di Fabio Marceddu
Leggendo il primo romanzo di Paola Soriga Dove finisce Roma si ha come l’impressione di immergersi in un’atmosfera musicale dove le parole sono note, e la tastiera del PC si configura come un pianoforte dove le dita scorrono veloci per far suonare le parole (liberamente tratto dal romanzo Dove finisce Roma).
E questa musica fatta di parole è quella che accompagna quest’artista che dal paese di Uta (periferia allargata della città metropolitana di Cagliari) è partita per cercare in altre periferie o meglio proto-periferie, nuove centralità.
Dall’exploit letterario del suo primo romanzo Paola non si è lasciata intimidire, forse il pudore della protagonista Ida, un’adolescente sarda di famiglia trapiantata a Roma, partigiana durante l’ultima fase della seconda guerra mondiale, le è affine, ed è rimasta salda con i piedi per terra, noncurante del successo che le scorreva accanto.
Ha continuato nella sua attività letteraria che la vede impegnata su vari fronti probabilmente legati alla sua poliedrica formazione:
Laureatasi in lettere Moderne con una tesi sulla Poetessa Italiana Antonia Pozzi, ha proseguito gli studi nella Scuola Secondaria di Studi Superiori di Pavia.
Nel 2009 ha vinto il Dottorato presso l’Università di Roma 3 in Scienze Letterarie contestualmente a una Borsa di studio della Regione Sardegna per l’alta formazione: Master and Back.
Negli anni si è poi specializzata nelle lingue catalana, spagnolo e portoghese, attività che le ha permesso di tradurre dallo spagnolo all’italiano il romanzo di Elsa Punset “Uno zaino per l’universo”.
Il suo amore per la materia poetica l’ha portata a essere cultrice della stessa presso l’Università e fra le fondatrici del Festival di Seneghe “CABUDANNE DE SOS POETAS-Settembre dei poeti”, festival di Poesia che si tiene a Seneghe (Oristano) e a collaborare dal 2007 al festival letterario che si svolge all’Argentiera, borgo minerario della costa nord-occidentale della Sardegna.
Il suo cognome Soriga, se lo si seziona secondo criteri liberi risuona come S’Origa che in sardo potrebbe essere appunto, un orecchio teso all’ascolto per comprendere quel che si muove in questo Kaos apparente, dove l’apparenza non inganna.
Un Kaos che spesso schiaccia, niente è come appare, Roma capitale Caput Mundi, è un non luogo dove tutte le strade conosciute possono diventare ignote e ostili.
Dove finisce Roma, inizia Paola con il suo bagaglio filologico-linguistico e le sue parole che cantano come gli stornelli e duruduru, e provano a ridare speranza a chi resta in ascolto.