DALLA GERMANIA LETTERA AI PRESIDENTI DELLE FEDERAZIONI E ALLE ASSOCIAZIONI SARDE NEL MONDO

nella foto, l'autore dell'articolo


di Pietro Casula

Cari corregionali,qualcuno ha scritto che la politica in Sardegna sta cambiando, grazie alle riforme.Io aggiungo che il cambiamento è evidente ma, purtroppo, in negativo. Basta dare uno sguardo alle nostre „strutture rappresentative“ all’estero per rendersi conto dello sfacelo in cui si trovano. Parlare del futuro ipotizzando azioni e interventi superlativi è sicuramente un fatto positivo, ma se la Regione non riesce ad amministrare neppure l’ordinario, allora siamo alle solite chiacchiere dei soliti tromboni che riempiono i meandri del Consiglio Regionale, incapaci,  come sempre, a rispondere alle esigenze della nostra collettività fuori dalla Sardegna. Collettività che giustamente reclama una  adeguata presenza culturale, economica e politica. Una comunità che, come tutti sapete, è numerosa e presente in quasi tutti gli angoli della  terra, e quindi una risorsa enorme  e importante per la Sardegna, proprio dal punto di vista culturale, economico  e politico. Lamentare che i politici sardi, che i partiti – come sempre –  si ricordano dei sardi dell’altra Sardegna solo in campagna elettorale serve a ben poca cosa. Sicuramente non sarà compito facile far capire che è ora di porre fine a questa attuale propensione ad inventare nuovi partiti con le persone di sempre, con le stesse promesse mai mantenute. Sicuramente non sarà compito facile trovare soluzione allo sfilacciamento del rapporto tra il popolo, la società e la sua rappresentanza politica, quale logica conseguenza a questo arrivismo di politici in cerca di futuro e a questa crisi dei partiti come canali di consenso. In questa ottica interviene il Movimento per la Sardegna – Sardi nel mondo, che punta a raccogliere tutta la spinta economico-sociale e culturale dei sardi nel mondo e farla arrivare nella loro terra; non più emigrati e lontani ma corregionali presenti e che hanno una voce. Io sono convinto che questa emigrazione è una emigrazione capace di confronto, con idee e posizioni ben chiare e che sa valorizzare. Facciamo sentire la nostra voce e tutta la nostra forza e non lasciamo che siano gli altri a rappresentare la nostra comunità in Sardegna e tantomeno in Europa. Obiettivi politici e sociali difficili da realizzare? Chiaramente si, se saremo ancora una volta isolati, divisi, ma possibili se saremo una forza unita e dotata di voce. Rinnovo, quindi, l’invito al dialogo, alla discussione. Le intese, se pur tardive, devono avere sviluppi per cui sarà gradito avere segnalazioni di possibili appuntamenti/incontri nel vostro territorio. Tutto quello che non si è potuto fare, tutto quello che non si è voluto fare fino ad oggi dovrà essere possibile in futuro, nell’interesse della nostra comunità. Ne vogliamo parlare?

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8 commenti

  1. Beniamino Ghiani

    “…non sarà compito facile far capire che è ora di porre fine a questa attuale propensione ad inventare nuovi partiti con le persone di sempre, con le stesse promesse mai mantenute….” Non sarà lo stesso con il neonato Movimento per la Sardegna – Sardi nel mondo?

