di Massimiliano Perlato
Quello che si è presentato a Cinisello Balsamo, alla suntuosa Sala degli Specchi di Villa Ghirlanda per la presentazione del romanzo “La quinta stagione è l’inferno” (Feltrinelli, 2014), è stato un Salvatore Niffoi dalla straordinaria dimensione umana che ha coinvolto i partecipanti sino all’ultima sua parola pronunciata. Oltre l’autore, presentato da Carla Cividini, Presidente del circolo A.M.I.S. (Alleanza Milanese Immigrati Sardi) che ha organizzato la serata, sono intervenuti anche Tonino Mulas, presidente onorario FASI, e grande amico di gioventù di Niffoi e l’assessore alla cultura del Comune di Cinisello Balsamo, Andrea Catania. Lieta nota folkloristica di contorno, con le launeddas suonate da Matteo Contu e gli abiti tradizionali sardi di alcuni componenti del gruppo di ballo Naramì. Salvatore Niffoi, enunciato da Tonino Mulas, è giustamente valutato uno dei più popolari scrittori della nuova letteratura sarda, ha nel suo palmares un “Premio Campiello” nel 2006 con il romanzo “La vedova scalza”, scritto per la casa editrice Adelphi insieme agli altrettanto conosciuti “La leggenda di Redenta Tiria” e “Ritorno a Baraule”. Originario di Orani dove è nato nel 1950, si è laureato in lettere a Roma nel 1976 proprio con una tesi sulla poesia in sardo. Come romanziere, la sua attività è cominciata nel 1997 con la pubblicazione di “Collodoro” edito dalla casa editrice nuorese Solinas. Nel 1999 inaugura la proficua collaborazione con la casa editrice Il Maestrale con la quale ha pubblicato “Il viaggio degli inganni” (1999), “Il postino di Piracherfa” (2000), “Cristolu” (2001) e “La sesta ora” (2003). La sua prosa si caratterizza per la commistione di italiano e sardo, sia dal punto di vista lessicale sia sintattico. L’uso del sardo, scelta voluta e necessaria come lui stesso afferma, non vuole tenere lontani i lettori che non conoscono il suo idioma, bensì vuole dare alle cose il nome che hanno, esprimere il senso della narrazione senza incorrere nel tradimento della traduzione, in un approccio alla letteratura volto a conservare i dubbi, piuttosto che esplicitare certezze. Degne di nota sono le sue descrizioni, che prevalgono sui dialoghi e hanno capacità di restituire i colori e gli odori, ma anche i rumori, sollecitando i sensi. Romanzo d’azione, di vita e malavita, “La quinta stagione è l’inferno” cerca nell’allucinazione della reminiscenza il filtro che accende il furore, il delitto, l’amore che gonfia il petto, e la musica della giovinezza. Salvatore Niffoi racconta la Sardegna più profonda con tematiche molto attuali, mettendo al centro del suo universo la Barbagia. La “favola nera” così come la considera Tonino Mulas, visibilmente emozionato nel descrivere il libro, più che un romanzo è un canto d’addio. Enuncia la storia del bandito Bantine Bagolaris che appena sposato ed entrato nella criminalità locale, deve affrontare un lungo periodo di latitanza, minacciato dalla ricca famiglia dei Gunzanes. Primula Rossa della Barbagia, Bantine viene poi identificato ed è costretto a riparare nel continente lasciando sull’isola un figlio appena nato. Giunto a Roma, viene preso sotto l’ala protettrice di un gruppo di criminali. Rapimenti, rapine e regolamenti di conti si susseguono in un moltiplicarsi e intensificarsi di sanguinaria violenza. Niffoi che descrive in queste pagine una realtà difficile, complice una Sardegna che svende la propria dignità, entra nel personaggio di Bantine raccontandone i sogni che erano altri: un ritaglio di mare e una famiglia affollata. Un lenzuolo di Sardegna che somiglia al Paradiso, in cui invecchiare tra mani antiche. Il racconto si snoda senza sosta, con salti agili e sapienti dall’infanzia di Bantine all’incontro con Veronica, fino all’atto terminale, all’assassinio di Castoldi, Ministro di cui doveva vendicarsi. Ma non tutto è programmabile, nel reato detonato può staccarsi una scheggia e conficcarsi nei pensieri. Una pallottola in testa, un proiettile annidato tra i semi di una melagrana, come quella della copertina. E Bantine si riaffaccia per l’ultima occasione, col suo delirio abitato, la clessidra agli sgoccioli e la voglia di farsi conoscere attraverso la sua voce dal figlio mai conosciuto. «Ti ho amato, Remù! Mì che ti ho amato tanto. Forse più di tua madre, perché l’amore tra padre e figlio è pure, non c’è letto e non c’è inganno». Un padre muore e un figlio resta. E l’inferno solo allora smette di strisciare.
peccato non esserci Ho letto tutti i libri di Niffoi
Numero 1 il professor Niffoi!! Un amico e un paesano!!
…serata stupenda! Grazie alla Sig.ra Carla e a Massimiliano, per aver organizzato e promosso anche qui l’evento, di cuore.
Però certe iniziative andrebbero pubblicizate un po meglio. Non me lo sarei perso di sicuro.
è stato pubblicizzato anche dal comune sia su tutti i loro canali disponibili e al centro Pertini, alla biblioteca di Sesto san Giovanni e Brugherio.
Ciao Max,tanti Auguri a Te e alla Tua Famiglia di Buone feste e di un ottimo NUOVO ANNO
Vivissimi complimenti per l’organizzazione di questo evento al quale ho partecipato con grande entusiasmo. Ho letto molti libri di Niffoi e devo dire che malgrado i suoi racconti in stile noir, il suo modo di scrivere mi cattura sempre. E’ stata la prima volta che l’ho visto di persona, mi ha colpito la sua “nostraneità” il suo parlare barbaricino prontamente tradotto in italiano per i non sardi ( e per i non barbaricini 😉 ) , il sentirsi in famiglia e il farti sentire in famiglia raccontandoti molto della sua infanzia e di come abbiano influito i suoi genitori prima e la moglie e i figli ,in seguito , nella la sua formazione . Un evento che andava pubblicizzato a 360 gradi. un vero peccato che molte persone non ne fossero a conoscenza ….. Grazie al direttivo del circolo AMIS di Cinisello, a Massimiliano Perlato, e alla rappresentanza del Naramì Gruppo Folk Sardo unitamente a Matteu Contu, componente del gruppo, nonché suonatore di launeddas che ci ha deliziati con due suoi pezzi!!! a attrus annus!! :
Voglio ringraziare il presidente del circolo di CINISELLO BALSAMO SIG.ra CARLA,lo scrittore NIFFOI,il presidente della F.A.S.I MULAS i miei grandi compagni del gruppo folk NARAMÌ,per avermi dato l’opportunità e l’onore di condividere un momento per me indimenticabile..grazie di cuore..a largus annusu