a partire dal XIII secolo una ripresa dopo il clima di austerità medievale ad opera di una nascente classe mercantile) affondava comunque le sue radici nella Karalis romana, sito che già da allora non smetteva di restituire reperti spesso riutilizzati nelle nuove fabbriche costruttive e denunciava una urbanizzazione precedente.
L’impianto originario del San Francesco di Stampace è pensato inizialmente a navata unica, su iniziativa di maestranze pisane su modelli gotico italiani.
A partire dal 1275, anno che attesta l’atto di vendita dell’area, secondo le fonti documentarie indagate, non ultimi, da Renata Serra e Roberto Coroneo, la costruzione ebbe inizio.
Tale data, alla luce di ulteriori studi condotti dall’architetto Massimo Rassu, potrebbe comunque subire delle variazioni man mano che emergono nuove fonti.
Nell’attesa che i dubbi trovino la loro giusta risposta possiamo affermare con certezza che, vista l’entità del monumento, la Chiesa conobbe momenti di grande splendore che la portarono a subire notevoli modifiche (a più riprese cronologiche distribuite dal XIV al XVIII secolo) con l’apertura di cappelle laterali e la costruzione di un vasto chiostro.
La sua forma finale (XIX secolo) resistette fino all’indomani dell’Unità d’Italia; nel 1862, in seguito alla soppressione degli ordini Minori, fu utilizzata come Caserma dei Carabinieri.
Nel 1871 il suo campanile fu colpito da un fulmine, i crolli che ne seguirono segnarono il suo inesorabile declino.
Il resto fu affidato all’incuria, all’avidità e alla nascente cultura artistico-architettonica che mirava a proteggere il suo Patrimonio, ma che ancora stentava a elaborare un sistema legislativo per farlo.
Il colpo di grazia lo diedero poi i bombardamenti che coinvolsero pesantemente Cagliari durante la seconda guerra mondiale.
Oggi nell’area che si affaccia su Via Mameli restano alcune cappelle del chiostro con tracce policrome sugli archi voltati, mentre molti altri elementi architettonici sono stati inglobati dalle successive costruzioni ad uso civile.
Ma le vere emergenze del sito in oggetto sono in realtà i suoi arredi sacri (Retabli, Quadri, Mensole, Sepolcri, Stemmi) che, sfuggiti all’incuria e ai ripetuti saccheggi, occupano con dignità gli spazi che meritano.
La Pinacoteca Nazionale della Cittadella dei Musei di Cagliari è debitrice nei confronti della Chiesa di San Francesco di Stampace di un gran numero di opere lignee pittoriche ospitate nelle sue sale: ricordiamo Il Retablo della Visitazione di Joan Barcelo (con contaminazioni fiamminghe), Il Retablo dell’Annunciazione attribuito a Joan Mates (con valenze gotiche internazionali) e il grandioso Retablo di San Bernardino.
Non possiamo trascurare che anche il Pulpito di Carlo V (che deve il suo nome al fatto che l’Imperatore durante il soggiorno isolano nel 1535 assistette alla Messa dal Marmoreo Monumento) oggi custodito nel loggiato esterno della Chiesa di San Michele, proviene dal San Francesco di Stampace.
Tutti elementi che denotano quale importanza dovesse avere avuto il Complesso Monumentale Francescano durante la dominazione Iberica e la successiva sabauda.
Quel che resta del Monumento dell’alzato del Chiostro è oggi inaccessibile…
…Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella…, possiamo immaginare quel che fu uno dei luoghi più suggestivi dell’isola legato al Culto francescano.