  2. Complimenti per l’impegno di Pietro Casula, probabilmente il più grosso imprenditore sardo in Germania ed ex presidente del circolo di Colonia, sempre in prima fila per difendere le istanze dei sardi!
    Ciao Beniamino, coment’istas?
    Giuanne Masala http://www.sardinnia.it

  3. Giovanni Urracci

    finalmente leggo lettera indirizzata ai presidenti di circoli sardi e federazioni.
    nella speranza che il richiamo all`unione venga gradito se non da tutti, almeno da una parte, quella parte che ha lavorato sempre nel sociale senza chiedere nulla in cambio.
    il circolo sardo Amsicora di Birr (svizzera) non chiede contributi alla Sardegna anche se selli merita per l`operato ed informazione data a tutti i sardi del cantone (Argovia).
    posso garantire già sin d`ora che noi come gruppo dirigente siamo d’accordissimo alla proposta… se sono rose sicuramente fioriranno.
    se Pietro Casula ex presidente di Colonia ed anche probabilmente il più grande imprenditore sardo in Germania a noi personalmente farebbe soltanto piacere che lo sia. quello che ha noi interessa che casula lavori per ottenere ciò che ci spetta da prima sardi e dopo emigrati…
    caro Pietro, adesso che conosci le nostre intenzioni, vai avanti, noi seguiremo per come abbiamo fatto per oltre 40 anni nelle istituzioni, negli enti consolari, nei comitati dei genitori, nelle colonie libere nei partiti di allora, che ora non possiamo dare più fiducia… Renzi stesso giovane di 39 anni va contro i sindacati, va contro i patronati, va a favore di chi anche a lui conviene… abbiamo visto anche nei nuovi comites che stiamo andando ad eleggere..
    restiamo in attesa di una forte adesione per partire unitari se possibile anche a Cagliari a nostre spese come abbiamo fatto sempre…
    buon lavoro nel nome dei lavoratori nel nome di noi tutti
    Giovanni Urracci Presidente circolo Amsicora Birr Svizzera

  4. Bene qualcosa si muove… Ne sentiremo di belle (e buone, spero).

  5. Hallo, Beniamino Ghiani
    Il Movimento per la Sardegna – Sardi nel mondo non è un neonato movimento ma esiste, e lavora per la causa sarda dal 1999, anno della sua nascita e registrazione, sempre sotto la stessa bandiera. In tutti questi anni ha sempre dato contributo e supporto a tutti quei politici sardi- di destra e di sinistra- che hanno sempre detto di non voler dimenticare bensi valorizzare i sardi nel mondo. Ad oggi i nostri politici hanno dimostrato tutta la loro incapacità ad occuparsi seriamente della cosa pubblica in generale e dei sardi ” dell’altra Sardegna ” in particolare. Si sono persi nei loro tatticismi e interessi personali. Sono consapevole del valore, della capacità , della competenza dei sardi all’estero e di quanto fanno per la loro terra e sono convintissimo che noi tutti siamo in grado di cambiare veramente questo scempio a cui assistiamo quotidianamente. Bisogna volerlo veramente e crederci in questo progetto di cambiamento per la Sardegna. Tottusu inpari possiamo farcela. Noi vogliamo essere portatori di speranza per un futuro migliore per la nostra amata isola, paradiso terrestre – più per gli estranei che per noi, purtroppo – un futuro migliore per i nostri giovani, i nostri figli. Abbiamo bisogno anche di te. Ajò

  6. Chiaramente se siamo ancora isolati e divisi, e perché “nostri rappresentanti” (?) , mai hanno ascoltato altra voce che quella loro e quella degli amici degli amici ,Non cè volontà politica di cambiare nulla da oltre più di un decennio .difficilmente cambierà nulla

  7. Non c’è volontà politica ma non c’è neanche una volontà popolare che decide una buona volta di smettere di farsi calpestare e proponga progetti alternativi alla “vecchia politica”. Non c’è risposta ai continui soprusi che la nostra isola subisce, non esiste un movimento popolare che faccia delle proposte…o forse esiste e ha bisogno di aiuto per far sentire la propria voce. E credo che quello che Pietro Casula stia chiedendo con questa sua lettera di richiamo.

