In una gelida giornata, grigia e nebbiosa, il giorno dopo l’Epifania, nel sonnecchioso tran-tran di lavoro, Parigi è stata squarciata dal prolungato ed insolito suono delle sirene spiegate. Troppe volte per un giorno qualsiasi.
Oggi, la Francia è stata colpita al cuore, nel ventre molle dei suoi centenari valori: innumerevoli spari metallici, esecuzioni gelide e ben mirate hanno colpito non solo giornalisti-disegnatori satirici e poliziotti, ma anche il sacro principio della libertà delle idee. Solo le urla di alcuni “lupi solitari”, fondamentalisti islamici, inneggianti ad “Allah è grande”, “Abbiamo vendicato il profeta Maometto” e “Abbiamo ucciso Charlie Hebdo”, sono risuonate tra le vie del quartiere che ospita il settimanale. Un attacco premeditato, senza possibilità di scampo per le vittime coinvolte, proprio nel giorno della riunione di redazione del settimanale satirico più importante di Francia e d’Europa.
I “lupi solitari”, esecutori spietati della strategia di morte e di oscurantismo del Califfato dell’Isis, agiscono e agiranno in futuro senza possibilità di essere intercettati, purtroppo, anche perché le cellule agiscono indipendenti tra loro e non comunicano utilizzando i più moderni mezzi tecnologici di telecomunicazione (smartphone, internet), ma i vecchi sistemi cartacei e non intercettabili, come le mafie.
Agli occhi bendati degli integralisti, Charlie Hebdo era colpevole di aver preso in giro il profeta Maometto già anni fa, nel 2006 e nel 2011, e di aver continuato a gettare uno sguardo irriverente sul mondo arabo, ma anche su quello ebraico, tanto da essersi attirato le ire delle due comunità. Già nel novembre del 2011 la redazione fu distrutta dal lancio di bombe molotov, perché stava per uscire in edicola un numero dedicato alla vittoria elettorale del partito fondamentalista islamico in Tunisia. Sulla copertina appariva anche una vignetta satirica con Maometto che diceva: “100 frustate se non muori dalle risate” e il titolo “Charia Hebdo”, gioco di parole tra Sharia e il nome del giornale Charlie. Anche il sito internet è stato bersaglio diverse volte di attacchi informatici.
Questa volta, hanno centrato con scientificità chirurgica il cuore del settimanale, trucidando tra gli altri il direttore, Stephan Charbonnier, detto Charb, e gli altri vignettisti Cabu, Tignous e Georges Wolinski, il più conosciuto fuori dai confini francesi. Ucciso anche l’economista Bernard Maris, editorialista del settimanale e della radio pubblica France Inter. Il bilancio provvisorio parla di venti feriti, di cui cinque gravi.
Per la Francia e per l’Europa intera questo attacco terroristico, premeditato nei minimi dettagli ed eseguito con l’abituale ferocia cui abbiamo assistito in questi mesi di esecuzioni sommarie in Siria e in Iraq, si tratta di un nuovo 11 Settembre. Certo, non per il numero delle vittime, (negli Stati Uniti, a Londra e a Madrid, le vittime furono molte di più), ma per l’obiettivo colpito: la libertà di pensiero, di comunicare, di poter criticare ed ironizzare qualsiasi forma di potere, laico e religioso, qualsiasi “icona” laica o religiosa. In Italia grandi vignettisti come Chiappori, Forattini, Giannelli, Vauro, e altri ancora, hanno sempre “preso in giro” preti, cardinali, papi e persino Gesù Cristo. Qualche voce isolata alcuni decenni fa gridò allo scandalo, ma furono voci perse nel deserto. Un grande del teatro, come il premio Nobel Dario Fo, ha fatto della sua ironia dissacrante un arma intellettuale e politica, a livelli artistici insuperabili, creando un’opera unica come “Mistero Buffo”, un capolavoro che avvicina anche i non credenti alle tematiche più autentiche del cristianesimo delle origini.
E lo stesso Papa Francesco usa la tecnica dell’ironia e dell’acume gesuitico nei suoi discorsi, per fustigare i costumi e le devianze del clero e dei credenti più beghini. A Parigi e in tutto il resto della Francia si stanno svolgendo riunioni sui posti di lavoro e si organizzano iniziative per dare una risposta forte, immediata, democratica e pacifica contro la violenza oscurantista. Le edizioni straordinarie in TV, alla radio, su internet si susseguono.
Per la Francia e per l’Europa questo è certamente un “Mercoledì nero”. Ma proprio un colpo del genere potrà risvegliare le coscienze sopite, che finora avevano vissuto l’onda montante del fondamentalismo islamico più come un effetto mediatico, da social network, anche perché lontano geograficamente; mentre corriamo il rischio di essere proiettati dentro uno “scontro di civiltà”, proprio nel peggiore momento di crisi economica-culturale e sociale del mondo occidentale.