L’altro giorno, presso la biblioteca comunale di Viddalba, ho presentato il libro di Corrado Conca, “Il Top del Trekking in Sardegna”. Una sintesi di alcuni tra i più bei percorsi off-road da fare con le proprie gambe nell’isola, 20 itinerari dai più pratici a quelli per appassionati esperti.
Il sistema dei sentieri sardi richiama per la sua bellezza e la sua varietà, senza nessuna politica di marketing, appassionati ed esperti da tutta Europa e oltre.
Il caso dell’ormai mitico “selvaggio blu”, è conosciuto: un sentiero che rappresenta una sorta di esame di maturità dell’escursionista per la sua proverbiale difficoltà, ma che ripaga per la bellezza ineguagliabile dei suoi panorami mozzafiato. Allo stesso modo la via ferrata che si trova a Capo Caccia, ad Alghero, che nei periodi estivi richiama, spiega Corrado Conca, centinaia di appassionati ogni mese.
Ma il momento topico dell’incontro si è avuto quando si è alzata una signora che da 40 anni, dice, fa l’imprenditrice turistica. Sapete cosa ci chiede il turista? Ci apostrofa.
Per un attimo io e Corrado ci siamo guardati sgomenti.
Cosa chiede il turista?
Il turista, soprattutto l’europeo del nord, chiede posti per passeggiare, panorami, bei posti dove camminare. Il turista chiede sentieri, ecco perché sono qua. Solo che quando vado dalle amministrazioni, dalle istituzioni, tutti sollevano gli occhi al cielo e sembrano dire “che palle!”
Il turista chiede sentieri.
E lo ribadisce anche la responsabile dell’ufficio turistico di un vicino comune costiero.
Il discorso è scivolato sulla differenza che intercorre tra la sentieristica sarda e quella di altre regioni. La Sardegna, spiega Corrado, nonostante non vi sia stata mai una reale promozione, grazie al passa parola è popolare tra gli appassionati. Tuttavia è chiaro che non può competere con luoghi come le 5 Terre liguri che hanno visto le amministrazioni pubbliche e i privati investire montagne di soldi per valorizzare il percorso sentieristico locale.
Il turista chiede sentieri.
Il caso della Corsica poi è dietro l’angolo.
Cosa differisce un sentiero della Corsica, che produce reddito e fa “sistema” economico, e uno della Sardegna che non riesce a farlo? Chiedo a Corrado.
Corrado spiega che ciò che differisce il sistema di sentieri della Corsica da quello della Sardegna non è certo la bellezza e anzi, la Sardegna vanta una varietà e una articolazione, anche per temi, di sentieri, superiore a quello della vicina isola.
Ma in Corsica, spiega Corrado, la sensazione che riceve il camminatore è quello dell’accoglienza. Cioè l’escursionista si sente accolto, considerato, persino coccolato da tutto un sistema di servizi e di utilità, ivi comprese le vendite di specialità locali, lungo il percorso del trekking. Naturalmente si tratta di punti di ristoro, accoglienza e vendita che non intralciano la naturale riservatezza dell’escursionista, essendo dislocati con un certo metodo, nei punti iniziali, finali o al massimo intermedi delle tappe previste.
Al termine della bella serata con Corrado, la sensazione che ne ricavo è sempre la solita. Che noi sardi facciamo una fatica enorme ad uscire da una visione monoculturale delle cose. Turismo uguale mare è una equazione dalla quale non riusciamo a staccarci, così come ancora non abbiamo capito, specie a livello politico, che lo sviluppo può partire dal basso, dall’azione locale, dalle località e non necessariamente dalla grandi e roboanti opere come i campi di golf.
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Sardegna non solo mare!!!