  8. Giovanni Urracci

    A questo proposito vorrei, una volta di piu’, ricordare la specificita’ della presenza italiana in questo Paese che, complessivamente, non credo trovi analogie nel mondo. Innanzitutto la Svizzera sara’ anche piccola territorialmente ma vi risiedono oltre mezzo milione di cittadini italiani con una rete di 11 Uffici consolari dove lavorano 156 persone, compresi i contrattisti, cio’ significando che abbiamo un impiegato consolare ogni 3.237 cittadini. Sarebbe interessante ed utile poter fare qualche confronto con altri Paesi, evitando, per amor di patria, quello con qualsiasi amministrazione locale in Italia !
    Grazie ad una statistica elaborata dall’Ambasciata d’Italia in Berna sappiamo anche, per esempio, che dalla rete consolare, nel 2004, sono stati rilasciati 109.218 atti consolari e 70.385 visti. Anche in questo caso sarebbe interessante ed utile poter fare qualche confronto !
    Vogliamo parlare di pensioni ? Ebbene anche in questo campo non dimentichiamo che su 400.000 pensioni pagate all’estero dall’INPS, ben 23.000 sono versate in Svizzera e, come operatore di patronato, il sottoscritto sa benissimo che molto spesso i pensionati debbono rivolgersi alla rete consolare per adempimenti burocratici connessi alla pensione. Vogliamo, invece, parlare di fisco ? Da una indagine in Svizzera e’ emerso che in questo Paese vi sono circa 70.000 italiani con una proprieta’ immobiliare in Italia che ogni anno li obbliga a degli adempimenti fiscali, senza contare tutti gli altri problemi connessi ad una abitazione. Questo non crea, forse, lavoro per la rete consolare ? Anche in questo caso sarebbe interessante ed utile poter fare qualche confronto con altri Paesi in cui ci si lamenta della propria situazione e si imputa alla comunita italiana in Svizzera di essere privilegiata per l’abbondanza degli Uffici consolari di cui dispone !
    Vogliamo, infine, parlare di scuola e di corsi di lingua e cultura ? Anche in questo settore abbiamo in Svizzera, per esempio, la scuola statale a livello elementare di Zurigo, molte altre scuole paritarie e riconosciute, un prestigioso liceo artistico italo-svizzero, ben 15.000 ragazzi che mediamente frequentano ogni anno i corsi di lingua e cultura.
    Tutto questo non comporta un notevole impegno per la rete consolare ? Quanti altri Paesi di emigrazione italiana possono far valere una situazione analoga ? Da questa serie di esempi credo che sia gia’ evidente quali possano essere i bisogni di servizi da parte dello Stato italiano che necessita la comunita’ italiana in questo Paese, che il sottoscritto ha sempre definito la 21.a Regione italiana per il reciproco e forte intreccio di interessi che li accomuna.
    Oltretutto se l’interscambio commerciale tra i due Paesi ammonta a 29 miliardi di franchi svizzeri, con un saldo attivo per l’Italia di 3,5 miliardi (l’Italia e’ il secondo partner commerciale della Svizzera), credo che il merito sia anche della comunita’ italiana, o no ?
    Dopodiche’ non e’ che non si capisca, a cominciare dal sottoscritto, che il mondo e’ cambiato, che le nostre comunita’ all’estero, anche in Svizzera, siano sempre meno composte da emigrati e sempre piu’ da seconde e terze generazioni e che, quindi, i loro bisogni siano oggi in gran parte cambiati, che le nuove tecnologie possono aiutare nel razionalizzare determinati servizi anche dei consolati. Certo che anche il sottoscritto comprende tutto questo. Pero’ qualcuno dovrebbe avere la pazienza di spiegare perche’, quando si ristruttura la rete consolare come si e fatto a man bassa in Svizzera, si chiudono le Agenzie ed i Consolati e non si toccano, invece, i Consolati Generali, i cui costi di gestione sono certamente molto piu’ alti, tanto che oggi nella Confederazione su 11 Uffici ben 5 sono Consolati Generali i cui servizi, tra l’altro, non sono certamente percepiti come migliori dai connazionali !
    Ed a proposito di servizi consolari, nonostante la situazione di privilegio che avremmo in Svizzera, tanto da suscitare l’invidia degli italiani che vivono in altri Paesi, resta il fatto che anche nella Confederazione i servizi consolari sono tutt’altro che apprezzati dalla comunita’ italiana. Anzi le critiche sono quotidiane, diffuse ed anche feroci, in particolare dalle seconde e terze generazioni che fanno, ovviamente, un confronto con l’efficienza dei servizi erogati dagli uffici pubblici elvetici.
    Allora perche’, malgrado se ne discuta da anni ed anni, ancora oggi non si e’ strutturata in modo organico la rete dei corrispondenti consolari che offrono i loro servizi alla collettivita’ a titolo di puro volontariato rimettendoci, spesso, anche di tasca loro ? Un lavoro encomiabile, anche come filtro per la stessa rete consolare, che, tra l’altro, ha reso meno tragica la bufala dei cosi detti "Sportelli consolari" che dovevano essere la soluzione di onorevole compromesso per sopperire alla chiusura delle 10 sedi consolari avvenuta negli anni novanta.
    Perche’, nonostante l’articolo 11 della legge 152/2001, ancora oggi il Ministero degli Affari Esteri non conclude la convenzione con i Patronati, i quali chiedono solo che, finalmente, venga loro riconosciuto ufficialmente tutto quel lavoro che all’estero hanno sempre svolto a supporto della rete consolare ? Da addetto ai lavori il sottoscritto puo’ garantire che nei patronati una buona parte dell’attivita’ svolta quotidianamente non ha niente a che fare con le pensioni e cioe’ con il lavoro istituzionale di queste strutture e che senza i patronati ricadrebbe, ovviamente, sulla rete consolare !
    Una convenzione MAE/Patronati potrebbe aiutare la rete e rendere meno penalizzante per le comunita italiane all’estero non solo una eventuale razionalizzazione ma anche una ulteriore ristrutturazione della rete consolare e consentirebbe un utilizzo migliore delle sinergie delle due reti erogatrici di servizi di cui possono avvalersi gli italiani in Svizzera e in altre parti del mondo. Infatti questa convenzione potrebbe rendere anche possibile un uso piu’ proficuo e piu’ diffuso sul territorio dell’informatica per l’erogazione dei servizi ai cittadini italiani. Proprio con il coinvolgimento ufficiale dei patronati, una volta messi in rete con gli Uffici consolari (gia da tempo lo sono con l’INPS) sarebbe possibile avvalersi delle nuove tecnologie, e quindi di avere dei servizi consolari di prossimita’, anche da parte di quegli emigrati anziani che altrimenti non sarebbero in condizione di servirsi dell’informatica. Purtroppo l’Italia e il Paese dei talk-show televisivi dove le chiacchiere hanno sempre la meglio sui fatti e quindi passano gli anni ed anche a riguardo dei rimedi per migliorare la funzionalita’ della rete consolare, se non addirittura di una riforma del MAE, si continua a chiacchierare ed a produrre documenti, soprattutto nei Comites e nel Cgie, senza che poi da parte di chi di dovere ci si metta mano e si risolva il problema. Un problema, peraltro, non nuovo ma che e’ stato notevolmente aggravato dai tagli (quasi il 50%) delle risorse per il funzionamento della rete all’estero che il MAE ha subito, tra il 2004 ed il 2006.
    Ma fino a quando i cittadini italiani all’estero, gli utenti della rete consolare, saranno disposti ancora a sopportare questa situazione ? A dover ascoltare e riascoltare le piu’ svariate musichette ogni qualvolta si telefona ad un consolato prima che qualcuno sollevi la cornetta ammesso che cio’ avvenga ? A dover aspettare anni per una cittadinanza, attendere mesi per un passaporto oppure per un visto? Non sarebbe l’ora che i diciotto parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero prendessero di petto questo problema ?
    Giovanni Urracci Svizzera

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